Il mistero di Rabal

Il mistero di Rabal Ritorna il romanzo più felice di Sgorlon Il mistero di Rabal Carlo Sgorlon LALUNA COLOR AMETISTA Mondadori - Milano pagine 172, L. 4500 QUESTA fiaba di Carlo Sgorlon si colloca a ridosso del Trono di legno ('73). l'opera di maggior significato dello scrittore friulano, e immediatamente dopo La poltrona ('68) e La notte del ragno mannaro ('70). dove l'impianto statico e l'ambiente strettamente delimitato recavano, con qualche suggestione kafkiana, il senso di un epicentro cosmico presumibilmente invalicabile. E' noto invece che, da un certo punto in là. questo epicentro, pur rimanendo tale, s'è dilatato verso i confini dei mondo e oltre, come si dilatano, intorno al sasso lanciato nell'acqua, i cerchi concentrici. A noi sembra che La luna color ametista, uscita la prima volta da Bino Rebellato nel '70. faccia da cerniera tra i due tempi, serbando il radicato epicentro dei primi romanzi e già configurando la tensione all'avventura fiabesca tipica del Trono ('73). anch'esso tuttavia fortemente legato a un centro, e dei romanzi successivi. Regina di Saba ('75) e Gli dèi torneranno ('77). ★ ★ In La luna color ametista la tensione a uscire dal centro rimane potenziale e non si esce dal fulcro di un antico edificio di un paese prossimo alle montagne, al di là delle quali si sente lievitare la suggestione dell'Oriente. La fiaba e l'avventura s'incarnano nel personaggio di Rabàl, che reca sulla tempia una piccola mezza luna, simbolo di una ignota razza orientale. G viene casualmente trovato, come morto, in un vagone ferroviario abbandonato, e si dileguerà un giorno nel nulla da cui è emerso, dopo aver portato, in una singolare comunità di giovani di paese, ii vento di una vita misteriosa, il senso di un'esistenza che non sembra essere di questa terra. L'io narrante, un giovane che vive costruendo giocattoli, dice: «A vevo la sensazione di es- sere fuori del tempo, in una zona di sospensione dove non ero più una persona, un corpo di carne e di ossa, ma solo un grumo di pensieri e di fantasie, e mi pareva che io, Andrea e tutti gli altri non vivessimo veramente ma ci illudessimo di vivere, e fossimo in attesa della vera vita, che non veniva mai, come fossimo invischiati in un'illusione senza fme». E' tipica di tutta la narrativa di Sgorlon una sorta di sospensione tra realtà e fantasia. La realtà presenta i suoi normali connotati, che tuttavia a un certo punto sembrano vibrare, quasi dissolversi, senza rinunciare al disegno di fondo. A quel punto si diffonde nel lettore come la sensazione maliosa d'essere fuori del mondo senza esserne mai partiti, d'esserci dentro col corpo ma con la testa e il cuore fuori, in un'altra orbita. Ne La luna color ametista quello che nei romanzi successivi diventa avventura vera e propria, espressa magari attraverso lo strumento classico del viaggio, resta attesa: il racconto vive infatti soprattutto su questo sentimento, che riguarda Rabàl, la sua misteriosa provenienza, il significato di quella piccola mezza luna stampata sulla tempia, la sua vitalità, le sue stranissime virtù, che lo rendono capace di impossessarsi di una cultura e magari di morire e di "risorgere, e di catalizzare quella comunità di giovani, i quali oramai vivono di lui e per lui. Nascono inevitabili anacronismi, stridori di situazioni quando vengono ad affiancarsi il mondo arcaico e senza tempo che Rabàl ha intorno a sé (pre. disposto anzi alla sua venuta, si direbbe, come di un esotico messia: e infatti si attende una «infinita manifestazione dello Spirito», mescolando dottrine che possono andare dall'alchimia al misticismo) e una modernità che può persino esprimersi in certe attività finanziarie o di banca, in certi commerci fondati sulla moneta, magari falsificata. ★ ★ Su questo piano si configura una specularità diametralmente opposta: il ritrovamento del tesoro degli Uscocchi, come neile vere favole, e questa pratica della moneta. Allo stesso modo sembra talora improbabile l'arcaicità labente e alluvionata del fulcro, la vita che vi si svolge, a confronto della vita che trapela intorno", che è poi la nostra. La fusione dei due poli avverrà in maniera particolarmente felice nel Trono. Qui, noi diremmo, appaiono nitide tutte le premesse fantastiche e letterarie dell'«operazione». e tutte le componenti anche ideologiche che la nutrono: il concetto della vita che sfugge, che non è mai nel presente, che forse è un dono inesistente; l'idea di un mondo ancorato alla vita dello spirito; il senso di una vita elementare, agricola e manuale; il sentimento del sacro, che imbeve ogni cosa, ogni oggetto: l'uomo inteso come fantasma di un regno superiore, piccola meteora ingoiata dalla sua grandezza; e il senso della parola come funzione dell'eterno. Rabàl fa della parola la sua principale conquista: nel Trono essa celebrerà il suo trionfo. Claudio Marabini Cario Sgorlon

Persone citate: Bino Rebellato, Carlo Sgorlon, Claudio Marabini, Rabal, Sgorlon

Luoghi citati: Milano