Il lato debole dell'Italia di Camilla Cederna
Il lato debole dell'Italia Camilla Cederna: ribelle per buona educazione Il lato debole dell'Italia ORSE è colpa di Milano se Camilla Cederna è una signora unica. Non l'hanno seguita per timidezza e preoccupazione, la tengono a distanza con imbarazzo. La buona e colta borghesia milanese non è stata tanto buona e colta da capire che la Cederna è la sua discendente più autentica, non la pecora smarrita. Camilla non ha mai lasciato i salotti per trasferirsi sulle barri¬ cate: è sempre stata in casa sua, ma non ha chiuso la porta. « Vengono da fuori, dal mondo, tante onde di tempesta e tanta ricchezza di arbitrii, tanto clamore di potenti che chi ha in. mente gli ideali illuministici e i frutti della buona scuola libera- ' le non può non lasciarsi coinvolgere. Si diventa paladini anche per puntiglio culturale, si combatte l'ingiustizia anche per buona educazione. I giornali ci hanno portato di recente l'immagine della Cederna in tribunale accusata dai figli dell'ex presidente Leone: le classifiche di vendita ci informano che il «Gio anni Leone" è sempre in prima fila nelle librerie: tra le novità editoriali spicca il terzo volume del «Ls.uo debole», raccolta degli scritti di costume che la giornalista pubblicò su «L'Espresso». Chi voglia scoprire le presunte due anime della Cederna, una politica l'altra frivola, non ha che da fare un confronto tra questi dati freschi, il processo e i libri. Si vedrà che non c'è divisione, ma saldatura: che le due anime stanno compostamente unite nello sguardo lievemente ironico e distante di questa signora milanese che non ha mai rinunciato alla curiosità. Di famiglia ricca, di ascendenze illustri, di fede cattolica, cominciò giovanissima a interessarsi dei vizi altrui: era inevitabile che dai vizi piccoli e privati, di gruppo, passasse a quelli di classe e politici. Si comincia col detestare la menzogna in salotto e poi non si sopporta le grande bugia pubblica. Quando dal «lato debole» trasferì la sua attenzione al caso politico, mai risolto, di Piazza Fontana provocò un trauma negli amici meno disposti alia coerenza. Su Pinelli e Valpreda scrisse a lungo, perfino contro l'impazienza e lo stupore della stessa direzione de «L'Espresso»: vinse una battaglia giuridica, scosse molte certezze. Ma non s'era mai mossa di casa. Era pronta a tutte le curiosità, quella politica le sembrava la più meritoria. Nell'introduzione ai «Laio debole», suddivisa nei tre volumi pubblicati da Bompiani. Lietta Tomabuoni ha disteso in una lunga e abile intervista il ritratto dell'autrice falsamente doppia. Dalle parole della Cederna si capisce con chiarezza perché sia finito il «lato debole» come rubrica e perché continui come intreccio e amarezza italiana. E1 finita una certa Milano, è cominciata una certa Italia. Nello stile deM'autrice. cosi mimetico verso la realtà parlata, stanno anche le nostre debolezze. Nello slancio dei suoi giudizi (non sempre storici, qualche volta umorali) ci sono le contraddizioni dei nostri rapporti con la politica. L'importante è non perdere la voglia dì sapere Stefano Reggiani
Persone citate: Bompiani, Camilla Cederna, Cederna, Lietta, Pinelli, Stefano Reggiani, Valpreda
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