Questo mondo mi va stretto di Guido Ceronetti

Questo mondo mi va stretto / corrosivi elzeviri di Cerometti Questo mondo mi va stretto Guido Ceronetti LA MUSA ULCEROSA Rusconi, Milano, 423 pagine, 10.500 lire UNA volta, di un libro di non fiction — per esempio un saggio critico, una biografia, uno studio storico o scientifico —di cui si volesse parlar bene, si diceva: è appassionante (o divertente) cóme un romanzo. Anche se l'immagine risulta un po' appannata, oggi, dal fatto che i romanzi sono spesso noiosi come il più noioso dei trattati di statistica, verrebbe voglia di rimetterla in uso per questo grosso volume nel quale Ceronetti ha raccolto una quantità di elzeviri, interventi satirici, testi di «varietà» pubblicati negli scorsi anni —soprattutto dal '70 in poi —su giornali e periodici. Il libro è in qualche modo complementare di quello — La carta è stanca — che Ceronetti ha pubblicato due anni fa da Adelphi. Là figurava, non dico la prima scelta, ma certamente la serie dei pezzi più «pregiati», molti su questioni di letteratura e d'arte, altri su temi di morale e di costume nell'accezione alta del termine. Qui, invece, c'è un affastellarsi leggero e imprevedibile di spunti casuali, veloci, fortemente deperibili, sempre riscattati dall'ingegnosità delle argomentazioni e del lessico e dall'apocalittica asprezza dell'umore. I registri sono parecchi, e vanno messi in relazione, tra l'altro, con le diverse sedi alle quali i singoli «pezzi» erano in partenza destinati: dalla rivistina snobistico-beffarda alla rivista letteraria «ufficiale», dal quotidiano d'informazione al settimanale d'opinione. Il discorso presenta così, volta a volta, la superficie liscia e variegata deìl'eocploit parodistico, dello scherzo filologico, magari del nonsense, e quella fittamente lavorata del sermone o del racconto: il colore della meditazione e quello dell'epigramma, della battuta, del calembour... A unificare l'insieme, rendendolo — appunto —fluido e fluidamente percorribile come un solo labirinto, come una sola e accattivante ipotesi narrativa, è ovviamente la scrittura. Lungi da me la pretesa di scoprire o descrivere, qui, la scrittura di Ceronetti, così limpida e al tempo stesso capziosa, così abile e ambigua nel conciliare la raffinata pacatezza dell'erudito con i bruschi e perfetti cambiamenti di ritmo dell'«artista», dello scrittore fantastico. Mai, forse, come in queste pagine fortunose e volanti, in questi fogli di calendario agitati e mischiati da una sorta di ventilatore invisibile. Ceronetti è stato così vicino alla verità segreta del proprio modello, alla realizzazione del progetto-paradosso di moralità surreale che da anni attraversa tutti i suoi libri e i suoi gesti espressivi, da quelli del prosatore e del critico a quelli del poeta in versi e persino dèi traduttore. Un'ultima cosa. Ceronetti ha fama di essere «reazionario», e lui stesso, molte volte, ha l'aria di divertirsi a crederle. Personalmente, ho parecchi dubbi circa la sensatezza del termine, almeno nel suo uso corrente. E' vero, Ceronetti «reagisce», con tutte le sue forze, con tutto il suo humour sprezzante e corrosivo, a un secolo e a una società che non ama. alla violenza e alla volgarità dei mass media, alla dittatura del luogo comune, al ricatto dell'ideologia. Se questo vuol dire essere «reazionario», può darsi che Ceronetti lo sia. Ma mi chiedo se ci sono molti altri modi, oggi, per uno scrittore in quanto tale, di dare il suo modesto contributo alla sempre più difficile abitabilità del mondo. Giovanni Raboni

Persone citate: Ceronetti, Giovanni Raboni, Rusconi

Luoghi citati: Adelphi, Milano