Vietato amare Pasternak di Lia Wainstein

Vietato amare Pasternak Le repressioni del regime nelle memorie di Olga Ivinskaja Vietato amare Pasternak Olga ivinskaja PRIGIONIERO DEL TEMPO La mia vita con Boris Pasternak Bompiani, Milano 524 pagine, 9000 lire TRA le mogli e !e amiche degli scrittori russi che impugnano a loro volta la penna si distinguono due caratteristiche. Di un primo gruppo fanno parte le donne che. pur ispirandosi a vicende autobiografiche, rivelano — come Nadezda Mandel'stam. Sofia Bers-Tolstoj o Lili Brik — un autentico e autonomo talento letterario. Le altre, ed è questo il caso di Olga ivinskaja. che fu vicina a Pasternak negli ultimi quattordici anni della vita del poeta, sono spinte più dalle circostanze da rievocare che dalle idee da esprimere. Certo, gli eventi politici e personali, tutti drammatici, si accavallarono nell'esistenza di questa don- ni t\f*<z ti n q t o ciiVn»»-^ 1*^ tiwt <awJiumiu vi JUU11V, 1W 1 V* pressioni che il regime avrebbe voluto, ma non osò. infliggere all'illustre Pasternak. w Nel 1946 la bella Olga Ivinskaja. che aveva allora trentaquattro anni, conobbe Pasternak nella redazione del mensile Novyj mir, dove lei era a capo del settore degli scrittori esordienti. Cominciò così una relazione in sostanza felice, complicata però dal fatto che Pasternak aveva moglie e figli e dal coinvolgimento della Ivinskaja nelle repressioni esercitate contro Pasternak ancora molto prima che il Dottor Zivago fosse pubblicato in Italia. Già nel 1949 la Ivinskaja venne arrestata e condotta nella prigione della Lubjanka. Senza nemmeno tentare di far sembrare plausibili le contestazioni, la si accusò di aver espresso insieme con Pasternak delle idee antisovietiche, di aver voluto fuggire in aereo all'estero, cercando a tale fine di corrompere un pilota, di aver ascoltato delle trasmissioni straniere. Inoltre vi furono delle pesanti allusioni al carattere «diffamatorio» del Dottor Zivago (di cui fautore usava dare dei brani da leggere agli amici) e per giunta dei precisi attacchi antisemiti. Rievocando un'opera gradita alle autorità sovietiche, il poema // luogotenente Schmidt, il giudice istruttore A. S. Semjonov esclamò: «Così sapeva scrivere il vostro Pasternak! Vedete che siete stata voi a rovinarlo?». Una volta disse alla Ivinskaja: «Avete/ano morire due mariti, degli onesti comunisti, mentre ora impallidite quando sì parla di questa canaglia, che mangia il pane russo e si siede alla tavola inglese». «E poi» proseguì con irritazione il funzionario «che cosa avete in comune? Non riesco a credere che voi, donna russa, abbiate potuto amare veramente questo vecchio ebreo; probabilmente avete trovato lì un qualche tornaconto!Dev'essere un'ipnosi! Le sue ossa scricchiolano, è un mostro! E' chiaro, vi conviene». Condannata a cinque anni di Lager «per essere stata vicino a persone sospettate di spionaggio», la Ivinskaja venne mandata a Pot'ma in Mordovia a lavorale ia terra. Non ce la faceva e invidiava le monache detenute, che sorrette dalla fede mantenevano un atteggiamento di grande fermezza. Malgrado l'orrore di quegli anni — tornò libera nel 1953 —la Ivinskaja doveva ancora stimarsi fortunata: Pasternak era convinto che Stalin non lo volesse distruggere. Circolava perfino una voce secondo la quale il dittatore, vista la documentazione raccolta per un eventuale arresto dello stesso Pasternak, avesse detto: «Non toccate quest 'abitante del cielo». Forse era vero, poche le persecuzioni peggiori ebbero luogo ai tempi di" Kruscev, negli anni 1957 e 1958, quando il Dottor Zivago fu pubblicato da Feltrinelli in Italia e Pasternak ricevette (ma fu poi costretto a rinunciarvi) il premio Nobel. L'atteggiamento deìYestablishment sovietico, inclusi gli scrittori più autorevoli, fu in quell'epoca vergognoso e Pasternak finì col sentirsi depresso al punto di pensare ad uccidersi insieme con la sua compagna. Quest'ultima riuscì a trattenerlo, ma oramai si era creata un'atmosfera così assurda e tesa che la Ivinskaja fu sollevata e alquanto stupita nell'apprendere da un esponente del Comitato centrale del pcus che un possibile suicidio di Pasternak era non desiderato ma al contrario temuto dalle autorità come un nuovo scandalo. Una volta in moto, la macchina repressiva non poteva fermarsi tanto presto. Dopo la morte per malattia di Pasternak, nel maggio 1960, uno dei suoi più accaniti persecutori, il segretario dell'Unione degli scrittori Surkov ritenne opportuna una specie di riabilitazione del poeià, ina insieme definì la Ivinskaja «un 'avventuriera che aveva costretto Pasternak a scrivere il Dottor Zivago e a mandare il manoscritto all'estero per arricchirsi personalmente». La disgraziata donna venne dunque di nuovo arrestata e condannata a otto anni di Lager per aver commesso dei presunti reati valutari, mentre la figlia Ira, finita in carcere per non aver denunciato le attività di Pasternak, ebbe una condanna a tre anni. Quasi avesse previsto gli avvenimenti, Pasternak, che alla Ivinskaja si era ispirato per il personaggio di Lara, alla fine del Dottor Zivago scrive: «Una volta Larisa Fjodorovna uscì di casa e non tornò più. Evidentemente fu arrestata in quei giorni per la strada e morì o scomparve chissà dove, dimenticata e senza nome, con solo un numero... in uno degli infiniti campi di conceniramenw, comuni o femminili, del Nord». Lia Wainstein Pasternak tra Olga e Irina Ivinskaja

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