Lingua, stile e storia bolognese
Lingua, stile e storia bolognese Lingua, stile e storia bolognese «Il nostro intervento — dice Parisi — vuole essere specifico, ma non specialistico. L'azione culturale delia rivista si svolge più sul piano analitico che non su quello delia proposizione politica ti! comitato di direzione comprende, del resto, una molteplicità di appartenenze politiche): ma ciò non impedisce di individuare opinioni comuni che consentono anche la formulazione di proposte. Sei prossimi numeri ci prefiggiamo di accentuare la caratteristica monografica della rivista, cosa non sempre facile a realizzarsi quando si voglia mantenere il contatto con l'attualità. Cercare contributi intorno a temi aggreganti presenta difficoltà, perché i tempi di reazione sono lunghi». Tra le altre riviste, le casa editrice «Il mulino» pubblica «Lingua e stile», il periodico diretto da Luigi Heilmann. ha un comitato di direzione di cui fanno parte Cazacu. Bolinger. Martinet. Pasquinelli. Raimondi. Rosiello. Weinrich.Rivista di origine accademica, ma di portata internazionale. «Lingua e stile» apparve per la prima volta nel 1966 e fu il periodico che introdusse in italia il dibattito sulla linguistica strutturale, rivelando fin dall'inizio forti istanze formalistiche anche nella critica letteraria. A partire dal '70. in seguito aila crisi dello strutturalismo, ospita, esamina e dibatte le nuove metodologie proliferanti in materia. «La rivista — ci informa Ezio Raimondi — nacque con il proposito di introdurre tematiche nuove senza voler divenire portatrice di un tema specifico. Intese cioè assumere una ipotesi antidogmatica, pur con effetto non eclettico, capace di far entrare in circuito voci e problemi non sposando le cause troppo radicali, che spesso hanno il limite delle soluzioni transitorie. Il nostro è un pubblico internazionale: lo testimoniano gli articoli che ci vengono proposti e che giungono dall'America, dalla Germania, dalla Francia e da molti altri Paesi». «Lingua e stile» è una rivista autosufficiente, che esce quattro volte l'anno «tirando» circa duemilaottocento copie, millecinquecento delle quali destinate ad abbonati. Due riviste, infine si segnalano per le loro caratteristiche peculiari. «Rendiconti», diretta da Roberto Roversi e pubblicata dalla libreria Palma Verde, è. in qualche modo, l'erede di «Officina». Le difficoltà finanziarie ne rendono la periodicità molto incerta e negli ultimi anni sono usciti pochi numeri. Si diffonde solo mediante un abbonamento che dà diritto a ricevere sei fascicoli. «Il carrobbio», rivista di studi bolognesi, direttore editoriale Opprandino Vanni, direttori responsabili Antonio Ferri e Giancarlo Roversi. pur conservando la struttura della rivista, prende la forma di un volume di circa cinquecento pagine. Trionfalismo e compiacimento sono estranei alle conclusioni che una simile indagine autorizza. Si può parlare, semmai, di soddisfazione per gli in¬ tenti, per la capacità di autocritica e di ripensamento, per le esigenze di qualificazione e di funzione attiva. Le riviste bolognesi, pur lontane dai sommovimenti dei nuclei culturali «agitati», vantano oltre il nome e la personalità di quanti sono già storicizzabili, il buon lavoro di gruppi di giovani ancora entusiasti, che circondano i leader più anziani. L'attenzione e la consapevolezza lasciano sperare in una provvidenziale «esplosione». Si attende. Roberto Nepoti
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