Prendere Adone in piccole dosi

Prendere Adone in piccole dosi Marino best-seller del '600 Prendere Adone in piccole dosi Giambattista Marino ADONE a cura di Marzio Pieri Laterza, Bari vol.l 672 pagine, 16.000 lire voi. Il 896 pagine, 30.000 lire CON l'uscita del secondo volume, che segue il primo a due anni di distanza, anche l'edizione dell'adone negli «Scrittori d'Italia» di Laterza, curata da Marzio Pieri, si è felicemente conclusa. Nel frattempo è apparsa l'edizione mondadoriana dello stesso Adone, a cura di padre Giovanni Pozzi* con un amplissimo commento: così che finalmente abbiamo tutti gli strumenti più opportuni per avvicinare il più smisurato poema della nostra letteratura. E' certamente singolare che, con tutta la curiosità e la fortuna che la letteratura barocca ha conosciuto durante il Novecento, soltanto ora l'Adone mariniano entri nelle grandi collane di classici nella sua interezza (e, prima, si era avuta la sola edizione curata dal Balsamo Crivelli, cioè da un letterato alquanto irregolare e bizzarro, che ben andava d'accordo con la straordinarietà e l'abnormità quantitativa e anche tematica dell'Adone). Il fatto è che, forse, sta ritornando in vita proprio adesso il gusto per le grandi costruzioni letterarie, tanto più gradite quanto meno ordinate, regolari, composte, normali: e il poema del Marino è proprio un bell'esempio di enorme dilatazione dei particolari e degli elementi accessori, inseriti su una linea narrativa estremamente esile, quale è la vicenda degli amori di Venere e Adone, fino alla tragica morte di questo e agli splendidi e grandiosi funerali. Ma è anche vero che ciascun momento del poema o racconto o digressione segue rigorose regole compositive e precisi esempi letterari, e la stranezza e l'eccezionalità dell'opera sono più nella quantità smisurata che nell'effettiva trasgressività rispetto alla tradizione e alle norme consuete della costruzione poematica o alle ideologie contemporanee o ai vari poteri, politici, religiosi, ecc. L'Adone, certamente, è una sorta di antipoema, e la sua eventuale fortuna odierna può dipendere anche da questo suo aspetto: non è abbracciatale da nessun punto di vista sintetico, da nessuna prospettiva complessiva, ma, al contrario, impone al lettore la sua dispersività, lo costringe a percorrere il labirinto degli episodi, delle situazioni, delle narrazioni, delle descrizioni, lo porta ad accettare il procedere per accostamenti e accumulazioni apparentemente incoerenti, enciclopedici, in un'infinita pluralità di punti di vista che arrivano fino a sfiorare la vertigine e l'ossessività. In più, il poema del Marino presenta uno dei caratteri più sottilmente e suasivamente illusivi che mai ìo sperimentalismo letterario abbia proposto: di voler essere, cioè, cosa del tutto nuova, priva di modelli, libera da regole, al di fuori di tutti gli schemi collaudati, recenti e remoti, rifa di essere, in realtà, un'esperienza conclusiva, che tende a ricapitolare, rielaborare e amplificare, esaurendoli, i più diversi modi e forme di fare letteratura, e le più varie tecniche e anche i motivi e i temi di tutta una lunghissima tradizione che risale alla classicità per giungere fino ai contemporanei. L'Adone, insomma, è originalissimo come struttura aperta di rappresentazione e di narrazione, come moltiplicazione indefinita e ripetitiva di descrizioni e di situazioni, anche per la parte abbastanza ingente riservata alla scienza moderna, ma è pure composto tutto con materiali ampiamente collaudati e tutti esattamente riconducibili a precedenti precìsi, anche se non sempre di notorietà proprio comune (ed è questo un carattere di tutti gli esperimenti letterari che vogliono rispondere alla cosiddetta «ideologia del nuovo»). Proprio per la pluralità cangiante dei punti di vista e per la labirintica disposizione dei particolari, ciascuno significativo in sé e non subordinato a una linea unitaria di rappresentazione, l'Adone è opera da leggersi episodicamente, cominciando da un punto qualsiasi e privilegiando il singolo momento su ogni pretesa di coglierne l'insieme. E' questo l'aspetto più tipicamente barocco del poema: molto. più del «colore» che sarebbe dato dal gioco delle maiuscole o dalla punteggiatura. Già: anche l'edizione del Pieri è molto conservativa secondo criteri che proprio non mi convincono. Certe alternanze e oscillazioni nell'uso delle maiuscole per i sostantivi mi sembrano difficilmente giustificabili al di là di pure convenzioni grafiche (tipografiche); e, in ogni caso, si tratta di non indifferenti ostacoli posti fra il poema del Marino e il lettore moderno (quegli ostacoli che il lettore barocco non aveva, perché le convenzioni grafiche e di punteggiatura erano comuni). La conservazione, poi, della punteggiatura dà luogo a veri e propri enigmi o, comunque, a non poche ambiguità tutt'altro che poetiche. Che sia un altro modo, molto sottile, per riservare a pochi specialisti l'abnormità e la diversità del poema del Marino? Giorgio Bàrberi Squarotti

Persone citate: Giambattista Marino Adone, Giorgio Bàrberi Squarotti, Giovanni Pozzi, Marzio Pieri, Pieri

Luoghi citati: Adone, Italia, Laterza