Trifonov: come abbiamo imparato da Hemingway al "mercato nero,,

Trifonov: come abbiamo imparato da Hemingway al "mercato nero,, Intervista con il capofila della narrativa sovietica Trifonov: come abbiamo imparato da Hemingway al "mercato nero,, PALERMO — Incontro Trifonov, l'autore di Lungo addio e La casa sul lungofiume sullo sfondo del Premio internazionale Mondello e del convegno, contiguo al Premio, su «Gli orizzonti del romanzo». Ho appena dovuto sopportare le bizze tardive, da «star» che non si rassegna al proprio tramonto, dei suo compagno di delegazione Evgenij Evtusenko f«Rilascio interviste solo a giornali di alta tiratura»;, e scopro invece in Trifonov, con ammirato sollievo, una persona di grandissima levatura culturale e di meravigliosa e paziente disponibilità umana, nonostante l'assedio dei giornalisti e il clima un po' convulso — per Trifonov inusitato — del Premio e dei suoi cerimoniali. L'interesse critico per la sua opera (la Mursia ha appena pubblicato il romanzo L'impazienza està per uscire presso gli Editori Riuniti la traduzione italiana di Un'altra vita, forse il più intenso dei suoi racconti), e il desiderio di rispettare il dignitosissimo riserbo di quello che è oggi il maggiore e il più fecondamente eterodosso tra gli scrittori sovietici pubblicati in patria, mi spingono a rivolgergli alcune domande di carattere strettamente letterario. Jury Valentinovic, quali sono oggi per uno scrittore sovietico l'importanza e il significato della tradizione letteraria del suo Paese? «Il retaggio classico è oggi la base naturale della letteratura e in particolare della prosa sovietica. Purtroppo c'è stato, nel nostro Paese, un periodo in cui non solo autori come Dostoevskij e Bunin ma addirittura Cechov, venivano considerati inutili. E' stato un grave colpo non solo per la letteratura, ma anche per le possibilità di educazione culturale del pubblico, giacche i classici sono modelli di conoscenza (conoscenza della realtà, umana e autoconoscenza) Si è fatto molto di frequente, a proposito dei suoi libri, il nome di Cechov. Si tratta di un autore che lei considera come un modello o anche di uno scrittore che ama? Non sempre, infatti, la biblioteca ideale di uno scrittore coincide con i libri che lo hanno maggiormente condizionato o influenzato. «Sì, è vero, i libri della mia biblioteca ideale e gli autori che in qualche modo possono avere influito sulla mia opera (ma io non credo alT'epigonismo né lo pratico) non sempre coincidono. Oltre Cechov, comunque, ha sicuramente lasciato tracce nella mia ricerca letteraria l'arte di Dostoevskij, la sua tipica indagine sulle contraddizioni della personalità umana. Ma a proposito dei miei amori letterari: da giovane, quando ero ancora studente nell'Istituto di Letteratura, ero fanatico di Hemingway. A quei tempi era un autore quasi vietato. E tutto per via di un solo libro, Addio alle armi, un'opera che in Unione Sovietica ha avuto parecchi guai. Adesso sono molto più tiepido nei confronti di Herningway, per me è come il primo amore, una donna che si è molto amata: la incontri di nuovo dopo tanti anni e senti per lei solo una sorta di calorosa riconoscenza. A quel tempo, mi interessavano essenzialmente le soluzioni stilistiche proposte da Hemingway e devo confessare che ho scritto alcuni racconti assolutamente imitativi. Per noi studenti dell'Istituto, Hemingway era un idolo, ricordo che compravamo i suoi libri al mercato nero, ce li prestavamo a vicen¬ da. In seguito, Hemingway e stato pubblicato in grandissime tirature, è stata stampata la sua opera in numerosi volumi che fanno beila mostra in ogni casa diciamo così, "à la page"... In Hemingway, allora, mi interessava la capacità di introdurre in frasi apparentemente semplici un grande spessore di significato. E questo è rimasto nella mia scrittura di oggi: la volontà e il tentativo di inserire il massimo potenziale di significati, di segni, di sottotesto, nel rninimo spazio narrativo». E' impossibile, leggendo certi suoi racconti, non pensare al modello supremo di La morte di Ivan Ilic di Tolstoj. «Da La morte di Ivan Ilic ho imparato la capacita di condensare la vita, di rendere nel modo più succinto la densità del reale. Ritengo che sia questo il mio compito principale: condensare al massimo la scrittura, eppure ho sempre l'impressione di non essere riuscito a dire qualcosa di importante, di essenziale. Konstantin Paustovskij dirigeva il nostro seminario all'Istituto di Letteratura. Lo stimavo, forse più come uomo, onesto e sincero, che come scrittore (il suo mi pare più un taiento acquarellistico, letteratura per la gioventù, letteratura "rosa"), ma è stato proprio lui a insegnarci l'amore per la brevità, l'odio per il superfluo. E adesso il mio obiettivo essenziale è questo: scrivere un racconto, una novella che riesca ad abbracciare lo stesso contenuto che può esserci in un romanzo lungo». La prevalente adozione nella sua opera del genere «romanzo breve» o eracconto lungo», sembra confermare, con altri casi analoghi, la crisi di quel romanzo epico che a lungo ha dominato la narrativa sovietica. «Nel nostro Paese ii cosiddetto romanzo epico è stato screditato da una serie di libri nuovi, scritti esclusivamente in vista dell',.;.orario che da noi, come si sa, viene calcolato in base al numero delle pagine. Oggi si è verificata una situazione per cui solo nei generi brevi, sulle brevi distanze, si possono dire le cose più giuste e vere. Perché entro queste misure per uno scrittore è più difficile falsificare. Questa può essere la strada per un nuovo, vero romanzo epico*. Si può parlare oggi, nella narrativa sovietica, di un recupero del privato? «Esiste, in effetti, questo ritorno al privato. E' una reazione più o meno conscia a tanta letteratura che descriveva la psicologia della massa e mai quella dell'individuo». In che misura questo denota, nella letteratura sovietica, la scomparsa o la diminuzione della dimensione politica? «Si tratta in effetti di una perdita di interesse nei confronti dell'ideologia dottrinale, ma l'istanza ideologica resta, anche se si esprime in modi diversi». Serena Vitale

Luoghi citati: Palermo, Unione Sovietica