C'è Darwin e un po' di Frankenstein

C'è Darwin e un po' di Frankenstein Intervento delio scrittore inglese Brian Aldiss. un maestro delia «Science fiction» C'è Darwin e un po' di Frankenstein PALERMO — Brian AJdiss e torse il principale scrittore inglese dì farla scienza di questi anni, e te sue opere appartengooo a un filone, cne inizia da Wells e passa per Huxley e Orwell, in cui la fantascienza viene usata per dibattere i problemi della società. Puboijcniamo alcuni brani deila relazione d» Brian AJdiss tenuta a Paiemno sul tema «La fantascienza dopo l'illuminismo*. La pubblicazione avviene per gentile concessione dell'autore e del professor Luigi Russo, curatore del volume erte raccoglierà gli atti del convegno «La fantascienza e la critica». Iviaggi di scoperta e di esplorazione del diciottesimo secolo portarono i nostri antenati a conoscere altre razze spingendoli a formulare la domanda: che cos'è l'uomo? La stessa domanda echeggia in molta fantascienza: ohe cos'è l'uomo? Ci sono itone di fantascienza che ci raccontano che l'uomo e Dio. o che l'uomo diverrà Dio. mentre altre immaginano che sia un animale di laboratorio, fuggito da una gigantesca astronave interstellare. All'inizio dei diciottesimo secolo. l'Europa per la prima volta si libero del ricorrente pericolo costituito dalle invasioni turche. La nuova sicurezza permise la nascita di quel periodo di espansione che viene chiamato illuminismo. Ma presto la cristianità comincio a sentire che il proprio mondo era troppo piccolo: occorreva un ampliamento di prospettive, un'evasione. La Francia fu il primo Paese dell'illuminismo. Il romanzo profetico di Sebastien Mercier. •< L'anno 2440*. fu pubblicato a Parigi nel ITTI: lo stesso anno che •.ode il primo ponte di ferro e l'arrivo di Cook alla Botany Bay. L'opera di Mercier sorgeva in modo naturale da un ■dibattito sulla natura e sulla società, caratteristico dell'illuminismo. Mercier era un sostenitore di una teoria dei miglioramento e della perfettibilità della società. Mercier immaginava un anno collocato a sette secoli di distanza dal suo. ma è raro che gii odierni scrittori di fantascienza scelgano io stesso tipo di finestra sul futuro. Essi preferiscono guardare il futuro immediato, oppure il futuro più remoto. E di solito si fa una distinzione, tra due tipi di futuro immediato: l'utopia e la distonia, ovvero, mettendoli sotto forma di date legate-a romanzi, come sia faceva Mercier. «2001» e .1984». E questi non sono futuri veri, ma soltanto modeùi di tendenze socio-culturali contemporanee, ritratti che noi scrittori presentiamo al lettore. Le previsioni dell'illuminismo vennero vanificate dagli eventi successivi. Su tutti i fronti incontrarono controindicazioni: gli amiche- voli indigeni dei mari dei Sud uccisero ii capitano Cook: le macchine della rivoluzione industriale resero schiavi gli uomini invece di liberarli. Nuove risposte alla domanda «che cos'è l'uomo?» che non erano contenute nell'enciclopedia di Diderot. Il secolo diciannovesimo ci appare a volte come una lotta fra le forze di religione, politica e scienza. Ne! nostro secolo, abbiamo risto la scienza allearsi con la politica, ed e questa la combinazione di cui parla la moderna fantascienza: essa ci mostra la scienza intenta a impadronirsi del mondo. La fantascienza è 'ma letteratura inquieta, composta insieme di speranze utopiche e di timori irrazionali. Le occorre l'amara pozione di «Frankenstein» come antidoto alla dieta zuccherina di Mercier. E i suoi strumenti più importanti vennero forgiati lo scorso secolo, ai fuoco di alcune grandi e tragiche idee che furono caratteristiche dell'epoca da cui discendiamo. Queste idee grandi e tragiche sono la teoria dell'evoluzione, il saggio di Malthus s'olia popolazione e la seconda legge della termodinamica, che conteneva in sé il concetto di morte dell'universo, di un decadimento continuo e inarrestabile. Ma per poter immaginare in modo compìeto le conseguenze di queste idee splendide e terribili, occorreva un concetto dinamico dei tempo, occorreva inventare dei futuri. Sono idee che richiedono un palcoscenico di dimensioni wagneriane collocato nel tempo, e quindi per dare loro drammaticità, gii autori furono costretti a immaginare una macchina del tempo, come fece Wells, oppure un pianeta che rappresentasse le passate fasi geologiche della Terra, o quelle future. Di qui L'abitudine di immaginare Marte come una versione senescente della Terra, e Venere come un modello dell'antica storia del nostro pianeta, come zia giungla primordiale. Sono modelli che non trovano riscontro nelle realtà descritte dall'astronomia, ma servirono ai loro scopo di far immaginariamente recitare, nel ruolo di protagonisti, le teorie scientifiche contemporanee, che cosi poterono diffondersi in tutti gli strati della società. Brian Aldiss 5r:a'': Aid ss Da «Sciencefiction» di David Kile

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