Un miliardario secondo Peyrefitte di Luciano Curino

Un miliardario secondo Peyrefitte Le fortune di Ferdinand Legros, ricco avventuriero Un miliardario secondo Peyrefitte Roger Peyrefitte SCENE DI CACCIA Garzanti, Milano 410 pagine, 7000 lire ERNAND Legros. mi- \f liardario hippy e misterioso. Casanova particolare. Certamente uno degii uomini più ricchi del mondo. Qualche anno fa i giornali affermarono che. in base a una valutazione del fisco americano, il suo patrimonio ammontava a 350 milioni di dollari. Ma, aggiunge Peyrefitte. «è lui il solo a sapere quale sia la sua fortuna. Ammesso che lo sappia davvero». Ha quattordici auto, spiega Legros, perché il tredici porta sfortuna. Naturalmente, una delle auto è una RollsRoyce: il prezzo del portachiavi d'oro cesellato con diamanti e rubini supera quello della macchina. Queste sono le cose che piacciono a Fernand Legros. Gli piacciono anche i bei ragazzi. Non ancora cinquantenne, francese per parte di padre, greco per parte di madre, egiziano di nascita, cittadinanza americana, Legros è stato ballerino nella troupe del marchese de Cuevas. poi in quella di Roland Petit. Dopo un'eredità diventa mercante d'arte. Ci sa fare. A 25 anni festeggia il primo milione di dollari. Continua a vendere impressionisti e postimpressionisti a miliardari del Texas, a sceicchi, a importanti musei. Secondo l'Interpol, che si occuperà di lui, in una decina danni vende quadri per 60 milioni di dollari. Ma non vive solo d'arte. Vende Modigliani e fucili mitragliatori Brandt; piazza i Dufy, i Degas, i Vlamink, i Picasso e anche artiglieria. Trafficante clandestino, spesso è fornitore d'armi dei due campi avversi. Altre attività: speculazioni immobiliari in Brasile e nei Caraibi. azioni nelle più disparate società, quote di pozzi petroliferi, catene di alberghi, giacimenti diamantiferi, banche la cui funzione è quella di riciclare denaro nero (la commissione è del 10 per cento). E' ambasciatore di repubbliche centroamericane ed è l'agente Colibrì della Cia, cui vengono affidate missioni perigliose perfino nella Cina comunista. Il denaro gli arriva a fiumi da cento parti. Ne spende più che può in regali e festeggiamenti sardanapalici. Un lusso smaccato riflette i gusti di Legros. «che raduna in sè le peculiarità del pascià e dell'avventuriero». Ha sempre occhiali neri e un cappello da cow-boy. anche se indossa lo smoking di seta rossa. Invece della cravatta ha fronzoli incrostati di brillanti. Case e appartamenti dappertutto. A Parigi, l'appartamento che fu del re del Marocco. Nella lista delle sue conoscenze c"è tutta la jet-societv. compresa Soraya, attori come James Dean e Marilyn Monroe. politici come Bob Kennedy e Pompidou. i supermiliardari Paul Getty, Niarcos, Onassis e il misteriosissimo Hushes. Aiuta Ciombè in una colossale operazione di valuta ed è in contatto con Ben Barka. E' semDre aitorniato da efebi. Assai spesso, scrive Peyrefitte. «il suo occhio cadde su un bel ragazzo», anche nella Cina di Mao. A uno di loro, brasiliano, regala un anello con diamante da 40 mila dollari. Legros è felice nel suo harem maschile, ma qualcuno dei bei ragazzi gli dà grattacapi. I guai peggiori per Legros incominciano dieci anni fa. quando è accusato di aver venduto quadri falsi. Nega. «Non sono un truffatore, forse soltanto un cattivo venditore. Vivo al di fuori della società: rimbecillita umana è senza limiti e io la sfrutto. Un uomo onesto è soltanto un uomo che non ha saputo essere altro» (dichiarazione riportata da un importante settimanale). E' al centro di un guazzabuglio giudiziario internazionale, conosce alcune prigioni e anche lì il suo occhio cade su bei ragazzi, più volte tenta il suicidio, subisce attentati, ha tre guardie del corpo. Questa è la storia del miliardario Legros scritta dallo «scandaloso» Peyrefitte, che nell'ultima pagina lascia il suo eroe su una Lincoln Continental corazzata (soltanto il presidente Ni;;on ne aveva un'altra simile) fra i suoi ragazzi, nel traffico di Parigi. Dove va e che ne è di lui non si sa, ma prima o poi si sentirà parlare ancora di Fernand Legros. La biografia di Peyrefitte è meticolosa, troppo, particolari da niente si prendono spazio eccessivo, appesantiscono e complicano la lettura. Probabilmente il libro ha cento pagine di più. Inoltre, si ha sempre l'impressione che l'autore non voglia o non possa dire tutto Luciano Curino 3 C

Luoghi citati: Brasile, Cina, Marocco, Milano, Parigi, Texas