Infanzia e morte

Infanzia e morte Infanzia e morte p er ricercare la mia infanzia, Dio mio! ho mangiato arance marce, vecchi giornali, colombaie vuote, ed ho incontrato il mio corpicino mangiato dai topi, nel fondo della cisterna e con le capigliature dei folli. Il mio vestito alla marinara non era imbevuto di olio di balene, ma aveva l'eternità vulnerabile delle fotografie. Annegato, sì, ben annegato. Dormi, righetto mio, dormi. Bimbo represso nel collegio e nel valzer della rosa ferita, impaurito nell'alba oscura dalla peluria sulle cosce, agonizzando con il sue stesso uomo che masticava tabacco sul suo fianco sinistro. Sento un fiume asciutto pieno di scatole di conserva dove cantano le fognature e gettano le camicie piene di sangue: un fiume di gatti putrefatti simulanti corolle ed anemoni per ingannare la luna che si adagia dolcemente su di essi. Qui solo con il mio annegato. Qui solo con la brezza di muscoli freddi e coperchi di latta. Qui soltanto vedo che ormai mi hanno chiuso la porta. Mi hanno chiuso la porta e c'è una schiera di morti che gioca al tiro al bersaglio e un'altra schiera di morti che cerca nella cucina le bucce di melone, e un solitario, azzurro, inspiegabile morto che mi cerca per le scale, che affonda le mani nella cisterna mentre gli astri riempiono di cenere le serrature delle cattedrali e le persone restano d'un tratto con tutti i vestiti piccoli. Per ricercare la mia infanzia, Dio mio! ho mangiato limoni spremuti, stalle, giornali di vecchia data. Ma la mia infanzia era un topo che fuggiva in un giardino molto buio, un topo soddisfatto bagnato dalla semplice acqua, e che portava una tomba d'oro tra i denti piccolini. New York, 7 ottobre 1929. Federico Garcia Lorca (per gentile concessione della Newton Compton) Garcia Lorca con Luis Bunuel

Persone citate: Federico Garcia Lorca, Garcia Lorca, Luis Bunuel, Newton

Luoghi citati: New York