Amorazzi e affari d'un figlio illegittimo
Amorazzi e affari d'un figlio illegittimo Pugnetti continua la storia di Séribe Panier Amorazzi e affari d'un figlio illegittimo Gino Pugnetti VENDETTA ALL'ITALIANA Mondadori, Milano 341 pagine, 6000 lire QUESTO Séribe Panier già lo conosciamo: protagonista d'un primo fortunato romanzo di Pugnetti, Dei miei bollenti spiriti, nel quale — picaro di marca nostrana — allegramente e senza la minima preoccupazione di coerenza passava dalle file fasciste a quelle partigiane per ritrovarsi, a guerra finita, sano e salvo, con una piccola fortuna guadagnatagli dal suo talento di instancabile frequentatore d'alcove. Séribe infatti aveva sposato un soprano, un'ex famosa della lirica piuttosto in là negli anni ma ancor piena d'appetiti: e proprio d'un eccesso amatorio, con conseguente attacco cardiaco, la cara Gianna era rimasta vittima, lasciando il marito nel rimpianto, ma anche nel possesso d'una villa veneta e di confortanti sostanze. Xi seguito della storia (Vendetta all'italiana appunto) prende le mosse da quel gruzzolo che Séribe, con la solita disinvolta e quasi candida mancanza di scrupoli, mette a frutto nei commerci più diversi, dalla borsa nera in avanti, sempre aiutato da un'indefettibile buona sorte. E intanto —sia pur coltivando il ricordo della generosa Gianna — continua le sue imprese di «gallo» provinciale. Ma attraverso affari ed amorazzi si porta dentro un rodio, come un cento in sospeso con la vita: la sua nascita illegittima e il desiderio di vendetta nei confronti del presunto padre, avvocato di grido ed ex gerarca sulle spalle del quale la burrasca dell'epurazione è passata senza danni. La vendetta all'italiana di Séribe passa per un letto, dov'egli seduce la moglie dell'avvocato, diventata anche sua socia in un commercio di mobili. E il seguito lasciamolo in sospeso: almeno due colpi di scena preparano un finale imprevedibile che sarebbe ingiusto anticipare al lettore. Dall'uno all'altro dei romanzi, più "corrosiva s'è fatta la satira di Pugnetti: qui, nel secondo, alle avventure di Séribe, al suo vitalismo inarrestabile fa da sfondo il plausibile ritratto d'un microcosmo provinciale del dopoguerra, in cui anziché ansie di riscatto civile e sociale dominano l'arte di arrangiarsi, il desiderio d'arricchire il più in fretta possibile, il trasformismo di grandi e meschini già compromessi con il regime. Senz'altro originale e godibile il «pastiche» linguistico inventato da Pugnetti per «MRmdflfc*ci le memorie dei suo personaggio: un misto d'italiano e di dialetto veneto contrappuntato da citazioni di melodrammi (Séribe è un patito della.lirica), Per concludere un romanzo senza preoccupazioni di «messaggio», di impatto critico con le realtà. Pugnetti sembra dire che la vita è questa, e tanto vale prenderla per quello che è: a lui importa raccontarla. Giorgio Martellini
Persone citate: Gino Pugnetti, Giorgio Martellini, Pugnetti
Luoghi citati: Milano
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