La bella Castiglione era un agente segreto?

La bella Castiglione era un agente segreto? La bella Castiglione era un agente segreto? Massimo Grillandi LA CONTESSA pi CASTIGLIONE Rusconi, Milano parine 333,11.000 lire L'IMMORTALITÀ' si conquista col genio o con l'eroismo. La si conquista anche con la bellezza: a provare questa verità, lasciando da parte gli estremi esempi del mondo classico, Aspasia, Frine o Cleopatra, basterebbe Virginia Oldoini, contessa Verasis di Castiglione e di Costigliele, la Castiglione, la bella Nicchia, i nomi appunto con cui ha raggiunto l'immortalità. Il suo più recente biografo, Massimo Grillandi, lo dimostra, non solo con la folta bibliografia che chiude il volume, ma anche con la segreta adorante ammirazione che traspare da ogni riga del suo libro. Ammirazione per la bellezza, che, diciamolo subito, ognuno condivide, guardando gli innumerevoli ritratti o leggendo le descrizioni dei contemporanei, persino dei malevoli; ammirazione però che richiede certe riserve, una più prudente analisi, se dall'avvenenza fisica, incontestabile, si passa a giudicare dell'opera che questa bella tra le belle avrebbe compiuto nel campo della politica, a favore dell'unità italiana. Che fosse anche intelligente, non vi è dubbio, di un'intelligenza portata all'intrigo e all'autoesaltazione, frutto dell'inevitabile narcisismo di una ragazza che a 15 anni si è sentita proclamare la più bella del sUo tempo e che quattro anni dopo, a 19, era l'amante di un sovrano, arbitro in quel momento delle sorti d'Europa. Nel frattempo, diciassettenne,' aveva sposato il conte Francesco Verasis di Castiglione, cugino di Cavour, dopo essere stata molto probabilmente l'amante di Ambrogio Dona, di cui sedurrà anche i due fratelli minori. Del successo, anzi dello stupore, che solleveranno la sua bellezza e l'audacia dei suoi abiti al suo apparire alle Tuileries, sono innumerevoli le testimonianze, raccolte anche dai precedenti biografi, dal Loliée al Mazzucchetti, così come è innegabile che sia Cavour che Vittorio Emanuele (che, per dirla col linguaggio del tempo, aveva goduto e godrà dei suoi favori) l'avessero incaricata di attirare con la sua seduzione l'interesse dell 'imperatore sulla «questione italiana» — che proprio in quel tempo Cavour aveva sollevato al Congresso di Parigi—munendola addirittura di un cifrario. Clie poi Napoleone, oltre che a interessarsi alla sua giovanile bellezza, si fosse anche interessato, grazie a lei, all'Italia, resta da dimostrare, nonostante la Nicchia lo abbia proclamato alto e forte, ricevendo addirittura da Vittorio Emanuele e poi da Umberto I una pensione di mille lire al mese come benemerita della patria. Del resto, la relazione con Napoleone III, che dava fastidio a molti politici francesi e suscitava la particolare gelosia dell'imperatrice, durò poco, troncata dalla pugnalata dell'agente corso Griscelli che uccidendo l'innocente amante di una cameriera (o forse una guardia di pubblica sicurezza), simulò di aver sventato un attentato all'imperatore in casa della contessa. Ne seguì lo sfavore imperiale e l'espulsione dalla Francia. Dell'epoca del suo forzato ritorno a Torino e dell'eremitaggio in collimi è l'incontro con Henry d'Ideville, che dipinse di lei un ritratto delicato e fedele, che presentammo al pubblico italiano con l'edizione longanesiana del primo volume del Journal del diplomatico francese, qui largamente citato. La Castiglione ha allora 23 anni e parla come se la sua vita fosse fini-, ta. Invece tornerà a brillare ancora a Torino, a Parigi, a Londra, con una serie di amanti di cui sarebbe riuscito difficile a Grillandi stabilire una lista attendibile. Tre dinastie, i Savoia, i Bonaparte, gli Orléans (coi duchi d'Aumale e di Chartres) vi avrebbero il loro posto, accanto a banchieri come Rothschild, Laffitte, Bauer — poicìié Virginia oltre che della politica pretende di avere anche il genio degli affari — a giovani ufficiali, come Faà di Bruno, eroe di Lissa e l'Acton in Italia, in Francia, Estancelin, il grande amico, l'ambasciatore La Tour d'Auvergne, e il compagno dei giorni bui, Paul de Cassagnac, giornalista bonapartista. Patetici personaggi, accanto a lei, Francesco Verasis di Castiglione, marito infelicissimo, che morirà cadendo da cavallo. Abbiamo detto della passione della contessa per gli affari, per le mediazioni di grandi combinazioni finanziarie: questo la porterà addirittura a negoziare un prestito dei Rothschild a Pio IX, tramite il cardinale Antonelli, ravvicinata forse al prelato dalla comune passione per i gioielli Piuttosto ricca, anche se il suo patrimonio era male amministrato, padrona di un tesoro di pietre preziose, pianse miseria, si fece fare prestiti dagli amici banchieri, che spesso non restituì. Della passione per gli affari, Grillandi cita un episodio curioso: per indurre, dopo il 70, il ministero degli Esteri italiano a comperare un palazzo ai Champs-Elysées per farne la sede della nostra ambasciata, invia.il calco dei suoi piedini a Visconti Venosta, ministro, e quello delle sue mani ad Artom, segretario generale del ministero. Risponde il ministro, pur rifiutando la proposta del palazzo, che i suoi piedi sono *degni dello scalpello di Fidia». Più poetico, l'antico segretario di Cavour, le scrive: «Le vostre mani, cara contessa, sembra siano sul punto di carezzare non so cosa: ma sono talmente espressive che mi hanno dato un brivido. Quel gesso sembra carne viva, calda: pare abbia vene in cui circoli il sangue». Appare oggi il linguaggio di molti secoli fa, un madrigale settecentesco, mentre è solo vecchio di due generazioni perché il diplomatico che scriveva quelle frasi era il fratello di mio nonno. Certamente i capitoli più riusciti di questa biografia sono quelli dedicati alla reclusione volontaria e all'invecchiamento, cominciato a quarantanni, l'età degli specchi velati che ispirarono Gozzano. Vent'anni, fino alle soglie del secolo nuovo — mori a 62anni, nel 1899 — durarono quel rifiuto del mondo, quelle passeggiate notturne tra place Vendòme e i giardini dove sorgevano un tempo le Tuileries, palcoscenico dei suoi trionfi, incendiate dai Comunardi. Grillandi le è accanto in quella reclusione, in quel vagabondare al lume dei reverbères, come un ultimo innamorato fedele, che si guarda bene dal rivelare che la parte da lei avuta nell'unificazione d'Italia è stata in realtà ben modesta, anche se sfolgorante di bellezza e di gioielli Guido Artom