La Aleramo contro il latin lover

La Aleramo contro il latin lover Quando la autrice di "Una donna,, era ancora Rina Pierangeli Faccio La Aleramo contro il latin lover Sibilla Aleramo LA DONNA E IL FEMMINISMO A cera di Bruna Conti Editori Riuniti, Roma 206 pagine, 2500 lire QUANTE femministe ante litteram! A poco a poco se ne vengono scoprendo di insospettate e sono scoperte interessanti sia per l'epoca, le date, sia per gli argomenti su cui discettano con modernità. Per Sibilla Aleramo siamo a fine ottocento, primo novecento e già se ne parlò come di una scrittrice femminista per la recente trasmissione televisiva del suo più noto romanzo «Una donna». Ma è in questa raccolta di scritti, molto composita, che si rivela tutta la sua passione per i temi sociopolitici della condizione femminile e il suo ruolo. Non solo: c'è anche il personaggio Sibilla nella sua intimità, la storia d'amore con il poeta Giovanni Cena, l'ambiente culturale e storico, e una introduzione biobibliografica della curatrice del volume (Bruna Conti) che concretamente illumina la figura della scrittrice, avendo scavato a lungo nell'archivio Aleramo lasciato per testamento a Togliatti e che ora si trova all'Istituto Gramsci. Il volume è composto per la maggior parte di articoli, pubblicati e no, recensioni, polemiche femministe, colloqui con le lettrici delle riviste da lei dirette o cui collaborava, nel periodo tra il 1897 e il 1910, un pot-pourri di materiale, ma strettamente collegato nella tematica di t'ondo. Gli articoli venivano firmati, nei primi tempi, con il suo vero nome, Rina Pierangeli Faccio o con lo pseudonimo «Favilla» usato nella rubrica «In salotto» della rivista «Italia femminile» e quello di «Nemi» per «Nuova Antolo¬ gia». Alcuni temi appaiono quasi come incredibili anticipazioni dei dibattiti dei nostri giorni: ad esempio, quello della «equa proposta di stabilire un valore remunerativo al lavoro delle massaie», introdotto al Congresso internazionale delle donne di Londra(1899)che l'autrice cita come lodevole e che è una delle più discusse rivendicazioni femministe d'oggi (gruppi del salario alla casalinsaì. Onnure l'autoco- scienza; la Aleramo afferma cne un tempo «la vita interiore che potrebbesi chiamare anche un permanente esame di coscienza, era tutta a beneficio dei confessori... le donne emancipate e intelligenti compiono il lavorio d'introspezione, invece, per il perfeziona¬ mento di tutti di fronte a tutti...». Sono frasi del 1902! E ancora, la nonviolenza, l'ideale della pace che deve far parte della coscienza della donna nuova «in una irresistibile crociata femminile internazionale...». Lo stile potrebbe anche far sorridere, ma solo quello: ci separano 70 anni. Sibilla Aleramo nell'uso della parola c del concetto di femminismo è molto più moderna di tante scrittrici d'oggi. Un coraggioso atto d'accusa, la scrittrice lo lancia contro il cosidetto «uomo latino» che «nell'egoismo atavico e nell'ardore etnico, ha fatto e fa della propria donna una schiava, e ciò spesso inconsciamente, senza nemmeno sognarsi lontanamente che si possa dare questo aggettivo tristissimo alla sua compagna; ...ma un essere schiavo è privo di dignità...». La Aleramo passa à~ descrivere poi la donna italiana «meno mistica della slava, più appassionata della francese, meno pratica della anglosassone, più intellettuale della spagnola, è un quid medium tra il tipo latino e il tipo nordico...» ma in definitiva il giudizio è che di cammino ne ha da fare. Perché sa benissimo che per ottenere «diritti pari ai maschi», in Italia ancor più che all'estero deve convincere la massa maschile ma anche quella femminile: non sem¬ bra, scrive la Aleramo, che «la femminile retrograda borghesia sia vicina a una benefica trasformazione». La scrittrice coglie in pieno la differenza tra le donne di varie classi sociali e le condizioni del femminismo ai primi del novecento quando scrive che «le donne che lavorano o anche solo sentono o pensano in prò della redenzione del loro sesso hanno invece da pochi anni costituito una specie di partito mondiale che s'è chiamato femminista...». Ma infine cos'è questo femminismo per Sibilla Aleramo? In un articolo dal titolo «Utopia femminile», così lo definisce: «...aspirazione a una maggiore, ampia dignità femminile: diritti politici, eguaglianza legislativa, parità d'istruzione, libertà economica, individualità intera... la dignità che dà la coscienza dell'eguaglianza...». E non dimenticando inoltre la politica: «non so rnme una donna che ha un po' di cervello e di cuore non debba interessarsi a tutto quanto concerne la vita politica del suo paese...». Cosa vogliamo di più? La raccolta dei testi dell'Aleramo è di grande insegnamento. Maria Adele Teodori

Luoghi citati: Italia, Londra, Nemi, Roma