Il mare, un «designer» dall'estro imprevedibile di Nico Orengo

Il mare, un «designer» dall'estro imprevedibile Munarì Spiega i segreti delle forme Il mare, un «designer» dall'estro imprevedibile PROGETTATA e diretta da Bruno Munari esce in questi giorni da Zanichelli la collana «Disegnare colorare costruire». E' indirizzata agli insegnanti delle scuole elementari con il preciso intento di fornirgli strumenti utili per il loro lavoro di informazione sugli elementi del linguaggio visivo. Questi i primi tre titoli: «Disegnare un albero» di Bruno Munari (pagine 87, lire 3200), «Disegnare una casa» di Roberto Lanterio (in preparazione), «Disegnare una persona» (in preparazione) di Rinaldo Donrelli. MILANO — Camminando lungo la spiaggia aveva già raccolto piccoli scogli che da 'lontano sembravano isole incantate, ciottoli levigati sulle cui superfici si rincorrevano affannati ciclisti e aerei saltimbanchi. In queste ultime estati Bruno Munari ha scoperto un nuovo dono marino. Sono piccoli lembi di rete in nailon («fortuna che siano ormai di nailon, la corda marcisce troppo presto»). Capriolando fra onda e onda arrivano sul bagnasciuga con forme e tesori interni che a saperli leggere diventano castelli, città, montagne, deserti animati. Il mare come artigiano è il titolo del libro che ha in mente da anni Munari, «Ma è un artigiano di cui non ti puoi fidare, abilissimo, estroso. Gli puoi però chiedere mille pezzi di uria sua creazione, e lui magari te ne fa trecento o tremila. Gli dici di consegnarteli a La Spezia e invece lui te li porta a Livorno o a Genova». Di Munari, che è estroso e bizzarro come l'artigiano Mare, invece ci si può fidare. Instancabile prestigiatore, anno dopo armo, continua ad estrarre dal cilindro delle proprie mani giochi, mobili, oggetti, iniziative editoriali. L'ultima invenzione è di questi giorni, una serie di libri progettati per la Zanichelli. E' una collana che si chiama «Disegnare colorare costruire» nata con l'intento di aiutare gli insegnanti delle scuola elementari nel loro lavoro di informazione sugli elementi del linguaggio visivo piò frequenti nel disegno infantile. «Quando andavo per le scuole — dice Munari —a fare un po' di giochi coi bambini, gli insegnanti mi dicevano: per lei è facile, perché è bravo, ma noi non sappiamo farlo. Così ho deciso di mettere le carte in tavola, di spiegare in maniera molto semplice come si fa a disegnare un albero, come si fa a disegnare una casa, come si fa a disegnare una persona». Con Disegnare un albero, Munari ha lasciato correre di pagina in pagina lo slogan: il ramo che segue è sempre più sottile del ramo che lo precede. A fianco di. questo leit-motiv Munari cerca la costante, la ragione formativa dello stereotipo: in questo caso gli interessava far capire cos'è la ramificazione. Di pagina in pagina gli alberi più diversi vengono così analizzati e semplificati secondo la regola base. Rinaldo Donzelli, con il suo Disegnare una persona vuole invece far capire come funzionano le articolazioni del corpo umano, da quando il bambino è appena nato ed è come un gomitolo di ciccia a quando, raggiunto il suo pieno sviluppo, il suo funzionamento acquista la complessità di quello di una macchina. «E' importante — dice Munari —far scomparire lo stereotipo in una massa di informazioni, solo così lo stereotipo diventa una delle tante idee che questi libri forniscono sui diversi argomenti. In Disegnare una casa, per esempio, Roberto Lanterio è partito da una semplice constatazione: piove. L'uomo scappa e si rifugia sotto un albero, lì è all'asciutto, allora cerca delle grandi foglie per farsi un tetto, ma c'è anche l'uomo che trova "casa" in una grotta. Da queste considerazioni Lanterio costruisce le sue case, e il diverso modo di abitare degli uomini». «Più avanti faremo un libro che si chiamerà Colorare il cielo. Mi è successo tante volte di chiedere ai bambini di che colore è il cielo ed essi mi hanno sempre risposto: è azzurro. Per combattere questo stereotipo io insistevo chiedendogli se non lo avevano mai visto di un altro colore. A poco a poco i loro cieli, sul quaderno, diventavano di tutti i colori». Ma l'operazione che sta più a cuore a Munari di cui questa collana è una diretta emanazione, è quella del laboratorio Giocare con l'arte, aperto alla Pinacoteca di Brera. Inaugurato l'anno scorso con l'aiuto di Renato Eco, Coca Frigerio, Nino Belgrano, Metta Gilson, Piero Polato, Tonino Milite, Marielle Muheim, ha avuto un'ottima accoglienza. Lo hanno frequentato settemila bambini delle scuole elementari seguendo i corsi sulle tecniche e le regole che si possono estrarre da opere d'arte visiva di qualunque epoca. «Perché — dice Munari —spiegare con le parole un fatto visivo? Un fatto visivo ha bisogno di essere interpretato visivamente, le parole diventano in questo caso un ostacolo, un intralcio». Seurat e Severini, Klee e Hartung, colori e segni di ogni artista vengono sottolineati perché il bambino capisca i meccanismi base del fare arte. Con l'aiuto dell'Ibm, Munari ha anche girato un film su questa esperienza, un film che è stato richiesto dal Metropolitan Museum di New York, dal Museo d'Arte Moderna di Tokyo per riproporre anche ai bambini americani e giapponesi questa singolare avventura didattica. Cosa farà Munari una prossima volta? Sono anni che insegue un suo premio da dare al «design ignoto», un suo compasso d'oro, a quegli sconosciuti costruttori di forme ottimali, sia per essenzialità che per economicità: all'inventore della mezzaluna per tritare la cipolla, al costruttore del fiasco di vetro, all'ingegnoso progettista del leggio a tre piedi, al mago che disegnò la sedia a sdraio. Nico Orengo

Luoghi citati: Genova, La Spezia, Livorno, Milano, New York, Tokyo