La donna incinta chiede la parola

La donna incinta chiede la parola La maternità, in luce femminista La donna incinta chiede la parola Adrienne Rich NATO DI DONNA Garzanti, Milano 310 pagine, 6500 lire LA maternità rivisitata sotto schemi antropologici e sociologici: ecco in una frase come potrebbe essere definito il libro di Adrienne Rich. L'autrice precisa già nella prefazione che la sua opera non è «un attacco alla famiglia o alla maternità se non nei limiti in cui esse sono definite e soffocate dal patriarcato». Di quest'ultimo si parla spesso e volentieri assieme alle culture matriarcali attraverso i secoli e le civiltà: ed è anche il grande accusato: «il corpo della donna è il terreno su cui esso è stato eretto», afferma la Rich. A testimonianza di tale affermazione e della non giustificabilità del sistema patriarcale, l'autrice affronta l'annosa questione del matriarcato e delle società matrilineari in parecchie decine di pagine, con uno studio attento di testi classici conosciuti e meno conosciuti, da Bachofen a Briffault. da Philip Slater a Helen Diner, a Elizabeth Gould Davis, e una ricca messe di miti dell'antica Grecia e dell'antica Roma. Ma l'interesse della Rich si sposta poi rapidamente sui rapporti tra madre e figli e padre e figli: la donna avrebbe sul figlio un potere positivo della stessa intensità di quello, negativo, che ha l'uomo su di lei, potere di tipo fisico, economico (istituzionale). Non v'è dubbio che tutta l'impostazione dello studio, molto accurato, colmo di riferimenti e citazioni, ha una impronta genericamente ma fortemente femminista. L'intreccio tra studio, ricerca e narrazione di esperienze personali (parto, figli, marito, amicizie, ecc.) ne fanno un libro di particolare originalità, in un certo modo paragonabile a «La mela e il serpente» di Armando Guiducci. Grande spazio è dato alla gravidanza e al parto attraverso i secoli, gli interventi medici, la rudezza dei metodi, il forcipe come arma maschile che per secoli non è stata lasciata adoperare alle ostetriche. Dunque, conclude la Rich, il modo in cui hanno partorito le donne nei secoli non fa parte soltanto della storia della medicina, ma è una questione politica. Perché poi anche parto e gravidanza in'tutto il mondo sono circondati da pregiudizi, non accade mai che si accetti la donna incinta con naturalezza. La Rich narra qui, a dimostrazione, un incidente che capitò proprio a lei nel '55. Era stata invitata a tenere una conferenza in un vecchio collegio del New England ; ma il pre- side annullò l'invito quando seppe che era al settimo mese spiegando che gli allievi non avrebbero prestato attenzione a una donna incinta. Se nei periodo vittoriano il corpo femminile divenne sempre più tabù e oggetto di sospetto, e la stessa sessualità considerata nella stessa maniera, più tardi, oggi ancora, il parto è sinonimo di solitudine mentre, secondo la Rich, potrebbe essere un aspetto positivamente ricco dell'intera vita di una donna, un rapporto addirittura fisico con la natura. Ma non è così: «la divisione del lavoro e le attribuzioni di potere nel patriarcato richiedono non solo una mater dolorosa, ma una madre spogliata di ogni sessualità: la Vergine Maria, virgo intacta, di assoluta castità...». Ma oggi cosa accade, cosa c'è di nuovo nel mondo fernrrìmile? Prima cosa, gli uomini sentono come una minaccia la nuova solidarietà che si sprigiona da questo mondo e si sentono soli, «separati», temono di trovare, tornando a casa, il focolare vuoto e freddo. Hanno paura di perdere il «privilegio» o i privilegi della società patriarcale, maschilista (per adoperare un termine strettamente femminista). Ma perché la dorma possa totalmente controllare la propria vita, ha bisogno di enorme coraggio: le lacerazioni che possono sopravvenire sono innumerevoli e pesanti, spiega ancora Adrienne Rich, inflitte sia dal mondo che le circonda, sia dal loro stesso Io, provenienti dal dentro, dalla loro psicologia. Sul rapporto madre-figli, che è un altro fra i nodi dello studio, la Rich ricorda con molta puntigliosità figure del mondo della letteratura femminile, come Virgina Woolf ed Emily Dickinson. Sylvia Plath e Doris Lessing: da ognuna, da ogni brano, trae una lezione, un ammonimento, un giudizio. «Nato di donna» è insomma un libro di grande acume, di preziosa informazione, ma soprattutto di grande ricchezza umana. Maria Adele Teodori

Luoghi citati: Grecia, Milano, Roma