«Quella polemica sul Rosmini condannato»

«Quella polemica sul Rosmini condannato» «Quella polemica sul Rosmini condannato» Ecco che cosa sosteneva il trentacinquenne don Albino Luciani nella sua tesi di laurea, su un punto della dottrina rosminiana già condannato dalia Chiesa - La formazione dell'anima e l'origine della vita Nelle rapide biografie su Giovanni Paolo I, comparse il giorno dopo la sua elezione, si è ricordata la sua tesi di laurea su Antonio Rosmini: e molti hanno creduto che indicasse, nel nuovo pontefice, una scelta rosminiana di fondo. In realtà quello studio era condotto su un punto specifico del rosminianesimo, una delle 40 proposizioni condannate nel 1888, a 33 anni dalla morte dell'autore. Specifico, ma non secondario: il tema affrontato da Rosmi¬ ni, l'origine dell'anima, coinvolge, inevitabilmente, quello dell'origine della vita. Il trentacinquenne don Luciani, nel sottolineare il suo interesse per il filosofo, «grande in altri punti», sostiene che, su questo, il suo pensiero non può coincidere con quello della Chiesa. Dopo le osservazioni ricevute, Albino Luciani avrebbe voluto rivedere la propria tesi; ma non ne ebbe più il tempo, e accettò di pubblicare l'opera nella stesura originale: con qualche ri¬ luttanza, come indica la lettera da lui inviata al segretario della Gregoriana, che qui riproduciamo. Il libro uscì a Belluno nel 1950 e in seconda edizione a Padova nel 1958; ebbe accoglienze discordi, il mondo di cultura rosminiano reagì criticamente. Abbiamo chiesto a Domenico Grasso, docente di teologia all'università Gregoriana, di illustrare i criteri dell'opera, e le indicazioni che se ne possono trarre sugli indirizzi del nuovo Papa. X L saggio di Albino Luciani, \_ L'origine dell'anima secondo Antonio Rosmini, Esposizione e critica, uscito in prima edizione nel 1950, e successivamente ripubblicato nel 1958, fa parte di quelle ricerche rosmi-' niane che negli ultimi trenta anni hanno registrato un interesse senza precedenti, influenzando il pensiero di non pochi studiosi, primo fra tutti quello di. M. F. Sciacca, convinti che le dottrine rosminiane possano contribuire a quella sintesi tra scienza e fede che è uno dei problemi che ha accompagnato la Chiesa lungo tutto l'arco della sua storia. Esso tuttavia farebbe oggi parte soltanto della «bibliografia rosminiana», se non fosse attualissimo il suo autore. Albino Luciani, infatti, è stato da qualche settimana scelto dal Collegio dei Cardinali a succedere a Paolo VI sulla cattedra di S. Pietro. Egli è il nuovo Papa che, già al suo primo apparire in pubblico, ha suscitato tante simpatie in coloro che l'hanno visto ed ascoltato. Vale perciò la pena riproporre all'attenzione dei lettori quanto egli scrisse venti e più anni fa in un lavoro che costituì la sua tesi di laurea presso l'Università Gregoriana di Roma. Oggetto dello studio del Luciani è l'origine dell'anima umana secondo il sistema rosminiano, esaminato particolarmente sotto il profilo teologico. Ecco come egli stesso si esprime: «Antonio Rosmini ha trattato spesso la questione del¬ l'origine dell'anima. La soluzione ch'egli ha proposto è, in sostanza, la seguente: in quanto sensitiva, l'anima deriva per moltiplicazione dell'anima dei genitori in seguilo all'alto generativo; l'essere ideale che le si congiunge od affaccia, la "tra- snatura" in intellettiva. Attorno a questo nucleo sostanziale ci sono però molti altri elementi storici, filosofici, teologici che il Rosmini ha considerato ed esposto e di cui si è servilo per ideare o per provare la propria soluzione». E continua: «Raccogliere insieme tutti questi elementi per dare un'idea al più possibile completa ed esatta della sentenza rosminiana e sottoporli a diligente esame è lo scopo di questo studio» (p. 7 della 1 ed.). L'Autore sa di non essere il primo a trattare dell'argomento, che anzi esso fa parte delle «questioni rosminiane più vivacemente e lungamente discusse». E' convinto però che «un esame a fondo non fu mai fatto», che «nella polemica parecchi elementi che erano essenziali per fissare ia vera mente del Rosmini