Alle cinque della sera, 5 traduttori

Alle cinque della sera, 5 traduttori Alle cinque della sera, 5 traduttori Garcia Lorca LAMENTO PER IGNAZIO Quaderni della Fenice Guanda, Milano 80 pagine, 3000 lire Ipoeti appassionati di metrica, stili e varianti — i 'poeti sensibili e filologi, sovente anche gli studiosi di poesìa in genere — sanno di quanta illuminante utilità sia collazionare, di una stessa poesia, traduzioni di epoca diversa. E' lì che si tocca con mano la sottile linea spartiacque fra parola che resta e parola che appassisce, fra «tecnica e anima», fra lingua e linguaggio, e così via per endiadi tanto evidenti quanto concettualmente vaghe. Quante volte sarà stato tradotto il ronsardiano sonetto a Elena? Quante l'Ode a un usignolo, il monologo d'Amleto? Alcuni traduttori sono tanto bravi e ispirati da far concorrenza all'originale. Altri (quasi sempre non poeti ai quali bisognerebbe proibire per legge tanti scempi candidi o interessati) fanno pensare a un tè filtrato in un passino con residui di camomilla. L'originale resiste bene. La traduzione dura molto meno, anche se bella, e questo è un mistero, forse addirittura una delle prove dell'esistenza di Dio. La traduzione non è quasi mai cotta alla temperatura del forno che ha visto nascere la ceramica originale. ** Se è abbastanza diffusa la curiosità fruttuosa di avvicinare traduzioni di epoca diversa — la neoclassica alla Liberty, la decadente alla futurista, la barocca all'ermetica —, meno frequente è veder pubblicate versioni quasi contemporanee di una stessa poesia: un'operazione sconsigliabile sul piano commerciale, un raffinato invito alla lettura per addetti ai lavori. Ma Guanda ha avuto il coraggio di tentare (i risultati si sono rivelati brillanti fin dai primi giorni di vendita del libro), e l'ha fatto per una delle preseme più struggenti famose e resistenti alla prova dei decenni, il «Lamento per Ignazio» di Federico Garcia Lorca: di tale presa sul pubblico attraverso certi sintagmi falle cinque della sera/ da poter essere avvicinato — dice Giovanni Roboni nella prefazione — alla fortuna dell'aggettivo kafkiano. (Ho visto da un arredatore di Marsiglia i salottini alla Garcia Lorca, con conchiglie e alghe incrostate in panneggi di reti trafitte contro il muro da una «lama di Toledo»). Cinque traduttori italiani si scaglionano qui in ordine di tempo: Carlo Bo (1948), Elio Vittorini (1942), Oreste Macrì (1948), Giorgio Caproni (1958) e Leonardo Sciascia (1961). Manca purtroppo l'ottima versione di Bodini restata inedita con la morte del traduttore. Peccato. Ci sarebbe stato un secondo poeta accanto a Caproni Bisogna però dire, nonostante la camomilla di poco fa, che il prevedibile décalage fra Caproni e almeno tre degli altri quattro, critici e narratori risulta quasi annullato, com'è del resto comprensibile dati i loro nomi e il loro gusto, sia pure diversissimo. Ma ce n'è, insomma, uno «più bravo» degli altri? Chi ci fa vibrare di più, chi si inserisce meglio nella lunghezza d'onda di Lorca? Ci infileremmo in reti inestricabili di comparazioni e distinzioni. Meglio concentrarsi su qualche esempio, scegliendo la parte dell'avvocato del diavolo perché uno spinoso discorso del genere abbia un qualche risalto in poche righe. La traduzione di Bo ci può apparire la migliore (forse lo è) anche perché essendo la prima, quella su cui la mia generazione ha scoperto Lorca, sembra trattenere nelle sue sillabe e nelle sue scansioni, come piume impigliate ai rami la nostra emozione di scoperta. Ecco il colpo di gong dell'inizio: Alle cinque della sera. / Eran le cinque in punto della sera. Perdoniamo a Bo, per ragioni di fedeltà, di musica e di ritmò, il troncamento eran, Vittorini 10 evita ma è impossibile non rilevare in lui una certa durezza d'avvio e oltre: Fu alle cinque, la sera / Erano in punto le cinque della sera seguito da un simpatico sicilianismo: Ed era morte il resto, morte era / alle cinque della sera c?ie stranamente, data la conclamata antiletteratura di Vittorini introduce una rima che in Lorca non c'è, come altrove egli inventa versi rotondi e perfetti dove Lorca vorrebbe l'asimmetria o dove gli altri quattro usano metri vari o non metri Esempio. La paloma è per tutti la colomba. Ma egli astutamente defemminilizza 11 volatile, centrando l'ende¬ casillabo: già lottano il colombo e il leopardo. Sciascia, un po' secco ma ineccepibile, ci dà qui un troncamento da trauma: già combatton la colomba e il leopardo mentre Macrì, per il resto uno dei più musicali scivola su una cacofonia Oa colomba e il leopardo ecco che lottano), poi fa rotolare nel vento non i cotoni (algodones) come tutti gli altri, ma le ovatte, suggerendo l'idea di una farmacia sfondata a cornate nei dintorni Ma si riscatta evitando la parola bordone e batte gli altri all'impatto con quello spinoso v. 23/1 che in lui suona così: E il toro solo, con il cuore in alto! introducendo una sfumatura supplementare rispetto a Caproni (E solo il toro aveva il cuore in alto!), due sfumature rispetto a Vittorini che rinunzia all'ambiguità di solo (Soltanto il toro aveva il cuore in alto!), mentre Sciascia, accanto a non poche audacie felici ha stranamente un tocco ermetico: E solo il toro che sale nel cuore! Vittorini traduce meglio di tutti il verso degli algodones con un altro endecasillabo (Sollevò il vento fiocchi di cotone) ma si rimangia il vantaggio contraendo per il in pel, trasformando in sbanda lo stupendo disorienta di Bo, e soprattutto compie un peccato contro lo Spirito Santo moltiplicando certi versi per due o per tre, spezzettandoli su un ritmo estraneo, più o meno come Carducci quando trasforma in saltarello ciociaro ii cupo corale gotico della «Tomba nel Busento». ★ ★ A un'anàlisi approfondita le cinque versioni (di qui il pregio dell'idea di Guanda) si rivelano, in filigrana, intimo ritratto e confessione critica degli autori Ineccepibili quanto a correttezza, si prestano tutte ad essere discusse sulla resa poetica, naturalmente, tanto poco umano è il mito deHlniinitum perf ectionis. Presto affideranno a un computer l'incarico di trarre il meglio dai cinque testi per fornirci la versione ideale. Nonostante quel poco di male che si è detto di questo e di quello, speriamo che non ci mettano al corrente deirisultati m. I. s.

Luoghi citati: Guanda, Milano