Il vagabondo Campana a Parigi di Giovanni Raboni

Il vagabondo Campana a Parigi La Francia è da qualche tempo più attenta alla cultura italiana Il vagabondo Campana a Parigi Da un po' di tempo (diciamo un paio d'anni) si nota, nella cultura e nell'editoria francesi, tradizionalmente e proverbialmente distratte nei confronti della cultura italiana, un interesse un po' più intenso e, soprattutto, meno casuale e frammentario per la narrativa e la poesia di casa nostra. Più ancora delle traduzioni, per altro benemerite e benvenute, di opere di singoli autori viventi — da Montale a Sciascia alla Morante — presenti in questi mesi nelle librerie francesi e salutate talvolta (è il caso della Morante con La Storia) da un successo addirittura clamoroso, mi sembra che sintomi particolarmente positivi e incoraggianti di questo nuovo corso siano le iniziative di tipo panoramico o antologico. Ricordiamo il numero triplo che «Les Lettres nouvelles» ha dedicato nel dicembre '76 agli Ecrivains italiens d'aujourd'hui (ne abbiamo parlato a suo tempo, sottolineandone limiti e meriti); e più recente, il numero 14 (settembre '77) di «Le Temps parallèle», che ha in sommario un breve studio di Paolo Ruffilli seguito da traduzioni di dodici poeti italiani scelti fra i rappresentanti della terza e quarta generazione (da Caproni a Zanzotto, da Gatto alla Spaziani) e di due «maestri in ombra» come Saba e Sbarbaro. Non direi, francamente, che ne esce una immagine, come si suol dire, esaustiva; ma in mancanza di meglio accontentiamoci — e speriamo che i lettori francesi si accontentino — di queste indicazioni veloci e allusive. Decisamente più ponderoso e ponderato è il lavoro consacrato da un'altra rivista, «Le Pont de l'épée» (n. 56-57), a Pier Paolo Pasolini poète. E' un'iniziativa che fa doppiamente piacere se si~ pensa all'oscuramento subito in Francia, quando Pasolini era vivo, dalla sua figura letteraria a favore della sua figura di regista; ero a Parigi quando, due anni fa, giunse la notizia della sua morte, e ricordo il senso di fastidio, di offesa provato in aggiunta al dolore nel leggere sui quotidiani della tragica morte del «cinéaste maudit»... In centoquarantadue fitte pagi¬ ne il curatore del numero, Francis Darbousset, ha raccolto un buon numero di studi e testimonianze su Pasolini, editi e inediti, di scrittori italiani e francesi (ci sono, fra gli altri, Asor Rosa, Sereni, Zanzotto, Claude Mauriac e, naturalmente, Moravia), nonché alcuni esempi testuali tratti dalie verse raccolte poetiche di Pasolini e commentati con specifici appunti di lettura, dalla nota famosa di Contini su La meglio gioventù alle pagine di" Ferretti "su Poesia in forma di rosa. Insomma, un buon repertorio, un materiale ricco e nutriente che. una volta tanto, non ha nulla da invidiare a quel che nel frattempo si è fatto (o non si è fatto) da noi. Un'altra iniziativa interessante e di lodevole qualità — anzi, in assoluto la più notevole di questi ultimi tempi nel campo dell'italianistica francese — è la prima versione, integrale, e con testo a fronte, dei Canti orfici di Campana, traduzione e postfazione di Michel Sager, introduzione di Maria Luisa Spaziaru, pubblicata da Seghers nella sua collana «Autour du monde». Presentato in quarta di copertina come «le poète maudit de l'Italie moderne», e assai più sottilmente dalla Spaziani come uno dei pochissimi «irregolari» e visionari nell'ambito di una tradizione poetica dove i «ranaés». i dotti, i miti sognatori fiatino sempre avuto di gran lunga il sopravvento, Campana è reso in francese da Sager con .-fraterna semplicità di accenti e di toni, con un'aderenza sensibile e intelligentemente «non mimetica» che punta con decisione sulla sostanziale modernità di Campana al di sotto delle incrostazioni carducciane, dei residui di lessico e sintassi tardottocenteschi che la velano, a tratti, nell'originale. Non è facile calcolare l'effetto, l'incidenza che la comparsa di questo grande incunabolo della poesia italiana contemporanea è destinata ad avere, alla lunga, sulla conoscenza e, diciamo così, sulla «quotazione» della nostra letteratura presso i lettori d'oltralpe. In un certo' senso, in Francia Campana «gioca in casa»; una cultura impregnata di Baudelaire, di Nerval, di Rimbaud potrà anche non restare scioccata dalla sua poesia ma, d'altra parte, non potrà non registrarne l'autenticità e la forza. Per noi Campana è soprattutto, come osserva la Spaziani, il vitale «correttivo» di quella tradizioneessenzialmente mallarmeana che costituisce lo scheletro del Novecento poetico italiano, almeno di quello ufficiale; per il francesi, agli occhi dei quali Mallarmé non ha mai prevalso su Rimbaud, né la poesia pura di Valéry ha mai messo in ombra Finesiiunbile «impurità» di Baudelaire, può darsi che Campana sia sentito soprattutto in un rapporto dialettico con il poeta delle Illuminations, cioè — suggerisce ancora la Spaziani — nel suo itinerario (rovesciato e simmetrico rispetto a quello rimbaudiano) da poeta «visuel» a pucia «volani». Giovanni Raboni

Luoghi citati: Campana, Francia, Montale, Parigi