Uno statuto degli educatori

Uno statuto degli educatori Uno statuto degli educatori Aldo Visalberghi analizza i problemi della ricerca pedagogica Aldo Visalberghi PEDAGOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE con la collaborazione di Roberto Maragliano e Benedetto Vertecchi Oscar Studio Mondadori Milano, 334 pagine 4000 lire E, opportuno e significativo che questo volume esca in una collana di larga diffusione, anche al di fuori di ambienti specialistici e scolastici. Si tratta di un libro che supera la tradizionale dicotomia pedagogica fra testi per addetti ai lavori e testi per insegnanti. Il discorso sui rapporti di struttura tra pedagogia, filosofia dell'educazione e scienze dell'educazione si salda sempre — ed è uno fra i meriti del volume — con le prospettive operative che ne derivano. Su entrambi i versanti c'è quindi un continuo riferimento critico ai temi più avanzati della pedagogia contemporanea, fra cui spiccano quelli della programmazione, della valutazione, della sperimentazione, della valutazione e della partecipazione. Si respira in tutto il volume la prolungata consuetudine dei suoi autori tanto con i più smaliziati costrutti teorici e metodologici, che con il più accreditato territorio internazionale della ricerca educativa. Maragliano e Vertecchi trattano della psicologia, della sociologia, della pratica e della ricerca educativa, con specifici riferimenti, all'approccio sui contenuti, ai mezzi didattici e tecnologici dell'insegnamento, alla verifica del prodotto scolastico. Visalberghi discute gli argomenti relativi a una «enciclopedia» pedagogica delle scienze educative, in rapporto alla formazione degli insegnanti e ai nodi più attuali della realtà socioeconomica. In appendice è riportato un intervento dello stesso Visalberghi, che è superfluo ricordare come uno dei più prestigiosi pedagogisti italiani di schietto impegno laico e democratico, sulla ricerca nella scuola primaria, e la valutazione generale dei risultati IEA in Italia e delle ricerche connesse. Il tutto con ampie bibliografie. Fra i tanti motivi sviluppati dal volume, ci soffermiamo sullo statuto della ricerca educativa. E' un punto su cui la pedagogia italiana sta conducendo da qualche tempo un lavoro di tutto rilievo, e si pensi soltanto a questo proposito ai contributi recenti di Alberto Granese per «La Nuova Italia» e gli Editori Riuniti, e al numero speciale di «Scuola e Città» del gennaio-febbraio '76 curato da Giovanni Maria Bertin. Secondo Visalberghi, «è ben legittimo parlare ancora di pedagogia, per indicare l'approccio più generale e progettualmente impegnato ai problemi educativi». Permane cioè «l'esigenza di un'impostazione unitaria che sia insieme consapevolezza, storico-critica, analisi filosofica ed epistemologica, chiara intenzionalità operativa». Esiste dunque, tra pedagogia e scienze dell'educazione, «un nesso, non un'opposizione». E più in particolare, «Za filosofia dell'educazione non è una parte della filosofia», né una «filosofia applicata» o solamente una «riflessione generale» sull'educazione, «ma l'intera filosofia considerata sotto una certa angolatura». Neppure si può vagheggiare l'idea «di una scienza dell'educazione unica e onnicomprensiva», per cui la cultura pedagogica «dovrà rifarsi a una molteplicità di scienze dell'educazione, e non a un corpo unitario e sistematico di conoscenze». In questo senso «la pedagogia ha ormai assunto in modo chiaro e irreversibile veste e impostazione scientifica a largo respiro. Riccardo Massa

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