La farsa del fronte greco e la tragedia della Julia di Giorgio Martinat

La farsa del fronte greco e la tragedia della Julia La farsa del fronte greco e la tragedia della Julia Giulio Bedeschi FRONTE GRECO-ALBANESE: C'ERO ANCH'IO Mursia, Milano 684 pagine, lire 8.500 CASTELVECCHIO di Verona, gennaio 1944. Davanti al tribunale speciale, Tullio Cianetti, ex sottosegretario al ministero delle Corporazioni, si difende dall'accusa di alto tradimento per aver votate contro Mussolini, sei mesi prima, al Gran consiglio del fascismo. Parla, a lungo, della campagna di Grecia. Era laggiù nella primavera del 1941, quando il regime aveva deciso che i gerarchi dovevano assaggiare un po' di fronte, sia per far tacere le mormorazioni di chi li accusava di imboscarsi, sia per galvanizzare le truppe. Ma soltanto lui e Renato Ricci avevano risposto allo scomodo appello. Con il grado di capitano, aveva partecipato alle ultime operazioni come comandante di batteria del gruppo Conegliano, 3 reggimento artiglieria da montagna, divisione Julia. Ora, per salvare la testa(sarà l'unico dei sei gerarchi allineati sul banco degli imputati a scampare, con una condanna a trent'anni, alla fucilazione nella schiena) racconta le sue esperienze: dice che, partito per galvanizzare, è stato sconvolto dalla leggerezza con cui la campagna era stata preparata ed è tornato con una grave crisi di coscienza. Il suo racconto di quei giorni è a pagina 109 di «Fronte greco-albanese: c'ero anch'io» ed è una delle più vive e drammatiche delle molte testimonianze che Giulio Bedeschi, sulla scia del successo editoriale di «Nikolajewka, c 'ero anch 'io», ha raccolto su un'altra pagina di guerra. La formula è la stessa; una richiesta circolare, diramata tramite le associazioni combattentistiche, perché «chi c'era» racconti. Una formula con limiti evidenti; il «reducismo» prevale sullo spirito critico, la frammentazione episodica impedisce qualsiasi tentativo di ricostruzione organica. Anche quello che dovrebbe esserne il pregio, l'immediatezza e la spontaneità delle testimonianze, è discutibile, perché a quasi quarant'anni di distanza il ricordo tende ad ammantarsi di elementi mitologici. Al di là di questi limiti, il libro resta tuttavia come contributo a un grande affresco, delineato fin qui a linee molto sommarie, che si riempie ora di personaggi minuti e di particolari. Ed è soprattutto una miniera per chi cercasse conferma della tesi di Tullio Cianetti e volesse raccogliere testimonianze sull'incredibile imprevidenza con cui ci si era accinti a «spezzare le reni alla Grecia»: un'imprevidenza che basta, sola, a condannare un regime. Ecco un piccolo campionario degli spunti che è possibile cogliere, nel panorama di una guerra di poveri contro poveri: ma da una parte c'erano anche iattanza e incoscienza. Le granate dei nostri obici da 149/13 non esplodono sulle trincee greche perché i pezzi, preda bellica del 1915-T8. hanno le rigature troppo logore (pag. 644). Un ufficiale, alla fine della campagna, fa revisionare i «91» di intere compagnie dall'armaiolo reggimentale; per l'80 per cento risultano di 4* categoria, cioè da buttare, mentre i greci sono armati con il più moderno ed efficiente Breda 1927, costruito in Italia. Nelle cassette originali di bombe a mano Breda. quelle dei primi due strati esplodono, le altre fanno cilecca (pag. 251). Agli alpini della Julia che invocano disperatamente munizioni per resistere, arrivano casse di cartucce a salve per esercitazione (pag. 534). Dagli scarponi, sfasciati «schizzavano fuori acqua e fango: con i lacci legammo le suole che andavano staccandosi dalla tomaia» (pag. 233). n comando esorta: «Resistete, i greci stanno per crollare, sono ridotti a pane e olive». Pane e olive sono un pasto completo, i nostri soldati non mangiano da quattro giorni (pag. 412) e si cibano di semi selvatici, lumache abbrustolite e radici di erbe (pag. 208). Per regolare il tiro dei pezzi, il gruppo di artiglieria Val Tagliamento dispone solo di carte geografiche turistiche. Arrivano munizioni Breda a reparti armati di mitragliatrici Fiat e casse di scatolette di carne completamente vuote a reparti affamati. «Non ci sono coperte, né teli da tenda, né viveri, né medicinali: dov'erano le nostre sussistenze, i nostri servizi logistici?». La risposta, nel libro, non c'è. bisogna cercarla altrove: dei 1750 autocarri ritenuti necessari all'inizio della campagna, ne erano arrivati in Albania soltanto 107. Giorgio Martinat

Persone citate: Breda, Giulio Bedeschi, Julia Giulio Bedeschi, Mursia, Mussolini, Renato Ricci, Tullio Cianetti

Luoghi citati: Albania, Grecia, Italia, Milano, Verona