storia

storia storia Denys Hay PROFILO STORICO DEL RINASCIMENTO ITALIANO Laterza, Bari 233 pagine, 3900 lire (augusto combaj Ottima idea quella di rendere accessibile nell'«Universale Laterza» un lavoro come questo di Denys Hay sul Rinascimento, uscito in prima edizione inglese nel 1960. con un titolo nel quale il collegamento fra la Renaissance e il suo historical background ne metteva in evidenza il filo conduttore: un raffronto fra il nostro Rinascimento in ciò che ebbe di proprio e tipico, quindi in quanto fenomeno culturale, e lo sfondo di storia politica ed economica sul quale crebbe. Quindi, anche la descrizione di come codesto fenomeno culturale influì sulla storia politica ed economica non sole italiana, ma europea. Così largamente che (come anche sottolinea Eugenio Garin nella sua introduzione) lo storico inglese esordisce cosi: «Accetto senz'altro come presupposto che vi fu un Rinascimento durante il periodo... che va all'incirca dal 1350 al 1700 ...inoltre che questo... si ebbe dapprima in Italia nel XIV e XV secolo e che in seguito si propagò... nel resto dell'Europa». Dal gran libro di Burckhardt agli studi recenti d'i- taliani come Garin e di stranieri come Baron e Kristeller, la produzione storiografica sul Rinascimento è enorme, e di livello spesso altissimo. I non specialisti hanno l'alternativa di tenersi le idee che ricevettero a scuola, spesso oggi superate, o di rischiare d'affogare in quel maremagno. Con la semplicità e la franchezza del piglio inglese, ma anche con molta finezza e originalità, Hay ci prende per mano e ci guida a capire ciò ch'è vivo e ciò ch'è morto nelle ricostruzioni che ne sono state fatte. Mettendo più volte in evidenza quali punti restano materia d'ipotesi, perché storicamente non se ne sa ancora abbastanza (e certe indicazioni problematiche di Hay, come quelle sull'Italia come pluralità di Stati regionali nell'età moderna, sono ora indicazioni programmatiche per Galasso e gli altri storici che con lui vanno delineando una nuova storia d'Italia). Aurelio Lepre TERRA DI LAVORO NELL'ETÀ' MODERNA Guida, Napoli 202 pagine, 5000 lire (rosa giannetta) In questo volume Aurelio Lepre riprende ed allarga la problematica affrontata in «Feudi e masserie. Problemi della società meridionale del '600 e '700». (1973): rendita fondiaria, cicli agrari, rapporto uomo-natura, utilizzazione del surplus, caratteri dell'andamento della rendita'feudale, condizioni materiali della produzione, ecc. Lo studio di questi fenomeni così complessi è svolto con rigore e sostenuto da un materiale documentario molto vasto, che offre la possibilità di verificare ed analizzare alcuni problemi che riguardano il Mezzogiorno. Nell'indagine della società meridionale, dal sistema feudale al sistema borghese, adoperando il metodo marxiano come scavo della storia, Lepre rileva la solidità del sistema feudale e la sua capacità di autostabilizzazione. Capacità che gli permette di non perdere il controllo dei processi economici fino al 1806. Infatti questo sistema attraversa una serie di ostacoli (la crisi del Trecento e del Quattrocento, la peste del 1526, la rivolta antispagnola, la peste del 1656, ecc.); e non meno rilevante e traumatica si rivela la «rivoluzione copernicana» che frantuma il vecchio ed armonico mondo tolemaico su cui il feudalesimo fonda il suo status. «Gli elementi di contraddizione e sviluppo — scrive Lepre — non sono così forti da far saltare dall'interno la formazione economico-sociale, o da modificare in maniera decisiva i rapporti tra il modo di produzione dominante e le altre forme di produzione che si sono combinate con esso». La crisi che la classe feudale attraversa con la nascita della borghesia non può avere soluzione definitiva se non causata da una pressione esterna, dalla nuova situazione creatasi in Europa con la Rivoluzione francese. Errico Malatesta AL CAFFÉ' DISCUTENDO DI RIVOLUZIONE E ANARCHIA La Fiaccola, Torino, 120 pagine, 1000 lire (paolo bagnoli) Stesi tra il 1897 e il 1922, questi dialoghi dovevano assolvere ad una funzione divulgata dell'anarchismo: uno strumento di propaganda per far conoscere i principi fondamentali di una dottrina che vuole, al contempo, presentarsi alternativa alla democrazia borghese e al socialismo, sia esso riformista o statalista. La genericità dell'argomentare risponde perciò al fine divulgativo, ma non impedisce l'emergere del pensiero di Malatesta e, diremmo di più, della personalità di Malatesta, come si evince dal richiamo costante al valore preminente della volontà quale mezzo per affermare l'istanza etica. Una volontà, peraltro, non astratta, ma strettamente connessa al reale, al suo sviluppo ed alle sue contraddizioni. La volontà, quindi, come volano di un intervento rivoluzionario che nasce dalla mediazione tra il momento oggettivo della situazione e quello soggettivo della prassi. Ed è proprio in questo passaggio che il pensiero di Malatesta rivela una sua affascinante originalità: la rivoluzione non è messianica palingenesi, ma conquista cosciente da perseguire ostinatamente. Anarchia, quindi, anche come fiducia permanente per il futuro dell'umanità: una fiducia da non perdere di fronte alle sconfitte, nella convinzione tutta malatestiana che «è stato sempre a forza di perdere che s'è finito col vincere».

Persone citate: Aurelio Lepre, Burckhardt, Denys Hay, Errico Malatesta, Eugenio Garin, Galasso, Garin, Lepre

Luoghi citati: Europa, Italia, Laterza, Napoli, Torino, Xiv