Il mistero è di pietra di Furio Jesi

Il mistero è di pietra Il mistero è di pietra Furio Jesi IL LINGUAGGIO DELLE PIETRE Rizzoli. Milano 196 pagine, 9000 lire E9 di questi giorni la notizia che un villaggio del paleolitico superiore (scoperto a pochi chilometri da Verona) è stato rinchiuso in alcune centinaia di sacchi in attesa di collocazione in un museo: in questo nostro Paese lenta burocrazia e difficoltà d'ogni tipo coinvolgono sempre più spesso tutto ciò che ha a che fare con lo studio, la cultura. Cosa farsene delle pietre? Si sa, continuiamo ad essere gli uomini del racconto mitologico indonesiano che Furio Jesi cita nel suo interessante libro «Il linguaggio delle pietre»: quando il Creatore mandò in dono agli uomini l'immutabile e solida pietra, essi arricciarono il naso e rifiutarono il dono, ma accolsero invece con gioia la banana gustosa ma dalla brevissima vita. La pietra gode di una sicura immortalità: non fiorisce, non fruttifica, non si corrompe e, sepolta, non dà pianticine; ci vogliono secoli perché l'acqua riesca ad arrotondarne gli spigoli. Ma la pietra ha una sua misteriosa vita: parla un linguaggio enigmatico, non scopre il segreto dei riti ai quali ha partecipato come altare, tomba, nicchia o come qualcos'altro che non sappiamo, che non saremo forse mai in grado di sapere. Jesi è un appassionato di pietre e di letteratura: vorrebbe, si vede tra le righe, per ogni grande o non grande ma non per questo meno importante pietra, qualcosa che la celebrasse irv versi o in prosa: e non ha davvero torto. Il fascino d; un dolmen, per esempio: cos'era mai, a quale rito serviva? Perché la gente che abita luoghi dove esistono queste arcane pietre le teme? E che dire di quei monumenti megalitici che i pugliesi chiamano «pietrefitte», che rivolgo- no un granitico dito al cielo, in un modo a volte protervo a volle incerto, e che oggi servono per legare animali o per i giuochi di ragazzini scalatori? Erano monumenti ad un dio sconosciuto? Jesi ci fornisce una mappa di questi monumenti, che abbondano soprattutto nella provincia di Lecce: una mappa di tesori, alcuni scomparsi per semplice incuria o perché molti pensano che sia inutile conservare un pietrone alto privo di segni, di immagini, così paurosamente muto, o peggio, parlante un linguaggio terribile. Alcune «pietrefitte», forse per esorcizzarne il temuto passato, sono state trasformate in basi per rudimentali croci, altre coricate e ridotte a rozzi panconi. E' ben vero che fanno paura: i millenni addosso e chissà quale magìa. E' spiegabilissimo che intorno a queste strane pietre siano nate leggende: il tesoro posseduto dal diavolo e dal diavolo ceduto a caro prezzo di sangue umano. Il tesoro di queste pietre, che è quello di essere ancora al loro posto a testimoniare remoti misteri, non basta. E' troppo cupo u forse pericoloso. Meglio credere che sotto quei simboli sinistri, ci sia una famigliare chioccia d'oro coi suoi dodici pulcini. Rossana Ombres

Persone citate: Furio Jesi, Rizzoli, Rossana Ombres

Luoghi citati: Jesi, Lecce, Milano, Verona