Il «dissenso» voce strozzata
Il «dissenso» voce strozzata La dura repressione in Urss Il «dissenso» voce strozzata Iprocessi celebrati nellUrss contro Ginzburg, Sharanski ed altri hanno riproposto con drammaticità ii problema de! «dissenso». L'importanza della difesa dei diritti civili è stata riconfermata in un equilibrato e fermo messaggio che il Presidente delia Repubblica Pertini ha inviato in quest'occasione al Presidente del presidio del Soviet supremo deli'Urss Breznev. Vasta eco i nuovi processi con i nuovi «dissidenti» hanno avuto tra le fo^ze politiche italiane. Anche il partito comunista italiano ha espresso Sa sua riprovazione per simili azioni che sono giuridicamente manchevoli oltre che politicamente, riprovevoli. L'editoria italiana ha fatto molto per permettere una conoscenza diretta delle varie posizioni del «dissenso» sovietico, pub- • bucando le opere di autori come Solzenicyn, Sacharov, Medvedev. Abbiamo chiesto a Vittorio Strada un intervento sul libro di Piero Sinatti, «Il dissenso in Urss nell'epoca di Breznev» (Vallecchi, p3^tH6 v30j \mm W WWW ^ CSllC* luce dei recenti processi di Mosca. IL dissenso sovietico è ormai noto anche in Italia grazie a iniziative editoriali che hanno fatto (e faranno) conoscere i testi principali di questo movimento d'opposizione. Su questa base di documentazione la stampa quotidiana e gli inteneriti politici mantengono vivo l'interesse verso gli aspetti più drammatici di questo fenomeno. Dei dissenso si conoscono le varie tendenze, le inanniori ligure, le più forti testimonianze. Resta aperto il campo all'interpretazione di tutto questo materiale, interpretazione che non può essere fredda e distaccata, ma che investe tutto il nostro modo di pensare politico, la stessa prospettiva del nostro impegno. Esprimere solidarietà ai dissidenti non basta: bisogna studiare in profondità le radici storiche della realtà che li ha formati e analizzare con spirito critico i contributi, assai diversi per direzione e valore, che i dissidenti offrono alla comprensione delie questioni attuali. Al di là dei dibattiti politici c'è però una realtà più minuta ma forse anche più essenziale: la realtà quotidiana nella quale i dissidenti si trovano a operare. Una realtà che non è caratterizzata soltanto da quella repressione poliziesca che con preoccupante frequenza arresti, processi, condanne, espulsioni documentano. L'altro elemento costante delle società che generano il dissenso come un fatto anomalo da reprimere è l'assenza di informazione. La stampa periodica offre un'informazione che più che falsificata e lacunosa (e tale è indubbiamente) è rituale e ossessiva. Il cittadino non può ricorrere alla stampa estera, che per lo più gli è inaccessibile. In questi ultimi anni. però, si fa largo uso dell'informazione radiofonica di apposite stazioni straniere che trasmettono in varie lingue, in particolare in russo. Per il dissenso si è posto quindi il problema non tanto di una controinformazione, bensì di una vera e propria informazione interna. L'organo principale di questa informazione dissidente è. da una decina d'anni, la Cronaca degli avvenimenti correnti, di cui ora è uscita un'antologia a cura di Piero Sinatti (// dissenso in Urss nell'epoca di Breznev. Vallecchi, pagg. 330. L. 6500). Il libro riesce a dare il senso del lavoro minuzioso, oltre che pericoloso, che i dissidenti devono svolgere per far giungere a una cerchia abbastanza larga (ma pur sempre minima rispetto alla vastità della popolazione) notizie che. in qualsiasi Paese civile, sono di dominio pubblico. Naturalmente, la Cronaca non è un organo a stampa, bensì dattiloscritto e si basa su una collaborazione di un lettore che spesso è anche dattilografo, cioè moltiplicatore, oltre che diffusore, del testo che legge (a suo rischio e pericolo). A dire l'assurdità kafkiana della situazione basta il fatto che le macchine fotocopiatrici. nell'Urss. sono tutte sotto controllo (e non in vendita a privati) e il loro uso richiede speciale autorizzazione. Non resta che la macchina per scrivere, in quanto sarebbe impossibile proibire anche queste. Senza conoscere libri come quello curato da Sinatti è impossibile (o scorretto) parlare della stampa e della sua libertà. Vittorio Strada
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