Un inno alla bellezza su musica di Hitler

Un inno alla bellezza su musica di Hitler / film e i libri della Riefenstahl, regista del Reich Un inno alla bellezza su musica di Hitler SE alla base dell'ideologia del nazismo c'e anche e soprattutto ii mito del superuomo, della potenza \irile. della supremazia del maschio. pui.i sembrar strano che a pro¬ pagandare cinematograficamente questo mito, questa potenza e questa supremazia sia stata una donna, eppure è cosi. Fra i tanti registi che negli Anni 30 glorificarono in vario modo Hitler e il nazionalsocialismo, in una lunga serie di film, spesso di scarso valore e per lo più «disimpegnati» politicamente, la sola Lenì Rietenstahl. una ballerina e attrice cinematografica divenuta regista d'un film di montagna, seppe realizzare quello che può essere definito un monumento filmico ai nazismo e alla sua filosofia razzista. Si tratta di un dittico — // trionfo della volontà (1935) e Olympia (1938) — che bene sintetizza, in immagini e sequenze d'una straordinaria bellezza plastica e dinamica, l'essenza stessa del nazismo sotto l'aspetto dell'entusiasmo politico e di quello sportivo. Ora che i suoi film stanno girando per l'Italia a cura del Goethe Institut. ed è possibile quindi analizzarli compiutamente e parafìciamente col necessario distacco storico-critico, essi ci appaiono per ciò che realmente sono: un inno alla bellezza intesa come elementu costitutivi» di una visione estetica della vita, in cui i conflitti sociali, i dibattiti ideologici, la lotta politica si dissolvono in una superiore unità espressiva che confonde i contorni del reale e lo trasporta nell'ambito del mito. Il congresso del partito nazionalsocialista tenutosi nel 1934 diventa nel Trionfo della volontà il pretesto per una glorificazione di Hitler e de! suo «apparato» scenografico: gerarchi. divise, gioventù hitleriana, squadre del lavoro, gente festante, donne e bambini plaudenti, una Città in festa, uno spettacolo grandioso ed entusiasmante. E' l'estetizzazione della politica, di cui parlava Walter Benjamin proprio in quegli anni. 1 giochi olimpici svoltisi a Berlino nel 1936 diventano, a loro volta, nella grande sinfonia visiva di • Olympia — un film di quattro ore diviso in due parti: «Festa dei nonoli» e «Festa della bellezza» — un altro pretesto per l'esaltazione del corpo umano, considerato in se stesso come armonizzazione della forza e della beiiezza. Una visione astorica dell'uomo che bene si inquadra in quel misticismo della volontà, che è un altro carattere del nazismo. E' meno strano allora che sia stata proprio una donna, per giunta ballerina, a realizzare ciò che altri registi, maschi, non seppero ottenere. Una donna per cui. come ella stessa dichiarò in diverse occasioni, «l'armonia, il bello, il puro» hanno sempre suscitato il suo vero profondo interesse.^ Dalla danza al cinema, da questo alla propaganda nazista, intesa appunto come glorificazione d'una nuova umanità unita nel culto del superuomo, della forza e della volontà, il passo fu breve: e subito se ne accorse lo stesso Hitler se è vero, come pare sia vero, che fu lui a darle l'incarico di realizzare il film sul congresso del partito, scegliendone il titolo Trionfo della volontà. Ma chi è in realtà Leni Riefenstahl. fuori dal mito che essa stessa ha contribuito a crearsi? Una ballerina, si è detto, nata a Berlino nel 1902. attrice mediocre di film di montagna diretti da Arnold Fanck. regista in pioprio d'un film, anch'esso di montagna ma pervaso da un estetismo più marcato e sorretto dal gusto per il fiabesco e il simbolico. Das blatte Liciti < 1932). uscito in Italia col titolo La bella maledetta, in cui interpretava la parte d'una bellissima ragazza che vive sui monti, da tutti considerata una specie di strega perché in possesso del segreto della «luce azzurra», uccisa alla fine dalla cattiveria degli uomini e più ancora dal loro bisogno di chiarezza razionale e di guadagno. In altre parole, un inno alia ' bellezza naturale incontaminata, che la «civiltà» corrompe e deturpa: un bisogno, più o meno retorico ed esteriore, estetizzante, di pulizia morale, a cui essa rimase sostanzialmente fedele, sia nei suoi film esplicitamente nazisti, sia nel progetto vagheggiato della Pentesilea tratta da Kleist. sia in Ticfland dall'opera di D'Albert, sia infine, in anni recentissimi, nei libri fotografici sulla tribù africana dei Nuba. E" un percorso artistico, il suo. abbastanza lineare, e le si può anche credere quando afferma che la bellezza fu la sua unica musa. Ma negli anni del nazismo imperante, dei campi di sterminio e della glorificazione della razza ariana, il culto della bellezza non poteva che coincidere col cullo di Hitler e con l'adesione alle sue teorie irrazionali. Le immagini e le sequenze dei suoi film migliori, che sono // trionfo della volontà e Olympia, come le fotografie splendide dei suoi libri sui N'uba — il primo, del 1973. è L'ultimo dei Nuba, il secondo, del 1976. Gente di Kau pubblicato in Italia da Mondadori — confermano, insieme a questo culto per la bellezza e alla sua abilità artistica, il risvolto profondamente razzistico di una visione del mondo, che nega di fatto l'uomo come essere sociale. Come la bellezza incontaminala della protagonista della Luce azzurra, così quella altrettanto incontaminala dei Nuba. prima della «civilizzazione» che sta «iumiendo anche laggiù e che preoccupa la Rietenstahl. è un modo di i'uuiiire daila realtà e dalla storia. Oggi come ieri essa si trova dalla parte del mi¬ to, la purezza che v a cercando è i! risvolto idealizzato dello sfruttamento e del dominio. Dopo ia fine della guerra e ì processi che subì in quanto nazista. Leni Rietenstahl si è preoccupala di rifarsi una verginità e in questi ultimi vent'anni ha costruito a poco a poco un mito di se stessa che ha convinto non pochi, in Germania, in Francia, negli Stati Uniti soprattutto, dove la sua fama di grande regista. totalmente «apolitica», si è andata consolidando. Secondo lei. nessuno dei suoi film può essere definito nazista, nemmeno II trionfo della volontà, che è un semplice documentario basato sulla realtà dei fatti, per nulla manipolali o commentali. Non è chi non veda la pretestuosità di questa affermazione, come se con l"«arte del montaggio» non si riuscisse a costruire un film totalmente «falso» con materiale totalmente «vero». E' anche il caso di Olympia, ed è il caso dei suoi libri fotografici sui Nuba: bellissimi album di immagini, delle quali l'uomo, nella sua complessità storica e sociale, è totalmente assente. Gianni Rundoiino 11 li f % ì «5 Ufe.