La ragione, musa della storia contro le utopie della violenza di Mario Pannunzio

La ragione, musa della storia contro le utopie della violenza Nella nuova opera di Spadolini l'Italia democratica e laica del '900 La ragione, musa della storia contro le utopie della violenza IL commiato di Albertini dai Corriere, il congedo di Gobetti ^aila Rivoluzione liberale: l'addio di Croce, registrato dai Mondo di Mario Pannunzio. Le tre immagini, scelte ner i.j • .. I • T i che a! centro de UCi LOlUluC. ; ultimò sessantenni italiana, nelle >ue contraddizioni e ne: suoi tormenti, nella ciuii'i'c Alfa.-* Ai • • — a e/»—a ■ uuiiti. um-.d mi una ili lj :dea delia libertà, e delia ragione cóntro tutti gli irrazionalismi devastatori, contro tutte le fughe nell'attivismo o nei misticismo, spesso inseparabilmente Ci 'i Questo libro si collega intimamente ad Autunno dei Risor'itmehtp Ma con una differenza fondamentale, f! suo centro è il Novecento, e non ii ^ecoio scorso. La sua problematica investe ii nostro tempo, e n<vn il tempo delle sue conclusioni tocca l'Italia in cui viviamo, e non l'Italia dei nostri antenati. E' ia ricerca di alcuni filoni fondamentali, e spesso trascurati, della nostra storia recente: l'I- t ili i Hf^His. mi in iMmA ~" — . - - tj^itc 11j11.'Maii/.c contro quelia delie compiute e sDesso composite maggioranze: i'I Jia dei dissenso e dell'eresia, contro quella delie soluzioni facili e uuiiiiux.. ! iidìid UCI UU001U C delia protesta, contro quelia del compromesso o della rinuncia. Italia della ragione: nel «no.» ad ogni schema prefabbricato e onnivalente. nel rifiuto di ogni certezza riparatrice. Sei parti: sessantasei capitoli: un complesso di concatenazioni che ho spiegato nella «nota bibliografica» con cui si chiude ii volume. «Giolittiana»: «Albertini e Gobetti»; «L'ultimo cinquantennio»: «Laici e cattolici»: «Frammenti di cultura laica»: «Questa repubblica». Scritti sparsi nel corso di sette anni, scritti di analisi o di polemica storiografica (al di fuori di diretti o prevalenti agganci politici), essi si ricompongono ad unita nella visione di una determinata concezione dell'Ita- lia. e delta libertà, che troppo spesso oggi si appanna o si smarrisce. nell'omaggio al peso delle grandi forze, nell'ossequio alla «ragion di Stato» dei partiti di massa. La «ragione» che ispira e guida questo libro non e la «ragion di Stato». E' la «ragione» degli uomini come si e affermata nel mondo moderno, quella che ha compenetrato la rivoluzione francese e i risorgimenti nazionali, quella che è rifiorita nel mostro secolo, contro i mostri del totalitarismo, quasi tutti figli della vendetta irrazionalista, della corsa sfrenata nei campi dell'utopia o de! messianesimo solcati dalla \ iolenza. E" anche la «ragione» del Medioevo che ispirava i reggitori dei liberi comuni a chiamare con questo nome i palazzi dove si amministrava la giustizia, dove si rendeva giustizia... Noi ci proponiamo di rendere giustizia a un complesso di filoni, o di movimenti, che hanno pesato su un ceno versante del¬ la politica italiana, che hanno condizionato talune scelte, delle coscienze prima ancora che delle forze organizzate. In un intimo nesso con la cultura: lotta politica e cultura per noi non separabili. La battaglia della Rivoluzione liberale di " Gobetti non meno di quella del Mondo di Amendola e trentanni dopo di Pannunzio: la storiografia di un Salvemini o di un Salvatorelli o di un Omodeo mai svincolata dall'impegno politico e dalle sofferenze civili: Croce come noi lo sentimmo, al di fuori di ogni appagamento definitivo o di ogni evasione consolatoria: Albertini come momento di un incontro non secondario e non strumentale fra il giornalismo e la società italiana: le forze di minoranza rispetto all'Italia giolittiana non meno delle forze di minoranza rispetto alla dittatura fascista o rispetto agli equilibri costruiti nei trent'anni di storia della Repubblica. E questa Repubblica come noi l'abbiamo immaginata, e vissuta, e sofferta: nel suo travaglio di contemperare una certa eredità dell'Italia risorgimentale con le esigenze incalzanti di una società di massa, e di una società