André Gide esegeta del delitto

André Gide esegeta del delitto André Gide esegeta del delitto Lo scrittore fu giurato ai processo contro Marcel Redureau, vide esemplificata la sua tesi dell'atto gratuito André Gide IL CASO REDUREAU Sederlo editore, Palermo 128 pagine, 4500 lire NEL 1912, la curiosità spinge Gide ad accettare di far parte dei giurati della corte d'assise di Rouen. Voleva rendersi conto da vicino di come funzio-' nasse la macchina della giustizia, osservare dall'interno i comportamenti sia di coloro che avevano infranto le leggi della società in cui vivevano, sia di coloro che avevano il compito di punire chi andava contro la legge, diventando in questo modo i difensori e i protettori di quella stessa società offesa. n suo interesse era concentrato tutto su d'un problema fondamentale: che cos'era che faceva scattare o metteva in movimento un certo meccanismo all'interno dell'individuo che lo portava irresistibilmente a compiere un delitto. Domanda che resta senza risposta per Gide, restando egli all'esterno di tutti i processi psicologici o psicanalitici. Ha però modo di notare come anche la giustizia, quella che deve giudicare e . punire, non superi le barrie- ' re, non rompa le corazze, che l'io del reo pone fra sé e gli altri, limitandosi a preoccuparsi di sapere dai luminari r della scienza, periti di turno, se chi ha commesso l'azione, nel momento in cui la commetteva, era capace d'intendere e di volere, era in sé o fuori di sé, e ciò per far scattare, o no. tutta la serie delle attenuanti. E si rifà a quelle lontana' esperienza, nel 1930, quando inizia a pubblicare una collana, dal titolo «non giudica- • te», nella quale si propone di sottoporre al pubblico tutta una serie di casi impossibili da capire coi parametri della psicologia tradizionale. Il Caso Redureau è il primo documento che viene sottoposto all'esame dei lettori. Marcel Redureau ha 15 anni quando, il 30 settembre 1913, ammazza il padrone, col quale stava torchiando, poi. armatosi della specie di roncola che ha usato per finire padron Mabit, sale in casa e uccide la moglie, la suocera, la giovane cameriera e tre dei quattro figli, in tutto, sette persone. Il ragazzo, trovato nei paraggi il mattino dopo, ancora imbrattato di sangue, viene immediatamente arrestato. e dopo poco confessa il plurimo delitto. Prima di commettere il crimine, Redureau non aveva nessuna intenzione di commetterlo, ecco il fatto che sconcerta Gide, come un > tempo aveva sconcertato i giudici: un ragazzo di 15 anni, perfettamente sano, di onesta e laboriosa famiglia, onesto e laborioso anche lui fino a quel momento, sol-, tanto un po' chiuso, che improvvisamente, senza nessuna motivazione apparente, non per furto, per gelosia, odio, amore contrastato o altro, uccide sette persone. E' un «caso» che non si riesce a catalogare o riconoscere' nella statistica. Nasce quella che per Gide sarà quasi una teoria, la tesi dell'atto gratuito, che ha esemplificato ne I sotterra¬ nei del Vaticano, quando Lafcadio riuscirà a «commettere un delitto assolutamente immotivato». Ma se nel romanzo l'impegno di Gide resta a livello di ricerca letteraria, nei «dossier» giudiziari il suo interesse è ben ; preciso, è quello di venire incontro, di aiutare in qualche modo a capire, non limitarsi soltanto a condannare, senza riuscire a penetrare nelle regioni inesplorate dell'animo umano. Perciò, si affratta a dire al lettore: «Ci metteremo di fronte ai fatti non come davanti a un quadro o a un romanzo, ma da naturalisti». E l'invito è valido anche per il lettore di oggi. Sergio Zoppi

Persone citate: André, André Gide, Gide, Sergio Zoppi

Luoghi citati: Palermo