La cucina è teatro di Ernesto Gagliano

La cucina è teatro Ugo Tognazzi scrittore di ricette La cucina è teatro TORINO — Qualcuno scuote il capo alla vista del titolo, «Il Rigettano», che spicca su una raccolta di menù. Ma l'autore, Ugo Tognazzi, mentre firma le prime copie alla libreria Campus («Il rigettarlo, fatti misfatti e menù disegnati al pennarello», Ed. Fabbri, pag. 160, lire 9.000) spiega che quella parola sta li per ironia, per rifiuto della tradizione. Sono menù talvolta un po' squinternati, inventati sotto la spinta dell'estro o i suggerimenti del caso. Piatti combinati per compiacere gli amici o per mettere l'ospite a suo agio in modo che non si senta legato alla solita trafila «antipasto - primo - secondo - dessert». Rigetto, sì, ma delle convenzioni gastronomiche quasi fossero un vecchio genere letterario. C'è il pranzo cinese con venti portate e quello che si ispira tutto alle verdure. L'esotismo e la freschezza dell'orto. La cucina regionale debitamente rielaborata. E, dietro, ammicca un personaggio a cui piace stare tra i fornelli, raccontare aneddoti, ricordare che anche i pasti scandiscono la nostra vita, danno sapore agli incontri come il rosmarino allieta certe pietanze. — Signor Tognazzi, che rapporto c'è tra la cucina e il cinema? «C'èpiù affinità con il teatro, che ora non faccio più. Sia nella cucina che nel teatro conta il rapporto diretto con il pubblico, cioè con gli ospiti...». — Lei crede nella necessità di essere magri, uno dei miti del nostro tempo? «Spesso l'uomo cerca di dimagrire perché è un velleitario. Non ha capito che le donne non pesano l'uomo». — C'è un film, «L'abbuffata», dove il mangiare diventa tragedia. Lei, che era uno dei protagonisti, che ne dice oggi? «Guardi, è uno dei film più belli che ho fatto, e resta ancora attuale. Ho un ricordo particolare. Vivevamo un po', e non sempre gradevolmente, quell'avventura del cibo. La faccenda, secondo il copione, da grottesca si faceva tragica. Quando siamo rimasti io e Noiret ci sentivamo soli e avevamo un po ' di paura. Magiavamo moltissimo in scena, ma alla sera ci mettevamo d'accordo per andare insieme in qualche buon ristorante...». — Le donne apprezzano le qualità culinarie dell'uomo? «Non so. Mia moglie ne approfitta». — C'è un ricordo particolare legato a un menù? «Ce ne sono parecchi, alcuni spiacevoli. Come quando in due bistecche, stranamente dure, ho visto piegarsi forchette e coltelli dei miei ospiti che erano Rosanna Schiaffino e suo marito. Ci sono rimasto male». — Lei è stato protagonista ne «La stanza del vescovo». Si specchia in certi personaggi di Chiara? «Forse è lui che si specchia in me per qualche suo personaggio». — Pensa di scrivere un libro, non di cucina, su se stesso? «No, non so scrivere. Non sono capace di stare fermo, legato a una scrivania». E, così dicendo, si alza e va a firmare altre copie. Il programma è incalzante: Tognazzi sta facendo un viaggio in «camper» lungo la penisola per presentare il suo «Rigettano». Sembra il personaggio di un nuovo film. Un profeta in pellegrinaggio tra librerie e ristoranti. Non reca messaggi, annuncia la nuova ricetta. Ernesto Gagliano

Persone citate: Campus, Fabbri, Noiret, Rosanna Schiaffino, Tognazzi, Ugo Tognazzi