Ma la conoscenza ha qualche ombra
Ma la conoscenza ha qualche ombra Ma la conoscenza ha qualche ombra c OME nei due precedenti volumi, anche in questo terzo tomo dell'Enciclopedia Einaudi non mancano voci specificamente filosofiche. Certo, sono ormai definitivamente tramontati i tempi nei quali alla Filosofia era dedicato il primo posto in un'ideale gerarchia d'importanza (e, conseguentemente, di spazio) delle varie discipline. E un altro tramonto va registrato: quello della propensione ad attribuire ai filosofi la responsabilità di voci riguardanti uno spettro smisuratamente ampio di cognizioni e concetti. Oggi la filosofia rinuncia — più o meno volentieri — a determinate competenze territoriali, che vengono «girate» ad altri studiosi e ad altri esperti. Correlativamente, sono cresciute e diventate adulte tutta una serie di discipline —dalla logica all'epistemologia, alle scienze umane —ormai sostanzialmente autonome dalla comune matrice filosofica. Non stupisce quindi (e fa anzi piacere) che gli organizzatori culturali dell'Enciclopedia abbiano assegnato non pochi lemmi, considerati «filosofici» dalla tradizione non meno che dall'opinione comune, a specialisti di «materie» particolari. Cosi ad esempio, la complessa problematica della Cognizione è stata affidata allo psicologo R. Droz, che l'ha illustrata in modo estremamente chiaro, offrendo numerosi dati e considerazioni teoriche sulle quali converrà tornare a riflettere. Così, ancora, la v. Combinatoria è giustamente opera di un «tecnico» come P. Rosenstiehl — al quale eventualmente sarà da rimproverare solo un eccesso di specialismo. o almeno un'insufficiente mediazione tra gli aspetti più ardui delle questioni da lui affrontate e la possibilità di comprensione da parte di lettori anche non impreparati. Le principali voci redatte invece da filosofi professionali sono Coscienzaiautocoscienza (G. Bedeschi), Concetto (J. Vuulemin), Convenzione (S. Amsterdamski) e Conoscenza (F. Gii). Il primo merito deU'autore di quest'ultima voce è di essersi sforzato di sottolineare l'esistenza nella civiltà occidentale (ma perché non fare un cenno anche all'orientale?) di teorie e pratiche della conoscenza profondamente diverse: la conoscenza orale e la conoscenza scritta, la conoscenza esoterica (ad es.. la cabalistica) e la conoscenza scientifica. L'illustrazione della genesi e dei caratteri di quest'ultima modalità cognitiva è assai valida. Dispiace un po', invece, che l'autore non abbia accentuato di più l'irriducibile pluralità dei modelli gnoseologici affermatisi nell'età moderna e contemporanea. Non sarebbe stato male spendere qualche parola sulle teorie cognitive del fisicalismo e dello strutturalismo, che per certi aspetti portano alle estreme conseguenze istanze fortemente radicate nella tradizione intellettuale europea. Parallelamente, sarebbe stato opportuno accennare ai progetti di allargamento, o di liberalizzazione della conoscenza operati dai filosofi analitici inglesi, da taluni critici dell'empirismo logico, da certi esponenti della fenomenologia e dell'ermeneutica. Se ad alcuni lettori apparirà senz'altro strana la completa trascuranza delle versioni storicistica, ermeneutica, dialettica della conoscenza, ad altri risulterà piuttosto discutibile l'assoluto silenzio intorno al pensiero negativo, nella versione sia tedesca che francese. Giacché è un fatto che Nietzsche e Heidegger. Adorno e Benjamin, nonché i «de-costruttori» Foucault e Derrida hanno elaborato modelli di conoscenza il cui rilievo nel dibattito teorico odierno (al di là delle valutazioni che se ne possono dare* è difficilmente contestabile. Ma queste riserve non inficiano il notevole valore complessivo del saggio di Gii, che contiene prese di posizione (ad esempio contro Piaget), manifestazioni di simpatia (ad esempio per Toulmin; e indicazioni programmatiche (ad esempio a favore di una conoscenza come "attività strategica", attenta più alle "condizioni effettive della cognizione" che a certe sistemazioni teorico-formali della conoscenza) che ci sembrano da sottoscrivere interamente. Sergio Moravia
Persone citate: Bedeschi, Derrida, Droz, Foucault, Heidegger, Nietzsche, Sergio Moravia
Luoghi citati: Ome
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