furono trascurati», che «non sempre il metodo adoperato fu il migliore» (p. 7). Queste ragioni lo portano a concludere sulla necessita di una ricerca più approfondita del pensiero rosminiano. esposto in gran parte nella «Antropologia soprannaturale», condotta «sine ira et studio», -lontana cioè da ogni spirito polemico che tanto spesso ha influito sugli studiosi del Rosmini. E. infatti, il Luciani, nella prima parte del suo lavoro, ci dà un'esposizione quanto mai accurata della dottrina del Rosmini. il quale, come si sa. ritenne che il «traducianesimo spirituale» eia lui difeso non fosse contrario alla dottrina della Chiesa che insegna il «creazionismo». Per il Roveretano si tratta di una questione libera che un cattolico può sostenere senza meitcrsi in opposizione coi magistero ecclesiastico. Nella sua «esposizione» il Luciani prima ci dà i fondamenti sui quali il Rosmini appoggia le sue dottrine, poi presenta i! nucleo centrale del suo pensiero consistente nella moltiplicazione dell'anima sensitiva e nei mìo passaggio in quella intellettiva, e finalmente le preve -he egli ritiene valide a sostegno delia sua opinione. Nella seconda parte invece l'Autore valuta il pensiero dei Rosmini nei suoi elementi storici filosofici e teologici, per concludere che esso non è in armonia con l'insegnamento delia Chiesa. Una conclusione indubbiamente negativa, alla quale però egli si sente costretto dall'evidenza delle prove. Com'era da attendersi, lo studio, pur ritenuto acuto e fedele al pensiero del Rosmini, non incontrò l'approvazione e il • consenso di alcuni rosminiani. i quali mossero al Luciani le loro critiche. Ma questi, pur esprimendo il suo rammarico, tenne fermo alle sue posizioni. «Avrei desiderato, egli dice nella premessa alla seconda edizione del suo studio, di piacere ai rosminiani nella parte critica oltre che nell'esposizione. Bellunese, come Gregorio XVI che amò Rosmini c gli fece del bene, m'aveva arriso l'idea di appoggiare — sia pure da lontano — l'opera del mio illustre concittadino a favore del Roveretano. Lo studio coscienzioso dei testi m'ha invece — con mio dispiacere — convinto che il Rosmini, grande in altri punti, in questo da me esaminato dell'origine dell'anima, non è grande» (p. 5). E rispondendo a chi. recensendo il suo libro, gli aveva fatto notare che «una cattedrale non si giudica osservando solo la facciata», diceva- «£' vero. E se si fa questione di estetica, oltre che alla facciata, si darà un occhio all'insieme e all'armonizzare le linee con l'ambiente circostante. Ma se si tratta di solidità strutturale? Se siete chiamati a un collaudo di solidità? Se a questo collaudo presenzia l'architetto in persona, che vi dice: queste e non altre sono le fondamenta, questi i contrafforti, queste le chiavi di volta, saggiate questo, provate quello? E' il caso vostro. Non si tratta solo di dare dei giudizi su una teoria rosminiano. ma di darti dietro le indicazioni del Rosmini, che costruendo la sua dottrina sull'origine dell'anima umana, bacia man mano ad avvertire quali sono i fondamenti su cui costruisce» (p. 5). Ed è proprio l'analisi di questi fondamenti, afferma in sintesi fattuale Giovanni Paolo I. che non convince II traducianesimo spirituale è contrario alla dottrina della Chiesa che ammette il creazionismo Se dobbiamo giudicare :i Papa recentemente chiamato a governare la Chiesa in base alia sensibilità che si riflette m questi giudizi, possiamo dire che mentre egli si sforza di avere per l'uomo la comprensione più profonda, non e disposto a compromessi sai principi. Egli sa bene che il Rosmini e un grande pensatore, che è una delle figli re più rappresentative del clero nel secolo scorso, che avvertì come pochi i fermenti che agitavano il mondo cattolico, ma sa anche che la dottrina della Chiesa, quando è certa, supera gli uomini perché proveniente da un magistero al quale il Cristo ha promesso l'assistenza propria e quella dello Spirito Santo. In ciò questo studio giovanile del Para w t supera i limiti di una ricerca scientifica. Domenico Grasso

Luoghi citati: Belluno, Padova, Roma, S. Pietro