Ronchey: un crociato contro l'irrazionale di Alberto Ronchey

Ronchey: un crociato contro l'irrazionale Ronchey: un crociato contro l'irrazionale Nell'ultimo saggio sulla condizione giovanile dati realistici e rigore etico - Ma la complessità deiia vita politica si può imprigionare tutta in un soio schema? Alberto Ronchey LIBRO BIANCO SULL'ULTIMA GENERAZIONE Garzanti, Milano, 131 pagine, 3500 lire IN principio era la citazione. Che cosa sarebbe un articolo o un libro di Ronchey senza lo splendido corredo di citazioni? Un'anatra senza arancia, una cernia senza maionese. Anche questo saggio dedicato ai ventenni e alle nostre colpe nei loro confronti, si apre e si chiude con citazioni squisite: IVirange iégèrreté di cui parlava uno scrittore del Monde a proposito dello stato d'indulgenza in cui vivono i ragazzi: il filosofico motto che potrebbe ispirare una resipiscenza degli adulti e la conseguente salvezza dei nostro Paese: «Gli innocenti non sapevano che la cosa era impossibile, dunque la fecero». Fortebraccio si è preso spesso, ed amabilmente, giuoco dell'/wgegner Ronchey of Manchester, liberista e cosmopolita, sociologo di professione e anglo-sassone di adozione: ma alla fine dei conti, passati in rassegna tutti i nostri specialisti, letti tutti i saggi e gli editoriali, bisognerà pur ammettere che questo imbronciato maitre à penser'i cui pensamenti invadono periodicamente dalle due alle tre colonne del «Corriere della Sera» è in realtà uno dei più acuii, dei meglio documentati, dei meno provinciali osservatori su cui possiamo contare, uno dei pochi che respiri davvero l'aria dell'Europa, uno dei solitari e non numerosi superstiti di quella cultura laica che sembra sprofondata da anni in un porto sepolto. Ronchey esegue, a suo modo, uno spartito tanto elegante nella forma quanto monotono, quasi ossessivo nella sostanza, una specie di «Bolero» di Ravel. Articolo di fondo o saggio che sia. il motivo è sempre quello, il tema è sempre lo stesso: una crociata contro l'Irrazionale. Anche in quest'ultimo saggio, che parte come un'analisi della condizione giovanile, approda all'identica conclusione, travestita per la circostanza da confronto tra l'attuale crisi della Repubblica italiana e la caduta della Repubblica di Weimar, e la conclusione è che demagogia, utopismo, permissivismo conducono le democrazie alla rovina, come un tempo si diceva che Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere. Come il suo amico La Malfa fa nel dominio della politica e dell'economia. Ronchey applica alla sociologia uno schema inflessibilmente fedele al principio di ragione: tutto ciò che esula da questo principio, viene condannato senza remissione, in nome di un moralismo pragmatico che non consente evasioni, divasazioni, sosni. fughe in avanti, adattamenti, compromessi. E' una posizione in cui si ravvi¬ sa un'innegabile grandezza: e del resto, chi ha ascoltato il discorso pronunciato a Montecitorio da La Malfa all'indomani della strage di via Fani, come chi ha letto anche uno soltanto degli editoriali di Ronchey. conosce la nobiltà delle prediche repubblicane. Più che inutili, come quelle di Einaudi, le prediche repubblicane sono solenni e disperate: profezie bibliche, piuttosto che giudizi critici: anatemi sconsolati, incrollabiircondanne. E' l'aedo che strimpella sulla lira. la maledizione degli Atridi. la tragedia di Eschilo: il veggente che sa e dice, incurante dei potenti, devoto soltanto alla verità degli Dei. che in questo caso sono le statistiche, i diaframmi, i bilanci contabili. Nel «Libro bianco sull'ultima generazione», che ricorda anche nel titolo un saggio della moglie dello stesso Ronchey dedicato ai figli «marxisti immaginari», la ricerca è insistita sul doppio pedale dell'utopia rivoluzionaria dei giovani e dell'irresponsabile, spesso cinico lassismo degli anziani. Le responsabilità degli intellettuali, delle sinistre, dei sindacati vi sono denunciate con spietata lucidità: il nesso tra malgoverno e disgregazione ne emerge con indiscutibile evidenza, fino al parallelo conclusivo con quel capolavoro di imprevidenza che fu. per l'appunto, la Germania pre-nazista. Ronchey afferma, a buon diritto, di non temere le accuse di moderazione o di oscurantismo che continuano a piovergli addosso; e suffraga ogni affermazione con cifre e fatti irrefutabili. Del resto, lo spettacolo che abbia¬ mo tutti i giorni sotto gli occhi, dai trasporti agli ospedali, dalle scuole alle fabbriche, dalle regioni al Parlamento, è più eloquente di ogni dimostrazione teorica, come la mela che cadde sulla testa di Newton era più eloquente della legge di gravità. E tuttavia anche la lettura di questo geniale pamphlet, come di ogni editoriale di Alberto, lascia una curiosa sensazione di incornpienezza. L'autore ha escluso dal suo panorama qualsiasi tipo di contraddizione, come se la vita — la vita dei singoli, quella delle masse — si facesse davvero ispirare esclusivamente d?! la stringente logica dell'intelligenza, come se il mondo"fosse freddo e geometrico alla stregua dei cavalli di De Chirico o delle bottiglie di Morandi. Le passioni, questa variabile indipendente dal processo di produzione e dalla bilancia dei pagamenti, sono bandite dalla visione storica di Ronchey. anche se poi egli porta nella sua predicazione infaticabile una passione da calvinista. Se fosse stato per lui. Anna Karenina avrebbe preso il treno anziché gettarsi sotto la locomotiva: ed Emma Bovarv si sarebbe accontentata della sua modesta, ma sicura, esistenza piccolo-borghese. Ceno Ronchey ha tutto il diritto di chiedersi se è mai possibile che abbiano tutti tono — inglesi, tedeschi, francesi —e ragione soltanto noi italiani: ma dovrebbe anche chiedersi se è possibile che abbiano tutti torto in Italia — sindacalisti, politici, amministratori —e ragione soltanto lui e La Malfa. O c'è qualcosa, una contraddizione di fondo, un lacerante conflitto, in Italia, tra la crescita impetuosa deiia società e i limiti angusti delle risorse nazionali, ira un retaggio di servitù e una domanda di partecipazione, tra l'eredità cattolica e la rivendicazione proletaria, che non si lascia imprigionare da uno schema, qualunque esso sia e per quanto valido, giusto, sacrosanto. Ecco runica, ma fondamentale, obiezione che ci sentiamo di avanzare dopo aver ammirato ancora una volta il talento, la dottrina, il vigore etico che Ronchey ha profuso anche in questo suo ultimo saggio. Antonio Ghirelli

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