industriale avanzala, sempre oscillante fra le tentazioni dell'«Europe raisonnablc». come la chiamava Voltaire, e le suggestioni non meno potenti e prepotenti della vocazione populista, terzomondista, in una parola «mediterranea», secondo uno schema che agghiacciava Gobetti. Con l'ombra di un"«ltalia città aperta», di un'Italia giohertiana secondo i paradigmi di un primato numismatico e archeologico, che continua a gravare su di noi. Nella prefazione a Le garanzie della libertà, un libro postumo che riassumeva la congiunta battaglia, storiografica e civile, di Vittorio De Caprariis. Mario Pannunzio scriveva quasi quindici anni fa: «Se l'uomo, per dirla con Vauvenargues, è oggi in disgrazia, bisogna pure che torni a rialzarsi e a collocarsi al centro dell'universo». Più o meno tutti i protagonisti di questo libro (composto in larga misura di ritratti, come L'autunno) si mossero in questa direzione, obbedirono a questo imperativo: ricollocare l'uomo al centro dell'universo, contro tutti i panteismi, di Stato o di classe. Ci torna in mente un autore che cèrtamente non era fra quelli prediletti da Pannunzio. Bossuet: «La raison en tant qu'elle nous détourne du vrai mal de l'homme. qui est le péché. s'appelle la conscience». h' un Bossuet che possiamo rileggere insieme con Gobetti, questo disarmato apostolo laico della ragione: «La sicurezza di essere condannati - la crudeltà inesorabile del peccato originale, volendo usare forme mitiche di espressione - è la sola che possa dare l'entusiasmo dell'azione, con la responsabilità, con il disinteresse». Quasi un Ecclesiaste laico. Giovanni Spadolini IL 20 aprile uscirà in tutte le librerie la nuova opera di Giovanni Spadolini, che ìia un titolo drammaticamente attuale, sullo sfondo della violenza e dell'irrazionalismo dominanti questa stagione delle vita italiana: Italia delia ragione (Lotte polìtica e cultura nel Novecento/. E il 43 titolo della fortunata collana di storia da Spadolini stesso ideata, fonderà e diretta da olire un quindicennio, i «Quaderni di Stona» di Le Monnier. Il nuovo libro di Spadolini e. di 610 pagine e. comprende 70 capitoli quasi tutti "òtpvì. nello *tile dall'autore prediletto, dell'elzeviro, del «medaglione*, del ritratto a tutto tondo' che deriva dalla lunga tradizione toscana respirata da Spadolini fin da ragazzo. E' la stono, dei rapporti fra cultura e politica nel Novecento, o meglio nel Novecento democratico e laico, scelto a oggetto prevalente del volume: attraverso i filoni liberali revisionisti, repubblicani, radicali, socialisti, liberalsocialisti. Italia della ragione, in quanto Italia delle minoranze, contro quella delle compiute e spesso composite maggioranze; Italia del dissenso e dell'eresia, contro quella delle soluzioni facili e definitive; Italia del dubbio e della protesta, contro quella del compromesso o della rinuncia. Gobettiano da sempre, Spadolini ripropone in questo libro un'interpretazione peculiare dell'Italia eretica e dissenziente, sia rispetto al regime giolittiano sia rispetto alla dittatura fascista sia rispetto agli stessi tormentati equilibri creatisi nel trentennio re¬ pubblicano, giunto oggi ad una svolta drammatica. Continuando nella sua missione di storico delle minoranze e delle opposizioni, Spadolini ha voluto con questo libro «rendere giustizia ad un complesso di filoni e di movimenti — sono parole della prefazione — che hanno pesato in un certo paesaggio della politica italiana, che hanno condizionato certe scelte, delle coscienze prima ancora delle forze organizzate. In un intimo nesso con la cultura-. 27 volume si apre con le cannonate del 1898 e si chiude con l'assassinio di Carlo Casalegno, cui è dedicato un commosso profilo. Ottantanni, fra gli estremi di una violenza reazionaria e di una violenza oggi assurdamente presentata come progressista e rivoluzionaria. Il titolo stesso l'Italia della ragione è stato scelto dopo il rt 4-4-syyo +r* +r\ Wi T1/^ ir* tn /"> LI LXy ILU IX C IL II LUIV u: A U» IftWj preludio delle giornate di ansia e di orrore che l'Italia sta vivendo col rapimento di Aldo Moro. Ecco, di seguito, il testo della prefazione di Spadolini.