TEATRO di Dario Fo

TEATRO TEATRO Gli eretici della scena Il Living Theatre si esibisce in piazza S. Marco Franca Rame e Dario Fo TUTTA CASA, LETTO E CHIESA Bertanì, Verona; 258 pagine, 42CC iire (o. g.) Ci voleva proprio Tutta casa, letto e chiesa, rappresentato alla fine del '77, per rivelare lo spessore artistico di Franca Rame? Prima d'allora una parte della critica era portata a concederle un'attenzione «di riflesso». Si diceva, in sostanza, che ogni suo merito proveniva dalla virtù e dalla straripante bravura di Dario. Poi ci fu lo spettacolo, nel quale la Rame mostrò non solo le sue innegabili qualità interpretative, ma un suo vero e proprio coté drammaturgico. In quell'occasione la Rame teneva la scena delineando un vasto arco della condizione femminile, apparentemente svagata e paradossale, ma in realtà drammatica. Quel copione, pubblicato ora con la prefazione di Chiara Valentini, cj restituisce i personaggi de «la mamma fricchettona», la puttana rinchiusa in manicomio. Medea, Ulrike Meinhof, calati in una dimensione quotidiana per molti versi dolorosa. Oltre a Tutta casa, letto e chiesa, il volume contiene un'antologia di altri testi teatrali, alcuni famosi, altri mai rappresentati; Vi sono ampie scelte da L'operaio conosce 300 parole..., da Mistero buffo, da Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente, da Guerra di popolo in Cile, da / piatti (non ancora rappresentato), da Basta coi fascisti!. Concludono la serie, Fedayn e alcuni brani degli spettacoli televisivi Chi l'ha visto? e Cansonissima. Giuseppe Bartolucci e Lorenzo Capellini IL SEGNO TEATRALE Electa, Milano, 96 pagine, 7000 firé (Osvaldo guerrieri) Dal 1974 al 1976 la Biennale di . Venezia ospitava alcuni tra i più memorabili spettacoli prodotti dall'avanguardia teatrale. In quei tre anni, nella chiesa di S. Lorenzo, negli ex cantieri navali della Giudecca e al Teatro La Fenice, il pubblico assisteva ad un nuovo e sconvolgente modo di fare teatro. La compagnia La Marna, il Teatro La Maschera di Perlini, l'irriducibile Living, l'Odinteatret di Eugenio Barba, Meredith Monk esibivano gli imprevedibili risultati della loro ricerca. Erano (e in qualche modo restano) nomi mitici che hanno incarnato, ognu¬ no per la sua parte, una certa idea di teatro. Bartolucci e Capellini hanno cercato di fissare quelle esperienze veneziane; il primo con un esame storico-critico pieno di partecipazione, l'altro con un insieme di fotografie di indubbia suggestione. Ne è derivata una sorta di mappa dell'avanguardia teatrale che mira a cogliere gli aspetti caratteristici, i motivi estetici, le ragioni politiche che hanno guidato il lavoro di una compagnia o dell'altra. S'inizia col Living, di cui Bartolucci indica la linea evolutiva (altri direbbero involutiva). Si passa quindi ad illustrare le innovazioni di Peter Brook, la «machinerie» ronconiana, il teatro immagine di Bob Wilson, il silenzio della Monk, la ricerca del suono-parola in Andrei Serban e le «rivoluzioni» di Grotowski.

Luoghi citati: Cile, Milano, Venezia, Verona