Difficoltà del marxismo sulla questione femminile

Difficoltà del marxismo sulla questione femminile Difficoltà del marxismo sulla questione femminile IL MARXISMO E LA DONNA Scelta e traduzioni di Margherita Coppo e Fabio Freddi Il Formichiere, Milano, 259 pagine, 6000 lire CHE il marxismo avesse dei problemi con le donne era cosa risaputa: un tempo le masse femminili erano riluttanti all'impegno rivoluzionario perché soggette all'influenza clericale, oggi l'estendersi del femminismo indica strade di liberazione quantomeno non coincidenti con quelle rivolu^ zionarie tradizionali. Il problema era ed è (v. congresso del- l'Udi) politico: come è possibile il successo della rivoluzione quando oltre il 5 per cento dell'umanità (le donne appunto) ne resta estranea o ancor peggio passa dalla parte del nemico? André Leo si domanda già nel 1871 «Si crede di poter fare la rivoluzione senza le donne» e conclude «Sono ottant'anni che ci si prova, e non se ne viene a capo». Occorre dunque, politicamente, mostrare come la questione femminile, agitata già nell'Ottocento da femministe borghesi, non è affatto isolabile dal più generale problema rivoluzionario, La liberazione ■ • i yr.chc Y,\ liberazio¬ ne della donna (è gustoso osservare l'inversione che le femministe hanno fatto oggi subire alla frase), o meglio, se è vero che esiste una oppressione della donna nella società, questa è fondamentalmente riconducibile all'oppressione capitalistica, con l'aggiunta semmai che essa diviene più pesante nei confronti dell'anello debole e terminale della catena, anche a causa dei pregiudizi, del costume e della morale borghese che permeano di sé tutti gli strati della popolazione. Gli studi contenuti nella prima sezione di questa antologia documentano l'attenzione di Engels. Marx. Lenin. Kautsky. Lafargue. per i problemi femminilK soprattutto quelli della famiglia e della prostituzione, visti però sempre entro l'ottica sopra delineata. La documentazione è corretta, seria, e attesta fuori di ogni dubbio una buona capacità di comprendere, già nell'Ottocento, la condizione della donna e di sottoporre a critica il suo stereotipo borghese. Chi si avvicinasse a questi testi alla ricerca di qualche ghiottoneria antifemminista (e le femministe non hanno mancato in questi anni di smascherare tanti mostri sacri. Marx compreso, documentandone il personale antifemminismo o addirittura la misoginia), ne uscirebbe deluso. Nemmeno una lettura maligna e preconcetta potrebbe trovare pagine da usare a rimprovero del marxismo. Anzi, taluni scritti sono davvero notevoli, come quelli di Trockij, che lealmente denuncia la difficoltà di trasformare costumi e valori anche a rivolu-, zione avvenuta, o come altri ancora da cui traspare un'attitudine autocritica. Eppure il libro sa di vecchio (persino nella veste editoriale, con una legatura pressoché inesistente e l'indice approssimativo). Proprio la sua serietà di documento che ripercorre le tappe del marxismo da Marx fino alla controrivoluzione staliniana, ripropone con maggiore vigore l'interrogativo intorno al perché delle difficoltà del marxismo con il tema donna. Il motivo è di fondo, e non è nascosto ma anzi confermato da queste pagine: il marxismo rifiuta di considerare la questione femminile come una questione specifica. In ciò sembra non mancare di buoni argomenti, del resto confermati dalle contorsioni di certo femminismo radical-borghese per guadagnarsi una patente rivoluzionaria. II problema, però, è se l'impostazione marxista a cui si dovrebbe ricondurre la questione femminile sia in grado di renderle ragione. In altre parole: l'oppressione femminile è puramente aggiuntiva (e quindi marginale) rispetto a quella più generale di tutta la società capitalistica? In essa intervengono solo ritardi culturali e di costume, a cui si può illuministicamente porre rimedio inculcando nuovi valori? Il risultato fondamentale conseguito dal femminismo ci sembra risiedere, dal punto di vista teorico, nella scoperta della categoria donna, come nuova chiave di interpretazione della realtà, come nuovht prospettiva antropologica (ovviamente non più in senso maschilista). Come innestare questa acquisizione nel marxismo, tradizionalmente insensibile a tale orizzonte, e ancor più come conciliare una rivoluzione, che può provenire solo da modificazioni strutturali, e una liberazione, che non è compiuta, se non anche attraverso una trasformazione del soggetto? Gli interrogativi sono molti e finiscono tutti per chiamare in causa nuclei centrali del marxismo. Sembra quasi suo destino inevitabile venir radicalmente discusso o rifiutato ogni qual volta si accosta a diverse ideologie. Non mancano se»ni. è vero, che stia imparando la lezione: e cominci ad affrontare realtà nuove non partendo deduttivamente dai propri principi, ma lasciando che questi ne vengano messi in questione. Questo libro, però, non è tra questi segni. Ugo Perone

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