Perché dipingo

Perché dipingo Ernesto Treccani tra arte e impegno politico un autoritratto in prosa Perché dipingo Ernesto Treccani ARTE PER AMORE Feltrinelli, Milano 228 pagine, 2500 lire del 15 ottobre 1938 mutava il nome in OL numero 16 Corrente. Ero appena tornato da un viaggio nell'America del Nord... a vedere stabilimenti tessili, con mio padre e mio fratello, riportando un'impressione dell'America come di qualcosa di spaventoso, ma che attira e a cui non ero ancora preparato. ...Scrissi un articolo Impianti e principi dell'industria americana, con parecchi suggerimenti di mio padre... Bisogna riportarsi alla mia curiosa posizione come direttore di Corrente: possedevo una limitatissima cultura scolastica e mi trovavo a selezionare articoli che non ero in grado di giudicare. Da ogni numero imparavo qualcosa... Corrente con i suoi redattori e collaboratori mi fece da scuola». Nel 1938 Ernesto Treccani aveva 18 anni Il Diario dei vent'anni, da cui abbiamo tratto questa citazione, è stato scritto tra il maggio e il luglio del 1943, e non è che uno dei capitoli dì questo volumetto che raccoglie scritti di epoche e carattere diversi. Come scrive Vittorio Sereni nella Pj-efazione l'esperienza di Corrente è stata determinante per la formazione di Treccani: «...quell'esperienza fece maturare rapidamente il giovane Ernesto rivelandone due qualità es-, senziali e non transitorie: l'attitudine al lavoro in comune e l'assoluta dedizione a questo. Al punto che la sua sorte ulteriore fu determinata da quell'unica esperienza e così le sue scelte successive». La vita di Treccani, uomo, artista, militante net Pei è un paradigma. Da una intervista televisiva: «La mia infanzia l'ho vissuta in un paese vicino a Milano, in cui c'era un grande giardino, con un muro intorno, al di là di questo muro c'era una delle fabbriche tessili di mio padre. Ebbene, uno dei maggiori problemi della mia infanzia, della mia giovinezza, e posso dirlo, anche della mia vita, è stato quello di abbattere il muro che mi separava dalla gente che stava dall'altra parte e che io sentivo e amavo ancora prima di conoscere». E in una pagina di diario: «Nell'immenso reparto della vulcanizzazione, in mezzo alle macchine che aprono la bocca stringendo i grossi pneumatici, molto caldo, abbastanza rumore, aria scura e pochi operai biancogrigi, mi aggiro fermando gli occhi su particolari privi di senso. A volte l'occhio cade sull'operaio come su qualsiasi altro elemento della macchina. Cosa voglio? Gli operai che senza guardarmi mi vedono camminare avanti e indietro per il reparto, sostare, riprendere su e giù, se lo chiederanno certo, o così almeno penso, e questo mi paralizza. Potrei forse rivolgere la parola all'uno o all'altro, una domanda qualsiasi, ma a che servirebbe? (fuori di qui, nella strada, al circolo, nella sezione, sarebbe diverso)». JT due poli di attrazione per Treccani sono, alternativamente, Milano e la Calabria, dove si recò durante le prime occupazioni della terra nel Mezzogiorno. Melissa diventa fonte inesauribile del suo lavoro. Nel 1955 fa parte di una delegazione culturale in Cina e ne riporta un centinaio di disegni e acquerelli. In questa breve nota è impossibile dare un'idea della ricchezza di questo piccolo libro. Vi sono gli amici (presenti anche con i testi di molte lettere): Cassinari, Merlotti Guttuso, De Grada, Carlo Levi, Alleata; testi di conferenze e di interviste; riflessioni sulla pittura di Cézanne, di Van Gogh, di Matisse; note prese durante i soggiorni a Parigi, durante i viaggi in Russia, Cina, Cuba. Treccani non è solo un pittore, ma anche uno scrittore di alta qualità. Soprattutto, certe pagine sul suo lavoro di pittore sono bellissime. Mi limito ad una citazione: «Vorrei che un giorno si potesse dire del mio lavoro: era in un tempo che andava verso la felicità malgrado le nubi e i flagelli. Di questi aveva coscienza, eppure ha dipinto un giardino splendente. Soltanto chi ha il cuore aperto alle sofferenze del mondo, chi conosce il significato di sfruttamento e servitù, chi risponde con la lotta, può aspirare ad esprimere la bellezza». Renzo Guasco