La civile musa pellerossa

La civile musa pellerossa La civile musa pellerossa CANTI E NARRAZIONI DEGLI INDIANI D'AMERICA Guanda, Milano XLVI-230 pagine, 6000 lire T y ULTIMA volta erano I j apparsi a Wounded Knee, in blue-jeans, imbracciavano il Winchester e tenevano vicino bottigliette di Coca Cola. Più vicini ad un racconto di Barthelme che allo stereotipo cinematografico americano, appena scalfito da film come Soldato blu o Piccolo grande uomo; eppure ancora legati a una mitografia bianca, incapace di coglierne e sistemare i confini entro una «rassicurante» ed esaustiva geografia, così come è stato in anni recenti coi beat, i portoricani, gli omosessuali, i negri, hippies e italo-americani. Derubato delia propria immagine esteriore, l'indiano ha saputo trattenere inesplorato il mondo interiore, fatto di rapporti fra terra e cielo, animali e meteorologie, sacralità e materia. Tutto un complesso universo di difficile decifrazione per chi si muove all'interno di una cultura con caratteri psichici e somatici diversi. I Canti e narrazioni degli Indiani d'America, uscito da Guanda e curato da Franco Meli, costituiscono un notevole e/serio approccio a questa cultura trascurata e troppo saccheggiata nei suoi aspetti più esteriori. Dagli Apaches agli Irochesi, dai Navajo ai Sioux, canti rituali, invocazioni, ninne-nanne, profezie, lamenti, invettive e racconti si dipanano in una dimensione che non conosce la linea retta, la fuga, ma più elementarmente ia circolarità di un presente continuo, senza spessore storico: gli avvenimenti accadono ogni volta che sono narrati. «Se qualcuno ti racconta una storia, tu puoi immaginarla», dice un narratore indiano. Perché tutto quello che è accaduto rimane imbrigliato in un tempo che non ha sacche e depositi, magazzini e inceneritori, un tempo che non consuma ma che vive nel presente, insieme al danzatore, al cantore, allo sciamano, al narratore che libera le parole. E le narrazioni, prevalentemente orali e dunque in versi, liberano cervi e corvi, sorgenti ed erbe, uccelli e gocce di pioggia, colline e trappole. Come graffiti queste voci evocano un sistema di rapporti che sa tenere e intrecciare, in un delicato equilibrio, le praterie della realtà e quelle del sogno. Toro Seduto, capo dei Sioux, sognò una volta che avrebbe incontrato il Presidente degli StaU Uniti, signor Cleveland: il luogo indicato per l'incontro era il Circo di Buffalo Bill. Se sogno e realtà si incontrano sempre, anche Toro Seduto avrebbe incontrato il Presidente Cleveland, nel Circo di Buffalo Bill. E così fu, come racconta anche Robert Altman nel suo film Buffalo Bill e gli Indiani. ... Nico Orango

Persone citate: America Guanda, Barthelme, Buffalo Bill, Franco Meli, Guanda, Nico Orango, Robert Altman, Winchester

Luoghi citati: America, Milano, Toro, Wounded Knee