E' così difficile amare quell'antipatico di Osvaldo Guerrieri

E' così difficile amare quell'antipatico Lo scrittore come appare alla televisione E' così difficile amare quell'antipatico SARA' un Dostoevskij antipatico quello che ci presenta da questa settimana la seconda rete televisiva nel film in quattro puntate Un amore di Dostoevskij? E' possibile. Alessandro Cane, regista dello sceneggiato, sostiene anzi che non potrebbe essere altrimenti, poiché pochi uomini furono scostanti e presuntuosi quanto lui. «Quando Dostoevskij scrisse Povera gente, non aveva che ventidue anni, eppure era convinto di essere il più grande scrittore del mondo». Un tema, quello dell'antipatia, che domina anche nei rapporti dello scrittore con le donne. Con Polina Suslova, in particolare, giovane nichilista e aspirante scrittrice, la relazione fu tempestosa, contrassegnata da attrazioni e da ripulse. Quell'amore durò tre anni, dal 1862 al 1865, ed è il periodo che il film ricostruisce sulla scorta di documenti, della biografia di Leonid Grossman, dell'epistolario dostoevskiano e delle memorie di Anna Snitkina, seconda moglie dello scrittore. Quando conosce e s'innamora di Polina, Dostoevskij ha quarantun anni. E' già noto al pubblico per le Memorie da una casa di morti, in cui ha calato la dura esperienza dell'esilio in Siberia; dirige la rivista Vremja; è sposato con Masha. Tuttavia rinuncia ad abbandonare il suo lavoro e la moglie, gravemente malata. Lo farà quando la rivista sarà chiusa a causa di un articolo sulla questione polacca. Ma, durante il viaggio per Parigi, dove già si trova Polina. è colto da una crisi epilettica. A Parigi cominciano per lui i veri tormenti, poiché trova la ragazza innamorata di un altro. Tuttavia decide di restarle accanto. Andranno insieme in Italia, in Germania, dove Polina continuerà a negarglisi e dove Fedor giocherà perdendo tutto. Il gioco, da quel momento, è per lui un'ossessione. Vincere, equivale ad imporsi al mondo. Chiede prestiti ad usura. Ma perde. Perde anche il denaro di Polina, che lo lascia solo e ritorna a Parigi. Ecco, rapidamente, la materia del film, la cui sceneggiatura (firmata da Giuditta Rinaldi, Pietro Zveteremich e dallo stesso Cane) era già pr^nta nel '73 e la cui realizzazione è stata impedita, fra l'altro, dalla riforma Rai. Il problema che si sono posto gli sceneggiatori era di rappresentare Dostoevskij «in maniera dostoevskiana — spiega il regista —; ricostruire la figura dello scrittore quasi in soggettivo, dar risalto alla violenza della passione, alla forza dell'anima». Un racconto tutto interiore, quindi, dove accanto ai personaggi reali appaiono le figure create da Dostoevskij. Prende corpo, ad esempio, come proiezione mentale, Aleksej Ivano vie, il protagonista de II giocatore, che sbanca i casinò mentre lo scrittore si rovina alla roulette; appare il giovane Raskolnikov, l'eroe di Delitto e castigo, che, nel momento in cui Dostoevskij annega nei debiti, si pone come simbolo di riscatto. Il film, che a causa di questa particolare impostazione è stato girato quasi tutto in interni, non segue una tesi preordinata, né risulta da un meccanico collage di testi. «A bbiamo voluto — dice Cane — rappresentare tre anni della vita di Dostoevskij in rapporto all'amore, raccontare una storia d'amore esemplare, che si riproduce spesso. Un amore interessante anche dal punto di vista femminile. Infatti è significativo vedere come vive l'amore una donna che è anche un'intellettuale. Polina ha quasi un mito della propria intelligenza, chiede perciò un rapporto di tipo paritario, almeno sul piano intellettuale». Un desiderio frustrato in realtà, poiché «l'impegno di Polina crolla dinanzi all'inafferrabilità dialettica di Dostoevskij. Non c'è scambio fra i due. Come può, una ragazza di vent'anni, che desidera cambiare il mondo, che crede nella rivoluzione, amare un uomo chele sfugge?». ^ . . . . Osvaldo Guerrieri

Luoghi citati: Germania, Italia, Parigi, Siberia