Dove porta la «caccia alle streghe»

Dove porta la «caccia alle streghe» Lombardo Radice esamina il travaglio della Germania Occidentale Dove porta la «caccia alle streghe» Lucio Lombardo Radice LA GERMANIA CHE AMIAMO Editori Riuniti, Roma 176 pagine, 2000 lire INTELLETTUALE comunista fra i più duttili, autonomo nei giudizi anche nelle fasi più difficili (non approvò, a suo tempo, la radiazione dal pei del gruppo del Manifesto), Lucio Lombardo Radice è personalità che fa spesso discutere. Ha fondato negli Anni Cinquanta con Dina Bertone Jovine la rivista Riforma della scuola, fra le prime ad occuparsi a livello scientifico di questo tema centrale della vita socio-culturale del Paese; dirige l'Enciclopedia Ulisse. In questo volume si occupa, con reportages giornalistici, della questione tedesca, affrontata altre volte nella dimensione più propriamente culturale: L'uomo del Rinascimento. Socialismo e libertà. L'attenzione è qui portata al travaglio politico ed intellettuale della più grande potenza industriale dell'Europa Occidentale, al confine ormai, secondo Lombardo Radice, fra democrazia parlamentare e democrazia autoritaria. L'autore respinge la tesi che in Germania Federale sia in atto un progetto di tipo autoritario classico, un ritorno al nazismo di Hitler o l'avvento di una dittatura militare alla Pinochet. Reale è invece il pericolo dell'avvento di un regime che. mantenendo in piedi le strutture formali della democrazia elettiva, assuma i tratti tipici del maccarthismo. con l'indebolimento dei diritti costituzionali alla libertà di pensiero, all'associazionismo sindacale e politico. L'ondata terroristica della banda anarco-militare Baader-Meinhof ha indubbiamente favorito i fautori dell'azione repressiva, come forma di difesa dall'azione eversiva di gruppi che predicano l'avvento di una dittatura di «sinistra», erede dei vecchi progetti nichilisti. Un movimento, quest'ultimo, isolato dalle grandi masse, il cui progetto, tuttavia, alimenta la richiesta di un ordine di ferro, di una repressione praticamente senza limiti. Lombardo Radice, è questa, cioè la repressione, l'unica risposta possibile al sovversivismo sanguinario degli estremisti pre-marxisti? L'autore lo nega con energia e segnala come l'applicazione del «Berufsver- bot» — cioè il decreto che autorizza la schedatura politica e il controllo poliziesco — si stia comportando come un boomerang, colpendo frange della stessa socialdemocrazia, il partito che ha la maggior responsabilità di governo, e assicuri più ampi consensi agli ambienti reazionari della cristiano-democrazia tedesca, vale a dire all'ala straussiana del partito, la Csu. Vengono citati episodi gravi, da «caccia alle streghe». Un esempio: «Un insegnante che ha chiesto ai suoi ragazzi di scrivere cosa pensavano dei terroristi, è stato severamente ammonito dalle autorità scolastiche, è stato subito messo nell'elenco dei sospetti simpatizzanti». L'attenzione è vivissima per il dramma di molti intellettuali, come Boll, come Dutschke, uno dei leader del movimento del 1968. costretti all'esilio o a una lotta senza tregua per sfuggire al-v l'arresto e all'incriminazione. Lombardo Radice non si accontenta delle rassicurazioni dell'ex-cancelliere Willy Brandt che ha parlato di «pericolo reazionario ormai superato... Denuncia infatti il perdurare dei decreti liberticidi, l'aumentata pressione di Strauss sul governo Schmidt, la pericolosa spinta in Europa all'imitazione del modello tedesco. Onestamente, Lombardo Radice dà conto delle difficoltà di comprensione che in Germania Occidentale trova la proposta del pei per un «compromesso storico», valutato come la ripetizione italiana della «grande coalizione» tedesca fra cristianodemocratici e socialdemocratici, con tutti i limiti di quest'ultima esperienza. L'intellettuale italiano esclude che la «normalizza¬ zione» germanica possa ripetersi da noi, sia per la diversa caratterizzazione dei comunisti nostrani, sia per il pluralismo presente in un partito sostanzialmente democratico come la de. Una speranza che molti si augurano non vada delusa perché, in questo caso, le riflessioni sul caso tedesco sarebbero servite a poco. Giancarlo Carcano

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