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scietào scietào Alberto Izzo STORIA DEL PENSIERO SOCIOLOGICO Voi. Ili: I contemporanei Il Mulino. Bologna 500 pagine, 10.000 lire (f.b.) Con questo volume Izzo conclude la sua storia antologica del pensiero sociologico i cui precedenti volumi erano dedicati rispettivamente alle origini il primo, ai classici l'altro. Nella sua premessa il curatore mette l'accento sull'esigenza di una sociologica critica cioè «i7i continua tensione dialettica con le strutture in atto» e che si risolva in una ricerca storicamente orientata. Le singole partidei volume sono a loro volta introdotte dal curatore che illustra scuole, autori, concetti, motivando a questo modo le scelte compiute. Apre la serie la scuola del funzionalismo, della quale gli Stati Uniti se non sono, per cosi dire, i genitori naturali, sono però quelli adottivi, più attaccati all'analisi funzionale. L'America vanta tuttavia una scuola sociologica critica i cui gran nomi sono per esempio quelli di Lynd. Riesman. Wright Mills, ovvero della immaginazione sociologica. Marcuse. Adorno e Horkheimer hanno lo spazio che si deve alla nota Scuola di Francoforte, formatasi negli Anni Trenta della sociologia. Izzo dà rilievo agli autori della scuola fenomenologica, in particolare, oltre ai noti Berger e Luckmann. al meno noto e al più trascurato nel nostro Paese. Alfred Schutz. Il dibattito sulla crisi della sociologia conclude il volume. L'intento raggiunge lar¬ gamente il risultato di dare un quadro della storia del pensiero sociologico attraverso i suoi rappresentanti. Si tratta di uno strumento assai utile per la didattica universitaria cosi come per gli studiosi. Ora c'è da augurarsi che il più facile accostamento alla materia conduca, a partire da questo primo risultato, a una discussione a proposito dei criteri, delle periodizzazioni. delle categorie storiografiche che il pensiero sociologico usa per descrivere e interpretare il proprio sviluppo. Roger Bastide SCHIAVA. La donna di colore in America Latina Mazzetta, Milano 2500 lire (giliola re) Si sa veramente poco di come viva la donna'di colore nei Paesi dell'America Latina, e questo libro viene a colmare una lacuna e a sfatare una serie di luoghi comuni letterari, di origine ottocentesca, che hanno dato risalto, in modo mistificatorio e ad uso esclusivo dell'uomo bianco, alla pretesa sensualità della donna mulatta o nera. Sono saggi sociologici, ricchi di dati che necessariamente non sono sempre esaurienti perché in alcuni Paesi dell'America Latina non sono mai stati effettuati studi e ricerche accurati sull'argomento. Il libro è frutto della collaborazione di diversi autori, tra i quali alcune donne dei Paesi in questione, che descrivono le situazioni di vita delle mulatte e delle nere sotto l'aspetto politico, eco¬ nomico e sociale, con riferimento al Brasile, ad Haiti, alla Repubblica Dominicana. alle Antille Francesi, al Venezuela e alla Colombia. Il dato più lampante e costante che emerge immediatamente daqueste pagine è la triplice oppressione — sessuale, razziale e di classe — che ha subito la donna di colore latino-americana nel passato e che subisce ancor oggi, anche se si cominciano a intravedere in situazioni particolari segni di emancipazione. Particolarmente interessante è lo studio del ruolo della donna nera nella famiglia odierna, rapportato alla situazione nel periodo dell'introduzione degli schiavi africani dopo la conquista spagnola. Ruolo predominante, fondamentale (si parla di famiglia matrifocale) e con tutto ciò ben lontano dall'essere un ruolo di potere effettivo. Edda Saccomani LE INTERPRETAZIONI SOCIOLOGICHE DEL FASCISMO Loescher, Torino 345 pagine, 3900 lire (p.b.) In questa antologia ragionata si inventariano, sul piano sociologico, gli elementi necessari per la definizione di una «teoria generale» del fascismo. Il tema è di grande interesse come dimostra l'appassionato dibattito in corso sulla natura del fascismo.- I quattro capitoli del libro esaminano il fascismo nelle teorie della società di massa : secondo l'impostazione marxistica: con un'analisi socio-psicologica del fenomeno ed, infine, come via allamodernizzazione. Le conclusioni cui giunge l'autore è che alla base del fascismo c'è sempre la coalizione tra i ceti piccoli-borghesi con la grande borghesia^ prima e dopo la presa del potere. Una dittatura della borghesia, cioè, che nasce dalla risoluzione autoritaria delle contraddizioni della società capitalistica. II fascismo non è, quindi, un movimento rivoluzionario: esso nasce proprio per evitare il cambiamento dei rapporti di produzione a favore delle grandi masse popolari. Fin dall'introduzione, tuttavia, l'autore premette come sia ancora irrisolto il nodo teorico sul fascismo dal momento che «I regimi fascisti hanno rappresentato il primo caso macroscopico di reazione attuata sulla base di tecniche politiche profondamente innovatrici, le cui i7nplicazioni non sono state ancora chiarite fino in fondo nei loro effetti di retro-azione sul sistema».