I segni che l'uomo lasciò nei secoli di Francesco Rosso

I segni che l'uomo lasciò nei secoli I segni che l'uomo lasciò nei secoli Panorama dell'archeologia dalle civiltà mediterranee all'Oceania Autori vari ARCHEOLOGIA Mondadori, Milano, 648 pagine, 35.000 lire NELL'ACUTA presentazione, Massimo Pallottino, etruscologo noto nel mondo intero, cerca e trova la funzione e la posizione dell'archeologia, scienza esatta quanto la matematica, che trascende la storia, solitamente scritta dai posteri, o da cronisti influenzati dagli avvenimenti e dagli uomini tra cui vivono. L'archeologia, dice Pallottino, non subisce influenze, si presenta al ricercatore com'è nel momento in cui si attuava l'evento, non può essere travisata. Massimo Pallottino parla dell'archeologia come la si intende oggi, cioè ricerca delle origini dell'uomo e della sua storia attraverso aspetti che, un tempo, potevano sembrare trascurabili. Infatti, da poco si è incominciato a studiare le varie stratificazioni geologiche attraverso cui, alla fine, si giunge a stabilire il momento in cui l'uomo ha lasciato i primi segni della sua presenza sulla terra. Vista sotto questo aspetto, l'archeologia è scienza appena di ieri; prima era un gioco di privilegiati che, anziché andare a funghi, andavano ad antichità, e le scoprivano occasionalmente, magari arando i campi, oppure ne facevano un hobby, collezionando il bel «pezzo» trovato sotto terra per soddisfare il proprio gusto estetico, o come investimento. Fu così per alcuni decenni, con maniaci del piccone e della pala, come Schliemann a Troia e Micene, senza preoccupazioni storiche nel senso che non intendevano l'archeologia come anello per tornare indietro nel tempo e ricostituire la catena che poteva condurre alle origini dell'umanità. La poderosa opera firmata dai più illustri archeologi italiani e stranieri odierni vuole essere, ed è, una rigorosa summa della scienza archeologica che indaga sulla vicenda umana in ogni angolo della terra. Per molto tempo lo studio dell'archeologia concentrava tutto l'interesse sulla squisita fattura di una statua, o di un vaso; ora si rivaluta anche ciò che, apparentemente, non ha valore estetico, ad esempio una selce amigdale, una punta di freccia di ossidiana, perché l'uomo, per trarre dalla pietra, o dalla lava vetrificata, quel sasso a forma di mandorla, o limare la durissima e fragile freccia di ossidiana ha fatto un balzo tecnologico di incalcolabile importanza. Il bellissimo volume in ottavo ha lo scopo di dare, attraverso il rigore scientifico più assoluto, una visione panoramica, con la fuga all'indietro nei secoli, della presenza dell'uomo in tutti i continenti, dall'Europa all' Australia, dalla Cina e Giappone alle Isole di Pasqua. E' stata un'impresa ambiziosa, da far tremare non soltanto i polsi all'ideatore, perché il volume doveva essere uncqmpendio rigorosamente scientifico e nello stesso tempo accessibile anche a chi archeologo non è di professione, e non possiede una cultura in profondità nella materia. Ed il mira- ; colo si è verificato, grazie all'apporto degli' studiosi italiani e stranieri che hanno collaborato alla realizzazione dell'opera. Elencarli tutti è impossibile, sono ventisei, nomi di risonanza internazionale che hanno indagato in ogni settore la vicenda umana attraverso i millenni. Nulla è stato trascurato, si incomincia dai primi segni lasciati dal- l'uomo nei suoi insediamenti (un punteruolo d'osso, un'arma di selce) e si arriva alle squisitezze formali della civiltà ellenica, à quelle astratte delle civiltà precolombiane, ai conturbanti messaggi delle arti cosiddette primitive d'Africa e di Oceania che tanta influenza avrebbero avuto sull'arte europea contemporanea, dai fauves ai cubisti agli astrattisti. Il volume fornisce un completo panorama dell'archeologia mondiale, e se concede maggiore spazio alle civiltà mediterranea e mediorientale è forse perché fino a ieri questo bacino marittimo è stato considerato il centro del mondo civile perché, oltre all'ellenismo, ha visto fiorire la civiltà egiziana, quella prossima mesopotamica, l'etrusca, la romana. Ma gli studiosi non trascurano gli apporti forniti da popolazioni più remote, le franche, germaniche, gaeliche, le russe e allargano la ricerca nella lontana Asia, in Persia, India, Cina e Giappone; si comprende così che non esistono fratture fra l'una e l'altra civiltà, che tutte si influenzano benché separate da migliaia di chilometri. E le civiltà africane non si arrestano alla Valle del Nilo, proseguono oltre il Sudan e l'Etiopia, giungono al Kenia ed all'Africa Occidentale, dove si fa sentire l'influsso berbero dell'Africa Nord Occidentale. Poiché oggi non esiste più limite all'indagine, gli autori valicano oceani, tutta l'America, dalla Groenlandia all'Antartide, è terreno di studio, con esami più attenti alle civiltà del Centro e Sudamerica dove Aztechi, Maya, le culture preincaiche, i Tiahuanaco hanno lasciato testimonianze preziose dei livelli di raffinatezza artistica cui erano giunti prima dell'arrivo del Conquistadores. E' un libro affascinante della storia dell'uomo attraverso i segni ch'egli ha lasciato nelle necropoli e nei monumenti; al volume reca un non trascurabile supporto la ricchissima documentazione topografica e fotografica quasi sempre poco nota, perché il redattore ha evitato le consuete Piramidi, i soliti Faraoni, gli stranoti cavalli androcefali di Ninive e di Persepoli; la Cina, il Giappone, l'India, l'Oceania, la Melanesia, l'Africa dei Boscimani, l'America dell'Amazzonia e del Rio Colorado rivelano tesori di conoscenza ed arte fino a ieri noti solo agli studiosi. Francesco Rosso Vàso di terracotta di origine nazca (Perù)

Persone citate: Faraoni, Massimo Pallottino, Micene, Pallottino, Piramidi, Schliemann