Ciò che non dice la Bibbia

Ciò che non dice la Bibbia / complessi (e irrealizzati) fini di un dizionario Ciò che non dice la Bibbia Xavier Leon - Dufour DIZIONARIO DEL NUOVO TESTAMENTO Queriniana, Brescia, 578 pagine, 15.000 lire GLI scopi, che l'autore di questo dizionario del Nuovo Testamento si è proposto, sono decisamente lodevoli. L'esegesi biblica si va sviluppando in maniera rapida, utilizzando metodi e risultati di molte discipline, dalle quali mutua il linguaggio che tende a farsi sempre più tecnico: da qui la necessità di offrire alla vasta schiera di icoloro, e sono moltissimi, che, pur essendo interessati ai problemi del Nuovo Testamento, tuttavia non sono in grado di seguire direttamente gli sviluppi dell'esegesi, un quadro aggiornato dei risultati e metodi della ricerca. Oggi non si legge più la Bibbia, nemmeno a scopi puramente spirituali e religiosi, se non calata nella storia del tempo in cui sorse. Uno degli scopi del libro è pertanto quello di «scoprire il non detto», di offrire cioè al lettore tutta quella rete di rimandi e di punti di riferimento mentali, che erano degli autori, ma che non appaiono assolutamente alla' lettura: insomma il Léon-Dufour vuole offrire un quadro il più possibile completo della società del tempo di Gesù, con la sua storia, le sue credenze religiose, le sue ideologie politiche, la sua economia. Per far sì che un dizionario serva a un fine così complesso, l'autore ha concepito l'opera divisa in due parti nettamente distinte, ma complementari logicamente l'una dell'altra. Le prime 90 pagine del libro sono un'Introduzione che contiene una summa della cultura giudaica del tempo di Gesù. Il resto dell'opera è invece occupato dal dizionario vero e proprio, cioè da un elenco di voci, che ri guardano il Nuovo Testamento sia in quanto compaiono in esso, sia in quanto ad esso si, riferiscono. Così accanto alle voci classiche di «messia» o «agape», si trovano voci come «esegesi» o «ermeneutica», parole queste che appaiono frequentemente nel linguaggio degli addetti ai lavori, e che hanno bisogno di una presentazione. Numerosissimi rimandi permettono di passare da una voce al quadro introduttivo e viceversa. Se dunque il piano generale dell'opera appare utile, la sua realizzazione lascia piuttosto perplessi. Le voci sono moltissime (si pos¬ sono trovare perfino voci come «chiave» o «latte»), ma di una brevità sconcertante. Lo stesso dicasi per i temi trattati nellinfcrodu-' zione. E' possibile, per esempio, trattare del messianesimo in 25 righe? Ne risulta una visione del problema piuttosto distorta: sembra che il centro del messianismo sia l'attesa del «figlio di David», la cui figura si può sdoppiare in due, il «figlio di David» e il «figlio di Aronne». L'aggettivo «personale» che il Léon-Dufour attacca alla parola «Messia» lascia intravedere che l'autore è ben conscio della possibilità di attese messianiche diverse da quelle personali; ma se l'opera è destinata al vasto pubblico, questo è in grado di capirlo? Si ha l'impressione che l'autore tenda a semplificare i problemi, per «spiegare meglio» la messianicità di Gesù che fu «figlio di David», ma questo non è rendere un servizio alla verità: certo modo, sia pure garbato, di adattare la storia alle proprie idee, sottacendo o eliminando ciò che si adatta mero bene alla esilità dello schema, è deprecabile. Paolo Sacchi

Persone citate: Dufour, Paolo Sacchi, Xavier Leon - Dufour

Luoghi citati: Brescia