Nietzsche il casto di Anacleto Verrecchia
Nietzsche il casto Nietzsche il casto LEGGENDO ladescrizione dei funerali di Nietzsche, che era diventato un mito già prima della morte, si direbbe che a.Rocken, nel pomeriggio del 28 agosto 1900. venisse sepolto non un uomo, bensì un dio. Sotto la sapiente regia di Elisabeth Forster, che aveva preso in appalto la celebrità del fratello, tutto assunse il carattere di un'apoteosi. Uno dei sacerdoti officianti, per l'esattezza l'Oberburgermeister Dr. Oehler. disse fra l'altro: «Similea un'aquila, eglisìlibrònellepure altezze del sole». Ora Liliana Cavani ha pensato bene di farlo scendere giù e di fargli fare un bagno ristoratore nel fango. La regista, che per altro è una persona assai colta e intelligente, mette le mani avanti e dice che si tratta di una libera interpretazione. Ma Nietzsche non è un personaggio mitologico, bensì uno scrittore tedesco vissuto dal 1844 al 1900 e di cui conosciamo vita e miracoli. Basta leggere le sue opere e il suo epistolario, dove non fa altro che parlare di se stesso, per sapere chi fosse, che cosa pensasse e che cosa facesse. Il miglior commento dello studioso di Nietzsche a questo film potrebbe essere : ogni riferimento alla verità è puramente casuale. Conviene fare, tuttavia, qualche puntualizzazione di carattere biografico, affinché non si creda per davvero che Nietzsche fosse un arnese da bordello. Va sfatata la leggenda della sifilide, sulla quale molto hanno ricamato i biografi-romanzieri. Essa si basa principalmente su due punti : una notizia riferitaci da Paul Deussen. in tono piuttosto divertito, e una infausta registrazione nella cartella clinica. Sentiamo Deussen: «Un giorno, nel febbraio del 1865, Nietzsche si era recato da solo a Colonia, là si era fatto accompagnare da una guida a vedere le cose ragguardevoli della città e alla fine le aveva chiesto di condurlo in un ristorante. Ma costui lo portò in una casa malfamata. "Mi vidi" cosi mi raccontò Nietzche il giorno dopo, "improvvisamente circondato da una mezza dozzina di apparizioni in veli e lustrini, che mi fissavano speranzose. Rimasi per un po' senza parola. Poi mi diressi istintivamente verso un pianoforte, l'unico essere animato in quella compagnia, e ne trassi alcuni accordi. Questi mi liberarono dallo sbalordimento e me la svignai". In baseaquestoea tuttoquello che so di Nietzsche, credo che a lui siattaglino le parole che ci dettò Steinhart in una biografia latina di Platone: mulierem nunquam attigit». Che cosa ci autorizza, in questo piccolo episodio, a credere che Nietzsche non sìa scappato via terrorizzato dal bordello e vi abbia invece contratto la sifilide? Ma Nietzsche, sostengono altri, potrebbe essersi infettato dopo, durante gli anni di studio a Lipsia. Non si capisce, francamente, questa mania di voler a ogni costo far diventare sifilitico Nietzsche, come se non bastassero tutti gli altri malanni che aveva addosso. Tutti gli amici intimi, compreso Rohde. negarono nella maniera più assoluta che Nietzsche potesse mai aver contratto la sifilide con una donna, meno che mai in un lupanare. Il prof. Roscher. dichiarò: «Mi riesce del tutto incredibile che Nietzsche, il quale in fatto di donne viveva come un santo e come tale, a quel che mi risulta, veniva considerato da tutti gli amici di gioventù, possa essersi presa una simile infezione mediante una stravaganza». Peter Gast. poi «come amico e intimo conoscente di Nietzsche», si faceva delle matte risate su una simile «favola». Dalle fatture del manicomio di Jena risulta che Nietzsche fumava i sigari, ma la Cavani preferisce fargli fumare la droga. Un esempio: Nietzsche, nonostante la sua hybris. non aveva molta familiarità con il diavolo, tanto è vero che non fece mai una simile metamorfosi. Se mai si «reincarno» nel Crocefisso. Tuttavia la Cavani. strizzando l'occhio al Doktor Faustus di Mann, mette dinanzi al povero Nietzsche il diavolo. Ma perché nudo? Il diavolo, come c'insegna Goethe, è una persona compita e non oserebbe mai presentarsi in pubblico con la «ciaramella » fuori. Il ménage à trois? Mai esistito. Comunque, a parte tutte le sue inibizioni patologiche. Nietzsche aveva un altro buon motivo per non farsi vedere nudo da Lou. La cartella clinica registra: «Diffuso eczema cronico ai genitali». Né è poi vero che Lou. ossia Louise von Salomé. fosse ebrea. Quanto ai suoi brevi rapporti con Nietzsche (s'incontrarono per poco tempo, ma non da soli, nella primavera-estate 1882), su cui si continua a fare un rumore incredibile, citiamo le parole dello stesso Nietzsche: «...nel mio cuore non vi è stato nulla di erotico. Tutt'al più avreipotuto ingelosire il buon Dio». E questo non stentiamo a crederlo. Non si dettero mai neppure del tu. Ma chi si aspetterebbe da Nietzsche, dal terrorista della inorale, che rimproverasse alla giovane di essere «così priva di senso morale»? Lou aveva accettato l'invito a trascorrere un po' di vacanza a Tautenburg con Nietzsche e la sorella (il suo ganimede le aveva affittato una stanzetta nella casa del parroco...) un po' perché Nietzsche era molto insistente, un po' per curiosità intellettuale e un po' perché quell'uomo pieno di malanni le faceva compassione. Anacleto Verrecchia
Luoghi citati: Colonia
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