Borgo chiacchierato in lingua romagnola

Borgo chiacchierato in lingua romagnola Borgo chiacchierato in lingua romagnola Chi si nasconde dietro F anonimo autore? Anonimo romagnolo E BOURGH (Il borgo) con traduzione a fronte Longo, Ravenna 222 pagine, 4500 lire E' VENUTO fuori anche un "anonimo,, romagnolo. Non opera, ci sembra, sotto una maschera di furberia. Se la toglierà per forza di cose, essendo la vena sicura. Se vi fu all'inizio civetteria o il cedimento a una moda nazionale, ora i libri sono lì a richiedere una giusta paternità. L'«anonimo» romagnolo, stando alla bandella, con questo romanzo uscito presso il ravennate Longo, che è fervido editore, benemerito anche alla cultura locale, dal titolo «E bourgh» (Il borgo), è. al suo terso libro. Dalle caratteristiche del dialetto, che in Romagna, come dappertutto, varia da paese a paese, noi diremmo che nasce in area cesenate e richiama già la tipica musica del santarcangelese Tonino Guerra, che gravita su Rimini. Ed è un dialetto ricco, spedito, appagato, quale usavano egualmente il popolino e la borghesia colta. Anche certi riferimenti locali (il Monte, la Fiorita) fanno pensare alla città di Renato Serra. C'è anche il ricordo illustre di Ubaldo Comandini, mazziniano, uomo politico, grunàe oratore, cesenate degli inizi del secolo (morì nel '25). Il romanso è posto tra le due guerre e dal colore dell'ambiente, da certi riferimenti storici, soprattutto dalla qualità umana dei personaggi, diremmo che scaturisca dall'esperienza di una persona che ha varcato la maturità. Una persona che può permettersi, ciò che avveniva tra gli anziani, di citare a memoria Cicerone e Seneca. «E Bourgh» conferma secondo noi un narratore degno di nota negli annali non solo di una regione. I precedenti romansi si intitolano «Al tre surèli» (Le tre sorelle) e «Cavalieri antichi» (il titolo è direttamente in lingua). Non li conosciamo ma apprendiamo da alcuni richiami che certi personaggi passano dall'uno all'altro, sino a quest'ultimo, in una sorla dì esistensa ciclica (tipica della narrativa orale e popolare oltre che della favolistica). E che nel secondo gli animali godono del beneficio della parola. Ora invece parlano gli oggetti, come nelle favole, e il loro chiacchiericcio costituisce l'anima del borgo: ■un borgo che può benissimo ambientarsi in tutte le città romagnole (o della eterna provincia italiana). Il borgo è un nucleo corale con alla ribalta una vedova isterica che ha letto Carolina Invernisio, un gruppetto di beoni filosofi, qualche cornuto di buon cuore, qualche dongiovanni svanito, un gruppetto di rag assi che si masturbano e altra gentuccia. Il coro è formato dall'antica Porta, da un glorioso Masso che stette per secoli immerso nel Piscia fello (c Rubicone) e che accolse il piede glorioso di Cesare, da una boriosa Lapide che parla latino ricordando il suo Papa, da alcune stizzose colonne irrorate dai cani, da altessosi cornicioni eccetera: sino all'Etrusco, forse una pietra toscana non meglio definita, colto, italofono, dall'erre moscia, per questo sospettato, ma a torto, di pederastia. Nel racconto, pur corale, pur privo di una vicenda centrale, accadono alcune cose forti: la vedova maligna svela il mondessaio della sua isteria (nata forse da un impedimento sessuale: con qualche eco freudiana), un vecchio si toglie la vita a fianco della moglie morta di cancro, qualcuno viene beffardamente truffato da un lingotto dorato... Il ritmo, tuttavia, è soprattutto scandito dal chiacchiericcio, vale a dire dal comico, spiritoso, saggio parlottìo degli oggetti, che qualche volta cadono nel banale ma spesso attingono all'eterna saggessa popolare, non affatto oscurantista, come si potrebbe sospettare, ma lucida e vitale. Il romanso può essere goduto anche da chi non conosce il dialetto romagnolo grazie a una traduzione speculare che vale un altro romanzo. Letto in lingua esso non perde nulla del suo sapore: la componente boccaccesca lo spreme quasi identico dall'italiano. La struttura corale, a raggerà intorno e dentro a un piccolo luogo, fa pensare al primo Serantini de <• L'osteria del gatto pariante» o al Tombari di «Frusaglia». Si ritrova anche l'eco rapsodica di un certo pausini. Così come balsa viva la causticità stracittadina dello Stecchetti dei «Sonetti romagnoli». Poi. come non sentirvi qualcosa delle macchiette, talora tragiche, di Guerra e nel fondo la fantasia minuta e borghigiana, il cappello da prestigiatore di Federico Felli ni. la sua notturna malìa'.' c. mar.

Luoghi citati: Ravenna, Rimini, Romagna