religione, filosofia

religione, filosofia religione, filosofia Semèn Ljudvigovic Frank IL PENSIERO RELIGIOSO RUSSO. Da Tolstoj a Losskij Vita e pensiero, Milano, 280 pagine, 5000 lire (sergin quimio) Questa antologia del pensiero religioso russo da Tolstoj a Losskij — e cioè, all'incirca, del nostro secolo — presenta brani di tredici autori, l'ultimo dei quali è lo stesso curatore della raccolta S. Frank, che fu tra l'altro docente di storia del pensiero russo all'università di Berlino negli Anni Trenta e del quale è stata tradotta in Italia la voluminosa opera L'inattingibile. Verso una filosofia della religione (Jaca Book). La competenza dell'antologista è fuori discussione, e probabilmente in un numero così ridotto di pagine non si poteva offrire molto di più. Ma per il lettore privo di adeguate notizie circa la tradizione e la cultura russe antecedenti il periodo antologizzato risulterà verosi.milmente difficile orientarsi: malgrado le chiare (ma poche) pagine introduttive. Semèn Frank, poi, appartiene dichiaratamente alla «tendenza opposta e contraria» a quella, intensamente caratterizzata dai temi apocalittici ed escatologici, prevalente nel fenomeno culturale che esamina, e quindi, y.i?Azr,:t^a",|gfeg£r r'rzi di obbiettività, * certi autori, soprattutto V. Solov'èv e Sestov, risultano minimizzati in certi loro aspetti. Ma vi sono nell'antologia pagine di straordinaria forza — soprattutto di Fèdorov, di Merezkovskij, di Ròzanov (di cui Adelphi ha pubblicato nel 1976 le Foglie cadute) — che raccomandiamo vivamente al lettore desideroso di avvicinarsi a un pensiero religioso profondamente originale e ancora in grandissima parte da scoprire. Clarence I. Lewis IL PENSIERO E L'ORDINE DEL MONDO Rosenberg & Sellier, Torino 251 pagine, 8500 lire (filippo barbano) In epoche passate di influenza più immediata della ricerca logica sulla ricerca sociologica un lavoro come questo di Lewis, uno dei padri della logica «non classica» moderna, sarebbe stato raccomandato anche alla lettura di ricercatori e scienziati sociali. Della rilevanza di questo iavoro discute Sergio Cremaschi in una lunga introduzione che intende mettere in luce la posizione di Lewis sul problema della intersoggettività. Assertore di un pragmatismo concettuale, Lewis difende la possibilità di descrivere il dato «soggettivo» pur mantenendo l'aggancio empirico della conoscenza, senza peraltro usare un enfasi sulle risorse del linguaggio che faccia dimenticare che esso è sempre improprio, è un «come se...». Quindi, scrive Cremaschi, a rigore, per fondare la validità della «conoscenza og¬ gettiva» non è necessario difendere la possibilità di descrivere il dato. Basta la possibilità di ottenere l'assenso sulla collocazione nei nodi della rete di relazioni delle esperienze di ciascun soggetto, esperienze che possono rimanere completamente ineffabili. L'ordine del mondo è anche l'ordine della realtà sociale. «La realtà e il contenuto dell'esperienza, osserva Lewis, non sono direttamente sinonimi... le nostre categorie sono suddwise in modo tale che noi giochiamo sempre con il dato una specie di gioco a "animale vegetale o minerale?"». E' la realtà, non l'esperienza che deve essere ordinata. La mancanza di un certo tipo di ordine è il criterio che esclude il dato dalla realtà. Quindi, finché è in questione una categoria, il nostro metodo per comprendere l'esperienza è quello di separare come «realtà» quella parte che è ordinata nel modo richiesto: il resto viene compreso dandogli la definizione di «irreale». Mario Lancisi (a cura di) ...E ALLORA DON MILANI FONDO' UNA SCUOLA Coines, Roma 175 pagine, 2500 lire (aldo bodrato) Il dossier «don Milani» si arricchisce ogni giorno di nuove testimonianze. A dieci anni dalla morte questo toscano dal carattere difficile, dalle convinzioni profonde, dalla commovente fedeltà alla sua vocazione di prete e di maestro, continua a far discutere. I suoi scritti hanno profondamente segnato la vita della Chiesa e della scuola degli ultimi anni. Intorno alla loro genesi si scandiscono le tappe della biografia che Lancisi traccia ad introduzione di un piccolo gruppo di lettere, parzialmente inedite, indirizzate da don Milani a G.P. Meucci e M. Gozzini. Jn esse il prete di Barbiana parla della sua scuola popolare, delle difficoltà incontrate con la Curia fiorentina, delle sue sofferenze spirituali ed umane, della lenta gestazione dei suoi scritti. L'arco di tempo abbracciato va dal 1949 al 1956. Sono gli anni della nascita della scuola serale di S. Donato, della preparazione di Esperienze pastorali, de] conflitto col cardinal Florit e dell'emarginazione a Barbiana. L'interesse per la scuola sembra prevalere su ogni altro: ma è interesse che si configura evangelicamente come attenzione agli ultimi, come scoperta del dovere cristiano di mettere operai e contadini in grado di confrontarsi con «l'attuale classe dirigente». In questo don Milani, scrivono G. Falossi e E. Balducci nella «Testimonianza-prefazione» e nella «Testimonianza-conclusione », nonin— tende fare della sua scuola un modello culturale, ma una testimonianza di «liberazione, evangelica».

Luoghi citati: Berlino, G.p. Meucci, Italia, Losskij, Milano, Roma, Torino