Nelle Logge dipinse anche i miti pagani

Nelle Logge dipinse anche i miti pagani Uno studio sugli affreschi di Raffaello Nelle Logge dipinse anche i miti pagani Nicole Dacos. LE LOGGE DI RAFFAELLO Istituto Poligrafico dello Stato Roma, 60.000 lire LE logge il Bramante le concepì come successione di arcate leggere, destinate a mascherare il palazzo duecentesco del Vaticano; quando mori, nel 1514. designò Raffaello come suo successore nella direzione dei lavori. Il giovarissimo urbinate, bello, elegante, sensibile ai vari influssi formali e culturali del tempo, attorniato da una schiera di allievi, con il loro aiuto eseguì la decorazione meravigliosa del triplice portico; ma il progetto era soltanto suo. Pei trecento anni esso rimase aperto alle intemperie (le vetrate attuali sono del secolo scorso) e suscitò l'ammirazione incondizionata di viaggiatori e studiosi . d'ogni tempo; eppure, l'insigne studiosa belga, Nicole Dacos. per la prima ne ha eseguito un esame minuzioso. Gli affreschi e gli stucchi, dopo tanto sole e vento, appaiono oggi velati della stessa patina di quelli antichi che furono i loro modelli: da nuovi, dovevano essere d'una vivacità smagliante. Regnava Leone X, il papa dei Medici. Aveva portato a Roma un gusto d'arte raffinato che si nutriva non solo di cultura classica e biblica ma anche di riesumate dottrine platoniche e neoplatoniche di cui era permeato i'ambiente fiorentino: attraverso ii bello, quasi tenue velame, l'anima contempla il divino. Un altro motivo inconsapevole — più profondo del gusto o della moda — lo induceva a prediligere la serena perfezione delle forme classi- che. che sono sempre state il messaggio d'un potere che si proclama universale e perenne: la volontà che tale fosse l'autorità della Chiesa, proprio negli anni in cui essa era incrinata da fermenti teologici e sociali, maturava l'imminente protesta di Lutero; Michelangelo nella Sistina si opponeva ad essa attraverso il linguaggio delle sue immagini, ma involontariamente ne accoglieva i fremiti nelle sue visioni cupamente drammatiche. Di questi molteplici filoni ispiratori Raffaello fu interprete squisito. Sulle volte, le lunette, i sottarchi, i pilastri cosparse a piene mani pitture, stucchi e rilievi d'una bellezza stupenda. I contemporanei stessi si rendevano conto d'essere in presenza d'un prodigio; nel dare notizia a Isabella d'Este del lavoro. Baldesar Castiglione scrisse: «Belle, al possibile!». ,\ i ci ; ÌÌTO!R*lili'/3 e r un volume sulla Domus Aurea, la fastosa casa di Nerone sul Colle Oppio, espone oggi il risultalo di pazienti studi e raffronti in un bellissimo volume edito dall'Istituto Poligrafico dello Stato. Essa ci mostra l'opera nel disegno compositivo e nei particolari, ne rileva le componenti iconografiche, le fonti, i soggetti. i moduli stilistici, individua l'intenzione edificante, l'ideazione del complesso e i rispettivi ruoli di Raffaello e dei discepoli. I giovani, innamorati dell'antico, si calavano legandosi con funi entro quegli «antri muscosi», percorrevano i cunicoli del palazzo neroniano (e perciò alcuni soggetti, fauni, ninfe, satiri, sono detti «grottescili») si impadronivano di quel repertorio di immagini, copiavano viticci, festoni, palmette. prospettive irreali. Ma non furono soltanto gli affreschi romani i modelli di quei fervidi studiosi dell'arte classica: Pompei dormiva ancora il suo sonno millenario sotto una coltre di lava, ma non mancavano sarcofagi, medaglie, pietre incise (i Medici ne possedevano una collezione che. al momento della calata di Carlo Vili, impegnarono a Roma, al banco di Agostino Chigi: Raffaello può averla vista). In' questa ricchissima decorazione delle Logge, l'archeologia non è soltanto un freddo modello accademico, com'è avvenuto anche nelle copie delle Logge stesse, ad esempio quelle che Caterina di Russia volle all'Ermitage. né reminiscenza erudita: ne è rivissuto lo spirito; tanto che le scene dell'Antico e del Nuovo Testamento vi appaiono come un diverso ciclo mitologico e persino nelle scene desunte da modelli paleocristiani il classicismo assimilato da Raffaello ha lasciato la sua impronta armoniosa. In alcuni animali, che erano cura particolare di Giovanni da Udine, la 'studiosa ha riconosciuto specie che si trovano soltanto in America, ed ha supposto che i pittori li abbiano visti nella raccolta che il papa teneva nei Giardini Vaticani: potrebbe averglieli donati il re del Portogallo che nel I5I4 gli aveva mandato alcuni esemplari rari. Mentre dipingeva queste volte e portava a termine la Villa Lame sul Gianicolo, Raffaello era già minato dal male che lo spense trentenne nel 1520: si direbbe che si sia allontanato dalla vita sorridendo, spargendo fiori e frutta dietro di sé. E' sepolto nel Pantheon e l'iscrizione sulla sua tomba forse Ita ispirato il commento di Montesquieu a questo capolavoro: «Ce n'esl poi ni de la pein- ture: c'est la nature méme.'». Lidia Storoni mT- >

Persone citate: Agostino Chigi, Baldesar, Castiglione, Isabella D'este, Leone X, Lidia Storoni, Lutero, Nerone, Nicole Dacos

Luoghi citati: America, Pompei, Portogallo, Roma, Russia, Udine