C'è in Marx metà di Freud di Franca D'agostini
C'è in Marx metà di Freud Un altro teorico del desiderio C'è in Marx metà di Freud Jean-Francois Lyotard ECONOMIA LIBIDINALE Colportage, Firenze 316 pagine, 8.500 lire BUON A parte della filosofia francese contemporanea nasce dall'applicazione del pensiero niciano alle teorie di Marx e Freud. Anche nel caso di Jean-Francois Lyotard assistiamo aduna nuova combinazione della triade Marx-Freud-Nietzsche, basata essenzialmente sull'interpretazione «energetica» che del pensiero di Nietzsche diedero qualche tempo fa Klossowski e Deleuze. Tale interpretazione «energetica» consiste, in breve, in una sorta di rovesciamento del concetto di rappresentazione: non è più la rappresentazione (l'oggetto) che suscita il desiderio (la «volontà di potenza»), ma è lo stesso desiderio che produce la rappresentazione. Anche Marx e Freud, dice Lyotard, avrebbero analizzato più che l'oggetto (la merce, l'istanza) il meccanismo che lo produce, e precisamente l'uno in termini propriamente economici, l'altro in termini Ubidinali. Ma /'Economia libidinale (uscito in Francia nel '74, è il quinto libro di Jean-Frangois Lyotard, e il primo che viene tradotto in italiano) propone un'ulteriore inversione: Freud in realtà avrebbe costruito un'economia dell'energia psichica, mentre Marx avrebbe sviluppato una considerazione energetica dell'economia. Come si vede, l'operazione di Lyotard non si limita all'ormai tradizionale distinzione tra il Freud originario e il freudismo, ira la lèttera del testo marxiano e le interpretazioni che ne hanno contaminato e travisato il senso; piuttosto egli intende mostrare come il «doppio» inconsapevole, implicito, di Freud sia Marx e viceversa, il «doppio» di Marx sia Freud. Il Freud economico appare soprattutto in Al di là del principio di piacere, in cui il dualismo delle pulsioni si riduceva ad una semplice dualità di ritmo: Le pulsioni di vita, cosi come quelle di morte, hanno lo scopo di ridurre o annullare le tensioni nell'organismo, ma mentre le prime operano lentamente, allungando quanto più è possibile il cammino verso la morte (cessazione totale delle tensioni), le seconde agiscono con estrema rapidità. Ogni sistema organizzato, sostiene Lyotard, è sottoposto a questo duplice ritmo, cui corrispondono in economia le funzioni di riproduzione e di saccheggio. Ed anche il sistema del sapere, costantemente diviso tra affermazione e negazione, può essere spiegato in base al duplice ritmo dell'energia pulsionale. Il pensiero negativo, che considera la cosa come emergente dal nulla, circondata dal non-essere che la determina e in cui essa è sempre in procinto di dissolversi deriva dalle pulsioni di vita, poiché tende a differire il soddisfacimento, allontana la cosa e la rende inafferrabile, incomprensibile. Esso opera dunque in base ad un'economia lenta, riproduttiva, che arresta le «intensità» canalizzandole (è evidente qui la polemica liotardiana nei confronti della Verneinung dialettica e psicanalitica, in particolare per quanto riguarda il laconismo, accusato di teorizzare una sorta di filosofia nichilista e teologica, riconducendo il pensiero freudiano nel quadro della metafisica occidentale). I tre famosi maestri della critica (o del «sospetto») subiscono qui una decisiva trasformazione: Marx, Freud, Nietzsche, lungi dall'insegnarci la critica diligente e metodica, lo smascheramento, la negazione della società borghese, ci avrebbero indicato che tali operazioni sono costitutive di questa società e della ragione su cui essa si fonda. Franca D'Agostini
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