C'era il contafavole al posto della tv di Dario Fo

C'era il contafavole al posto della tv Ricerche sulla cultura contadina veneta C'era il contafavole al posto della tv Dino Coltro PAESE PERDUTO La cultura dei contadini veneti • IL POMO DORARO Aneddoti e fole (favole) Serrarsi, Verona 598 pagine, 13.500 lire disegni di Dario Fo XJHL 1934. nei Quaderni jL ^ dei carcere, Gramsci scriveva «... La vita dei contadini occupa un maggior spazio nella letteratura, ma anche qui non coinè lavoro e fatica, ma dei contadini come 'folclore", come pittoreschi rappresentanti di costumi e sentimenti curiosi e bizzarri: perciò la "contadina"ha ancora più spazio, coi suoi problemi sessuali nel loro aspetto più esterno e romantico e perché la donna con la sua bellezza può facilmente salire ai ceti sociali superiori...». Ora, negli Anni Settanta, questo schema letterario sembra finalmente demolito perché i nipoti e i figli di quei contadini non sono diventati anche e solamente «letterati», ma ricercatori coscienti e critici delle loro origini. Uno di questi è senz'altro Dino Coltro che appartato e solitario, nella sua Bassa veronese, continua un lavoro di ricerca, raccolta e divulgazione di quella cultura ormai spenta — non folclore — che va sotto il nome di civiltà contadina. In questo suo ultimo libro: Il pomo doravo, prima parte del quarto volume della serie che va sotto il titolo generale di Paese perduto, ha raccolto con ordine per noi lettori gli aneddoti, gli strambotti, gli indovinelli, i non-senso, le leggende e le favole di un «sapere» tramandato oralmente da generazione in generazione ma che ora il progresso ha ormai ucciso anche nelle campagne (forse resiste, questa tradizione, con l'estrema povertà, nelle valli più remote delle nostre Alpi, dove non arriva la televisione). Da questo, e dai suoi precedenti lavori sempre così curati con passione, abbiamo purtroppo coscienza di quello di cui siamo rimasti privi, senza possibilità, ormai, o speranza, di poter riavere: non una maniera di vivere arcaica o misera, o una giovinezza perduta, o un naturalismo ormai impossibile, o una- condizione sociale, ma bensì quella fantasia e quello spiri-, to inventivo che insaporivano la vita della gente. Ma anche, leggendo // pomo do raro, ci si rende conto ancora una volta di come la tradizione orale contadina, oltre che alle lontane origini, abbia in comune, in quest'Europa che stenta a unificarsi, leggende e favole che rielaborate da fattori locali affiorano in Russia e in Francia, sulle rive del Mediterraneo e su quelle del Baltico. E che questo avvenne non per segni scritti e divulgati, o per immagini, ma solamente per parole dette e raccontate, e tramandate nelle sere vicino al fuoco, o in una corte, o in una stalla, quando gli anziani e i «contatole» avevano la funzione di intrattenere affascinando, stupendo, divertendo, spaventando, istruendo, e così tenendo il posto che oggi hanno i fogli stampati, le immagini della televisione, le inutili chiacchiere e la noia delle serate. Il lavoro di Coltro, però, non si limita a raccogliere e trascrivere il «sapere» orale contadino: nelle premesse e nelle introduzioni a ogni singola parte ci spiega come ha operato, le fonti, e quello che rimane oggi, nei tempi dei mass media,... Gli aneddoti (i jests, gli humorous anecdotes, i merrv tales inglesi, lo Sclvxank tedesco) sono, spesso, fatti di "cronaca" tolti dalla vita di ogni giorno, grama e insignificante, e riproposti come espressione simboliche... e che Le leggende e le "storie", quasi confuse con i miti, rappresentano, invece, un cosa più viva e presente nelle tradizioni locali, negli usi e costumi non ancora tramontali... Ma con quel sentimento del contrapposto che è una caratteristica comune della cultura popolare e contadina in particolare, dove i valori assumono un proprio significato di libertà intellettuale e di autonomia spirituale (in certi momenti unica difesa nei confronti delle classi dominanti e del mondo esterno). Notevole, mi sembra anche in questo lavoro, il metodo che è stato usato per la trascrizione: le favole sono riportate come fossero parlate o meglio «recitate», quasi in versi liberi, nella stalla o nella corte, con le pause, le ripetizioni, i richiami, il discorso diretto, in un dialetto mai tradito che le rendono d'una vivezza unica e mai riscontrata in altre raccolte, e sorprende ... trovare anziani contafole che sanno ripetere l'antico rito... capace di suscitare l'emozione del meraviglioso non visto che è nell'anima dell'uomo. Ma fino a quando? Questo si chiede il Coltro, e noi con lui. Ma intanto è arrivato in tempo per salvare un patrimonio che tra qualche anno sarebbe stato impossibile recuperare, e ci auguriamo che altri, con l'aiuto della scuola e delle attività culturali locaii opportunamente guidale, operino in questo senso prima che sia troppo tardi. Mario Rigoni Stern

Persone citate: Coltro, Dino Coltro, Gramsci, Mario Rigoni Stern

Luoghi citati: Europa, Francia, Russia, Verona