Quel barbaro di Costantino di Carlo Carena

Quel barbaro di Costantino La storia di Bisanzio Quel barbaro di Costantino Zosimo, STORIA NUOVA a cura di Fabrizio Conca Rusconi, Milano 365 pagine, 12.000 lire c 'E' da qualche anno un evidente trasporto verso periodi storici del passato piuttosto inquietanti, primo fra tutti quello della decadenza dell'Impero romano. E', a volte, questione di gusto per il fasto barocco di quell'età: altre volte è il sadismo delle stragi: altre ancora. l'ameni tà delle canagliate e il pizzicore dei balletti rosa di Roma e di Bisanzio, le misteriose ascese e le rapide scomparse, i caporali diventati marescialli, le eminenze «riaie e le femmine ambiziose e vendicative, la barbarie dei comportamenti e dei costumi a fronte di una srande civiltà isterilita, che lottava coi suoi dèi di pietra contro un nuovo dio di spirito, e con le sue memorie vuote contro una forza viva. O è. infine, una più seria e dolente analisi della crisi economica. delle lotte di stirpi e di caste, dell'emergere di popoli dalle steppe e dai deserti, degli intrighi e dei soprusi del Palazzo, il primo, e già eccellente. d'Europa. Si potrebbe continuare all'infinito, per spiegare recenti apologie di Eliogabalo o i caparbi pescaggi nel vivaio, soprattutto, degli storici tardoimperiali sia latini che greci. Un po' tutte le cose elencate sopra le ritroviamo pari pari, per esempio, nella Storia nuova di Zosimo, uno dei capitila della storiografia bizantina, edito ora in italiano da Rusconi. Di lui si sa ben poco. Fu un funzionario imperiale d'un certo rilievo e compose la sua opera, in sei libri, nei primi decenni del VI secolo. La intitolò, non si sa bene perché, nuova, partendo dalla guerra troiana, che i poeti ponevano alle origini dello Stato romano; ma poi si giunge in un baleno ai secoli bassi e agli imperatori del Trecento. Zosimo, che è sempre un trascrittore e un compilatore piuttosto che un ricercatore, avvicinandosi ai propri tempi si prende un po' più di agio e comincia a diventare, anche, un po' più divorabile. E' qui checominciamo a leggerlo in filigrana, che si fanno più precisi e tangibili i contorni della tragedia, che si scrutano le analogie, Zosimo non è il padre Erodoto e nemmeno il più vicino Ammiano. Le sue idee si riducono a ben poco e, soprattutto, sono stanchissime. A suodire, lecause del crollo rapidissimo e inarrestabile dell'Impero furono gli insulti inflitti alle sue divinità e la contestazione della religione pagana:«Cessando i sacrifìci rituali ed essendo trascurata ogni altra cerimonia tradizionale, l'impero romano si indebolì a poco a poco e venne abitato da barbari, o addirittura fu completamente privato di abitanti e si ridusse in uno stato tale che non è possibile riconoscere neppure i luoghi dove si trovavano le città». Costantino, il riformatore opportunista, era un imbelle sperperatore, che «spese il denaro pubblico nellafabbricazione di moltissimi edifìci inutili che crollarono dopo essere stati costruiti». Anche Teodosio era un sensualoide avido, astuto e crudele; forse solo Giuliano, l'ultimo dei grandi pagani, si salva in questa galleria non di giganti ma di stravaganti e d'inetti, di vecchi letterati sbalzati al potere dalle armi di un capotribù analfabeta o di fanciulli e fanciulle dominate dalle madri. Ce n'è per essere o diventare, su tale materia, uno scrittore immortale. Il segno della mediocrità di questi storici, o del loro tempo, è la superficialità cronistica della loro scrittura. Rattrista il paziente lettore di Zosimo che gli spunti afferrati e risolti siano così pochi, e la speranza della fantasia, questa eterna anche se subdola alleata della storia, baleni sulla pagina solo rare volte: come per l'elezione di Giuliano nel libro III. fatta dagli ufficiali a tavola, ancora con le coppe in mano, e maturata poi in un'atmosfera di paura: oppure per la caccia di Teodosio ai barbari annidati nelle paludi, in una notte misteriosa e orrida del libro IV. Fuori discussione invece V importanza documentaria della Storia nuova: per la conoscenza di un secolo come quello che va da Costantino ad Alarico l'opera di Zosimo è spesso indispensabile. E' dunque bene che se ne disponga in una collana anche fin troppo aperta, in un italiano robusto e con un commento ricco, qua e là addirittura prodigo, con ausili bibliografici, schemi ed indici, e sia pure con un modesto, ovvio corredo iconografico. Carlo Carena

Persone citate: Ammiano, Fabrizio Conca, Rusconi

Luoghi citati: Europa, Milano, Roma