Ho sposato un buon Partito di Lia Wainstein

Ho sposato un buon Partito r I problemi della donna nel romanzo della Kollontaj Ho sposato un buon Partito Aleksandra Kollontaj VASSILISSA Savelli, Roma 207 pagine 2500 lire «C ONSIDERA la donna un essere umano», predicava la Pravda all'inizio degli Anni Venti. Il curioso ammonimento è ricordato dalla Literaturnaja gazet& che si sta sempre più impegnando in un'imbarazzo ta campagna femminista. Nell'Unione Sovietica oggi il problema non dovrebbe sussistere, ma la dura vita della donna, la crisi demografica dalle minacciose conseguenze, il numero crescente delle fa-, miglie senza padre, rivelano una situazione non certo' soddisfacente. In quest'ottica alla rovescia il romanzo Vassilissa di Aleksandra Kollontaj, tradotto per la prima volta in italiano, appare nuovo per l'epoca in cui fu scritto e addirittura profetico in rapporto alle condizioni attuali. Figura d'avanguardia, l'autrice, oltre ad un'importante carriera politica (fu Commissario del popolo all'Assistenza sociale e ambasciatore), si dedicò sin dal 1898, quando aveva ventisei anni, alla lotta per l'emancipazione della donna. Espresse le sue idee sull'argomento sia in opere teoriche quali Fondamenti sociali della questione femminile, Società e maternità, La nuova morale e la classe operaia, sia in forma narrativa nella raccolta L'amore delle api operaie (1923). Di quest'ultima appunto fa parte Vassilissa, scritto Vanno precedente in un mese a Christiania, dove la Kollontaj era consigliere della legazione sovietica. Alcune caratteristiche contrastanti si fondano nel romanzo, in cui uno sche¬ ma convenzionale, trito perfino, si sovrappone ad una realtà nuova e in senso proprio rivoluzionaria. Mentre la protagonista è una donna seria, modesta, dedita al lavoro e a compiti sociopolitici —crea comuni e alloggi collettivi — il suo amante è un donnaiuolo volgare, affascinato dal lusso e dal modello di vita americano. Trapelano qui delle reminiscenze dostoevskiane e turgeneviane sullo sfondo di una Russia in piena Nuova politica economica, quando vi fu una parvenza di prosperità e si palesarono i primi sintomi del nascente burocratismo. La coppia VassilissaVladimir incarna due aspetti opposti del comunismo in quell'epoca; lei pronta a sacrificarsi per la causa, lui disponibile a tutti i compromessi e pronto a sfruttare per il suo vantaggio ogni occasione. Finché stanno lontani sembrano amarsi teneramente, ma quando Vassilissa raggiunge Vladimir, diventato direttore d'azienda, e lo trova alloggiato in una villa signorile, con domestici, automobile e cavalli, circondato da belle donne, burocrati corrotti e loschi affaristi, si sente a disagio. L'amante la tratta bene, soprattutto, probabilmente, perché sa di poter contare sulle relazioni politiche dell'ineccepìbile Vassilissa ogni qualvolta le autorità, insospettite dai suoi traffici, intendono sottoporlo a processo. Ma intanto Vladimir mantiene nella stessa città una bella signora di origine borghese. In questa situazione banale, la Kollontaj attribuisce alla protagonista non dei conflitti tra la fede politica e il tradimento ideologico dell'amante, bensì dei problemi personali, causati dell'alternanza tra gelosia e magnanimità. Quest'ultima, di fronte alle prove inconfutabili, finisce con il prevalere: tradita nel suo amore e più ancora nella sua fiducia e nella speranza di avere un amante-compagno, ' Vassilissa parte e, una volta ripresa la vecchia vita nell'ambiente proletario, perdona il fedifrago e la rivale. ^Eccomi guarita» spiega all'amica sarta. «Avevo dimenticato che esistesse il partito... Non c'è più Vladimir, c'è il partito. Vladimir è diventato mio fratello, e Nina mia sorella. Quando penso a loro, non solo non c'è furore né gelosia, ma il cuore si sente riconfortato. Siamo stati felici insieme, ora è il loro turno». Sincronizzato così con i nuovi tempi il vecchio tema della mite rassegnazione femminile. Vassilissa, con una reazione conforme alla morale elaborata dalla Kollontaj, si mostra felice di essere finalmente incinta: «Perché abortire? Voglio che il bambino cresca. E' l'organizzazione che lo farà crescere. Noi faremo un nido d'infanzia. Così il bambino sarà di noi tutte. Un bambino comunista». Il partito è dunque diventato un rifugio, un focolare in quest'inatteso happy end rosso-rosa, dovuto alla contaminazione della componente femminista-umana con la componente politica. Con tale procedimento non molto ortodosso la Kollontaj intendeva illustrare il suo concetto delia-donna sovietica, fragile, dolce e dotata di grande forza interiore. Nell'uomo questa donna nuova — già lo avevano suggerito Belinskij, Herzen, Cernysevskìj — sogna di trovare insieme un amante e un compagno di lotta, con cui allacciare dei rapporti passionali-camerateschi fondati sulla fiducia reciproca. Come si può vedere, oggi quest'ideale edificante non si è realizzato e se la donna nell'Unione Sovietica è ormai senza dubbio considerata un essere umano, i suoi problemi sono ancora lontani dalla soluzione. La Kollontaj ho saputo prevederne qualcuno con sorprendente intuizione quando ha descritto la faticosa vita professionale e casalinga di Vassilissa ed ha affrontato il fenomeno — all'ordine del giorno nei dibattiti della stampa sovietica attuale — delle famiglie senza padre. Lia Wainstein

Luoghi citati: Roma, Russia, Unione Sovietica