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poesia poesia Salvatore Martino LA FONDAZIONE DI NINIVE Carte Segrete, Roma 122 pagine, 5000 lire (maurizio cucchi) Siciliano, trentasettenne. Martino aveva già pubblicato nel 1968, un volume di versi intitolato Attraverso l'Assiria. Questa sua nuova raccolta, come lo stesso autore precisa in una nota, comprende testi addirittura precedenti quella data ed abbraccia, quindi, circa un decennio. Ciononostante. La fondazione di Ninive appare testo indubbiamente assai unitario, sia per l'omogeneità dello stile, sia per la coerenza con la quale l'autore dimostra di voler procedere nella realizzazione di un proprio progetto. Il volume è introdotto da Ruggero Jacobbi, che avverte giustamente come Martino trovi spesso nella dimensione mitica un proprio ideale momento di equilibrio, ma come anche in lui di venga essenziale l'uso dell'ironia «per tenere a freno un lirismo^ altrimenti troppo espansivo». La fondazione di Ninive procede entro uno schema formale abbastanza preciso e riconoscibile, che si avvale di un verso lungo o addirittura lunghissimo e che a tratti si dilata in vera e propria prosa. In ogni poesia si nota la tendenza ad accumulare elementi anche disparati e a fonderli, in modo non sempre nitidissimo: dal dato quotidiano (sempre) stravolto) all'intrecciarsi dei ricordi e delle più diverse immagini al fascino e alla memoria del mito. L'insieme crea una indubbia tensione: la violenza del tono, spesso eccessiva, risulta a tratti attenuata producendo effetti indubbiamente felici. Predomina, peraltro, una certa farraginosità, un affanno non sempre controllato o greve. Antonino Cremona PROVVIDENZE Lacaiata, Manduria 79 pagine, 3000 lire (m. c.) In questo libro, il siciliano Antonino Cremona pubblica poesie scritte tra il 1950 e gli ultimissimi anni. Di lui, peraltro, il volume stesso non offre sufficienti notizie: è autore di una precedente raccolta, dal titolo II gelsomino, ed altri suoi testi sono apparsi su antologie e riviste, tra le quali Quasi e Carte segrete. Nonostante l'ampio arco di tempo cui * legata l'esperienza di Provvidenze, va precisato che Cremona non vi dimostra, né in bene né in male, dislivelli di sorta, diseguaglianze stilistiche, sintomi di rinnovamento. L'autore, infatti, appare saldamente legato a modelli poetici del dopoguerra, che hanno in un tipo assai praticato di meridionalismo (e, per certi aspetti, persino di neo-realismo) i propri punti di riferimento tutfaltro che peregrini o inconsistenti. Il volume esibisce, quindi, due linee essenziali di sviluppo: quella di una partecipazione civile, anche diretta o ingenua (come nelle poesie Avola, che è, dopo tutto, una delle migliori, Provvidenze per la valle del Belice o Manie lune del Che, i cui titoli sono di per sé eloquenti) e quella di una lirica erotico-sentimentale, di non particolare originalità, ma dalla quale Cremona sa trarre i suoi momenti migliori e più autentici. L'esito complessivo è quello di un discorso indubbiamente dignitoso, ma piuttosto datata

Persone citate: Antonino Cremona, Ruggero Jacobbi, Salvatore Martino, Siciliano

Luoghi citati: Manduria, Roma