Terra infeconda grande paura

Terra infeconda grande paura La sovrappopolazione del mondo Terra infeconda grande paura Danila Visca IL SESSO INFECONDO Bulzoni, Roma 170 pagine, 5800 lire F INO a che punto la sovrappopolazione e l'in.cremento demografico su scala mondiale è un problema posto dalla civiltà borghese moderna? E' proprio vero che i Paesi sottosviluppati hanno ignorato il problema prima dell'avvento dei mass media? Negli ultimi anni le popolazioni sottosviluppate dell'Asia, dell'Africa e dell'America latina sono al centro dell'attenzione degli studiosi che, con l'ausilio di diverse scienze, tentano di progettare e proporre soluzioni al pericolo della possibile «fame del Duemila». Come è noto il tasso d'incremento demografico in questi continenti è uno dei più alti del mondo e crea allarmi per l'economia dell'umanità. In opposizione alle semplificazioni ideologiche di alcuni studiosi che vogliono le popolazioni dalla «mentalità primitiva» all'oscuro dei pericoli a cui la loro esistenza è esposta per l'alta prolificità, e che questa sia da loro considerata come un «valore» indiscusso, Danila Visca dimostra nel saggio II sesso in- ; fecondo quanto questa concezione sia priva di fondamento. La paura del pericolo della sovrappopolazione viene dal fondo dei tempi. A sostegno di questa opinione la Visca analizza diversi miti sull'origine della . morte (da quelli dei popoli Nyamwesi del Tanganika, dei Yoruba della Nigeria, dei Pengma Naga dell'Ass'am, a quelli degli Xosa), i quali vogliono che a determinarla sia stato il pericolo, percepito dagli stessi uomini, del sovraffollamento della Terra e della conseguente scarsità delle risorse alimentari e dello spazio vitale. Gli indigeni della Nuova Brìtannia raccontano che un tempo gli uomini non morivano, ma cambiavano la pelle come i serpenti. «La vecchia madre di To Kabinana sedette e chiese del fuoco, perché il suo corpo riprendesse forza. Ma To Kabinana rispose: "No, tu devi morire"... Cambiando pelle, gli uomini resteranno senza nutrimento, perché la terra sarà tutta piena di gente». Così, secondo il mito, To Kabinana ordina al Canguro d'orinare sul fuoco, perché la vecchia non potesse rivivere, cambiando pelle. Fra gli Xosa si narra che i loro antenati, preoccupati per l'incremento della popolazione, si riuniscono per decidere se introdurre la morte quale rimedio es tremo oppure res tare eterni ed affrontare la carestia. Non trovandosi d'accordo sul merito inviano due messaggeri a Dio. «Quelli eh, desideravano che gli uomini morissero mandarono la lucertola, gli altri il cammello. Il cammello superò la lucertola, ma perse poi tempo a mangiare e dormire, così la lucertola arrivò prima», e il creatore decretò la morte dell'uomo. Dai diversi miti presi in esame nel libro si può rilevare che non sempre l'autodecisione avviene fra gli uomini; talvolta, come narra questo mito degli Xosa, è un essere sovrumano a decidere, sollecitato dalla preoccupazione espressa dai «terrestri». Danila Visca non si limita solo ad analizzare i miti sull'origine della morte, ma mette in evidenza le motivazioni economiche, psicologiche e sociali che hanno portato i popoli dell'Asia, dell'Australia, dell'America meridionale e settentrionale ecc. ad usare nella realtà l'aborto (clandestino), l'infanticidio e la contraccezione. Dove questo problema non è sentito, come nell'Africa del Sud, è dovuto al perseverare di «un modello di comportamento volto all'esaltazione della discendenza del clan o del lignaggio, che sembra prescindere da eventuali considerazioni di ordine economicistico». La responsabilità del nascere (o non nascere) alla vita, quasi in tutti i continenti presi in esame dalla Visca, è assunta dalle donne che attuano una «politica» rivolta verso una «maternità consapevole assai simile, per motivazioni e fini, a quella che i movimenti femministi delle nostre società occidentali credono di aver solo recentemente inventato e propagandato». Rosa Giannetta

Persone citate: Bulzoni, Danila Visca, Naga, Rosa Giannetta, Visca

Luoghi citati: Africa, Africa Del Sud, America, Asia, Australia, Nigeria, Roma, Tanganika