Svolta alla Rusconi di Raffaele Crovi

Svolta alla Rusconi Contro la vecchia immagine di destra Svolta alla Rusconi Raffaele Crovi nuovo direttore generale editoriale - Vuole instaurare un dialogo «spregiudicato» tra cultura cattolica e cultura laica M IL ANO — Nuovo vertice, alla Rusconi libri; e, presumibilmente, nuova linea: almeno rispetto alla immagine che la casa milanese aveva dato di sé fino a pochi anni addietro. Accanto al direttore generale Ugo Braga, in carica dal 1975, entra, come direttore generale editoriale, Raffaele Crovi, fino a oggi responsabile dei programmi culturali alla Rai di Milano. Alfredo Cattabiani, presente alla Rusconi fin dall'inizio dell'attività libraria, assume il titolo di direttore letterario, in posizione di superconsulente. La notizia sembra destinata a modificare non poco l'assetto della casa editrice; e a inserire una voce diversa nel campo della maggiore editoria italiana. Nata otto anni fa, come semplice divisione libraria di un editore di settimanali, la Rusconi si era caratterizzata., alle origini, per alcune scelte che le avevano procurato una connotazione precìsa: «moderata», per alcuni, «conservatrice» per altri (se non proprio ufficialmente di destra, come qualche autore inserito in catalogo poteva anche lasciar supporre). Era una etichetta corrente, e non sempre gradevole. Dal 1975, la casa ha cominciato a cercare una nuova immagine: con l'arrivo di Braga, già direttore generale alla Bietti, è diventata una società autonoma, affrancata dal gruppo dei periodici; ha arricchito e, soprattutto, variato il catalogo; è venuta aumentando la produzione («In tre anni siamo passati da 35 a 85 novità, il fatturato è salito a due miliardi e mezzo», dice Braga). E, verso l'esterno, non è ancora riuscita a dissipare del tutto antichi, tenaci pregiudizi. In realtà, secondo il direttore generale, i veri nomi di destra alla Rusconi sarebbero stati assai pochi. «Io rispondo degli ultimi tre anni. Su duecento e più libri che io ho visto crescere, non ne conosco neanche uno che offra appiglio a certe accuse». E anche prima, ricorda, alcuni episodi avvenuti sono andati «al di là del buon volere»: come il caso di Armando Plebe, «che fece il contratto con la divisione libri della Rusconi quando era socialista e passò poi all'insi». Infortunio editoriale, fra i più spiacevoli. Cadute in un certo momento della vita sociale italiana, accostato ad altre scelte dello stesso editore, aveva autorizzato un giudizio unidirezionale sulla Rusconi nel mondo della nostra cultura; forse semplicistico, e, per molti autori della casa, improprio; ma ben radicato. L'arrivo di Raffaele Crovi sembra destinato a fugare questi sospetti. Il nuovo direttore editoriale è un uomo che si è sempre mosso in area progressista e, in ogni caso, diversa rispetto alla linea che alla casa editrice era stata attribuita. «Cristiano democratico», come egli stesso si definisce, è stato fra glianima tori della generazione di intellettuali cattolici che, all'inizio degli Anni 80, tentava un dialogo nuovo non solo con il mondo culturale laico, ma con l'area politica socialista. Su un piano culturale, le sue ascendenze sono anche più caratterizzate. E' stato accanto a Vittorini come redattore del «Menabò», consulente di Einaudi per la collana dei «Gettoni», poi vicedirettore letterario della Mondadori sotto Vittorio Sereni e vicedirettori editoriale sotto Alberto Mori-, dadori; prima di passare alla Rai dove lavora da undici anni. (Ha curato, fra l'altro, la rubrica «Tuttilibri»). «La scelta di Crovi è per noi una scelta tecnica, non politica — avverte Braga —. Avevamo bisogno di un personaggio con le sue competenze specifiche, che unisse l'esperienza dell'editoria e della televisione. Certo, una persona di cultura ha anche le sue idee politiche, e ci stanno bene quelle di Crovi». ¥ ¥ E' la stessa opinione di Rusconi? L'editore preferisce non parlare, in questo momento. Ma Crovi può riferire la risposta ottenuta a una sua domanda: Lei, editore classificato moderato, sceglie un direttore classificato cattolico di sinistra. Questo non determinerà interrogativi? gli ha chiesto. «Li determini mire UV un fattn r- — —v """"^ sitivo. Significa riconoscere che l'editore deve proporsi una ricerca culturale pluralista, senza settarismi. Significa aprirsi a tutte le voci possibili. Non voglio un catalogo di parte». Il catalogo che nascerà dalla nuova direzione lo potremo vedere assai presto. Crescerà ancora di volume, per il 1978 sono previste 105 novità. «Io ho accettato — avverte Crovi — perché ho visto la possibilità di svolgere una attività editoriale importante, con una piccola struttura, che consente operazioni più agili, e in condizioni di libertà garantite dalla autosufficienza economica della casa». La Rusconi libri, conferma Braga, ha raggiunto praticamente il pareggio, E l'aumento della produzione è avvenuto senza dilatare l'organico: la casa editrice ha in tutto venti dipendenti. Con questa struttura, Crovi ritiene che la Rusconi possa inserirsi bene nel gruppo, oggi assai ristretto, degli editori di «varia», «Il nostro spazio è nel confronto con editori come Mondadori e Rizzoli», dice. La volontà è quella di potenziare le nuove collane di storie, di. musica, di viaggi, che assicurano al libro una più lunga durata; di dare impulso alla prossima collana di classici filosofici, affidata a Vittorio Mathieu (si partirà con la Metafisica di Aristotele); di occupare un'area progressivamente più ampia con i libri di umorismo e peri ragazzi. Ma, soprattutto, di arricchire la presenza degli autori, per dare contenuto reale a una volontà di «pluralismo» che non rimanga dichiarazione programmatica. «Io voglio portare la cultura cattolica a entrare in un dialogo assolutamente spregiudicato e aperto con la cultura laica — dice Crovi —. Così come la cultura laica non può prescindere di avere come interlocutore la cultura cattolica». Cercherà di farlo nel campo della saggistica, ma anche in letteratura. Il nuovo direttore editoriale della casa non è soltanto autore in proprio, romanziere, poeta, ma ha un passato abbastanza preciso di talent scout, come collaboratore ai varie altre editrici E intende mantenere fede a questa sua vocazione, ora che gli si dà lo strumento più proprio per farlo. g. c.

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