Un segno e fu II Politecnico

Un segno e fu II Politecnico Munari ricorda il «mestiere di grafico» fatto da Albe Steiner Un segno e fu II Politecnico Albe Steiner IL MESTIERE DI GRAFICO Einaudi. Torino 232 pagine. 15.000 lire A LBE Steiner era un grafico, un progettista grafico, un professionista, uno di quelli che sanno scegliere un carattere tipografico ner uno stampato, che sanai-, scegliere quello giulio perché li conoscono tu'.ti. Che sunne quai è quello giu.-to perché è quel carattere che ir quell'use- dato, si legge meglio. E sanno che >i lesse meglio perché e stato progeitato bene, senza elementi visivi ridondanti e senza svolazzi o elementi di gusto che rendono piacevoli le singole lettere ma rendono anche difficile la lettura. Steiner conosceva anche il \alore dello spazio bianco tra una lettera e l'altra, tra una parola e l'altra, tra una riga e l'altra, in un testo stampato in una pagina ui un libro. Perché un bravo grafico, un professionista, deve anche sapere che una spaziatura e una interlineatura giuste facilitano la lettura. Perché l'intervento di un grafico in uno stampato non è. come ancora moiri credono, opera dell'estro artistico, intervento dell'artista che ha una idea brillante: é solamente l'intervento di un competente che sa risolvere dei problemi di comunicazione visiva. Ma li sa risolvere non perché è un artista, ma perché ha quella specifica com¬ petenza che gii fa vedere subito dove sono gli sbagli e li sa risolvere. Se Steiner fosse stato chiamato a giudicare lo stemma della Repubblica Italiana, lo avrebbe certamente bocciato perché non è uno stemma ma può andar bene, tutt'al più per una fabbrica di biciclette degli Anni Venti. Perché quando è ridotto a cinque millimetri di baie, in un biglietto o in una medaglia, non lo si vede più. si impasta tutto: perché l'ingranaggio è un elemento sconosciuto in una civiltà elettronica, perché l'alloro e la quercia è pura retorica, eccetera. Tutte cose che non erano conosciute dalie autorità che hanno ap- provato lo stemma, per incompetenza, h molto snesso l'incompetenza grafica, o della comunicazione \ isiva. va a braccetto con l'autorità politica. E immagino g :c-rz! ciu dov uto sostenere Steiner per far accettare dal sik> partito le sue proposte grafiche. Ancor oggi, infatti. i'L nini. come il Corriere delia Sem e altri quotidiani, ignorano completamente le più elementari regole grafiche, di buona lettura, di impaginazione chiara i non dico artistica) di uso di caratteri puri (che vuol dire più leggibili) invece che bastardi, e via dicendo. Steiner sapeva bene che l'educazione visiva fa parte della crescita culturale di una società, ed c per questo che aveva sviluppato sempre più la sua attività didattica, per preparare una nuova società meno ignorante e presuntuosa di quella attuale: visto che il pensiero degli adulti non è più modificabile. Qualche anno là e stato celebrato il centenario di un grande quotidiano italiano, ebbene, questo quotidiano è ancora impaginato graficamente come cento anni fa. come se nel campo della comunicazione visiva non fosse accaduto nulla: ancora con gli stessi caratteri bastardi messi nella pagina «secondo la tradizione». Per questa gente la tradizione è qualcosa da ripetere, e invece è qualcosa da costruire ogni giorno, da metterne a punto i valori oggettivi e comunicarli come faceva Steiner per la grafica, cosi che l'insieme della tradizione, l'insieme del meglio di ognuno che dà alla comunità sia sempre vivo e attuale. Steiner sapeva bene tutto ciò e forse lo sapeva anche prima di molti altri grafici che si dilettavano e si dilettano ancora con estrosità soggettive per stare alla moda. Steiner aveva già abolito nel sv^j^^^ro la suddivisione della comunicazione visiva in arte pura e arte applicata: egli era un vero progettista grafico, e non pensava certo alla pittura quando faceva un bozzetto per la stampa. Anche perché non c'entrava per nulla: la stampa ha i suoi mezzi tecnici e la pittura i suoi. Infatti i bozzetti pittorici fatti per la grafica sono tecnicamente sbagliati perché non tengono conto della tecnica di stampa e costringono la tipografia a imitare la pittura coi risultato di un bel pasticcio, ma firmato. Credo di dover ringraziare Albe Steiner anche a nome di tutti i grafici, per il suo esempio di comportamento professionale, dal quale abbiamo ancora molto da imparare, per la modestia e la competenza, per la metodologia progettuale, perii suo impegno sociale. Certo che, ■ •negli Anni Quaranta quando Steiner comincio, forse anche negli Anni Trenta, ben poche erano le persone che allora potevano capire i nostri lavori grafici. Fra queste dobbiamo ricordare Adriano Olivetti e Antonio Boggeri. Olivetti per la sua sensibilità orientata all'immagine dell'azienda, dove aveva chiamato a lavorare personalità di rilievo come Nizzoli e Pintori. Boggeri perché in quegli anni fondava il suo Studio Boggeri e chiamava in Italia personalità come Max Huber. Walter Ballmer. Xanti Schavvinsky appena uscito dalla Bauhaus. Era una vera soddisfazione lavorare per dei competenti. Più avanti nel tempo il numero delle persone che apprezzavano, e richiedevano un lavoro grafico ben fatto crebbe e cosi Steiner si applicò al rinnovamento di Case Editrici, di Industrie e di Imprese, sempre se¬ condo il suo principio di mettere ordine nel caos. Di divulgare .e regole grafiche per una giusta costruzione di un messaggio v isìvo. di far conoscere ed apprezzare il lavoro grafico. Se ossi vediamo un libro ben stampato, curato in ogni particolare, lo dobbiamo anche a Steiner, al suo tenace lavoro. Una volta gli editori facevano fare la copertina di un libro a un pittore e tutto il resto lo faceva il tipografo. Oggi i libri italiani possono benissimo competere, come aspetto grafico, con qualunque editore de! mondo. Manifesti italiani fanno parte di collezioni iirafiche nei più moderni Musei del mondo. I libri e le riviste di grafica dei Paesi più evoluti pubblicano spesso opere di grafici italiani. Tutta ia comunicazione visiva, dalla segnaletica alla propaganda, dall'imballaggio alla vetrinistica, dalla progettazione di caratteri da stampa a quella di stampati originali, sono ormai a livello internazionale. Speriamo che se ne accorgano anche le autorità incompetenti. Bruno Munari

Luoghi citati: Italia, Lbe Steiner, Musei, Repubblica Italiana, Torino